Tempi e NuovaBQ si lanciano nel paragonare i matrimoni gay alla jihad


Secondo il settimanale Tempi, in Italia esisterebbe un «fascismo del politicamente corretto» rappresentato da una fantomatica «agenda gay» che vuole imporre la «prepotenza ideologica e Stato di polizia» attraverso «la paura per silenziare i dibattiti basta accusare gli altri di omofobia. È l'imposizione del "politically correct". Il fascismo serve a controllare le persone».
Insomma, si sostiene che la rivendicazione dei diritti non sarebbe altro sarebbe che un'inaccettabile violenza contro chi li vuole negare. Il tutto attraverso un discorso così poco consistente che basterebbe veramente poco per ribaltarla e per domandare se a controllare le persone non siano proprio quei gruppi che sabato 20 giugno hanno portato in piazza migliaia di persone pronte a protestare contro fantomatiche teorie gender che neppure esistono.

Eppure il settimanale di Luigi Amicone non si fa problemi a lanciarsi in un parallelismo tra gay e nazisti nell'affermare che:

Marxismo e fascismo si sono presi per mano trascolorando le loro bandiere nei vessilli arcobaleno di una utopia non meno mortifera delle "idee assassine" del secolo scorso. Utopia in cui l'indifferenza sessuale viene presentata come il più puro archetipo dell’amore e perciò come "diritto dell'amore ad avere figli". Sventrare nella testa dei bambini e della società non il dato "tradizionale" e lo "stereotipo", ma il fatto evidente e reale che "famiglia" è un uomo e una donna e che solo da un uomo e una donna scaturisce l'avvenimento della natalità, è il supremo tentativo del potere di strappare l’umano al mistero e il mistero dalla vita umana. È seminare vento per raccogliere tempesta. Menzogna che genera violenza.

Parallelismi ancor più azzardati erano stati proposti solo qualche giorno prima, quando un altro articolo paragonava i gay al Califfato:

Se ci pensiamo, la militanza sotto il Califfato in Oriente e la militanza sotto l'agenda lgbt in Occidente sono due apparenti opposizioni che incarnano un unico gigantesco sforzo (jihad) di "riforma" dell'uomo. E nello stesso identico "spirito di servizio". Quale spirito di servizio? Lo spirito anticristiano. Se ci pensiamo, infatti, l'essere che oggi proclama la propria radicale avversione all'uomo in nome di Dio e la propria radicale avversione a Dio in nome dell'uomo, è un essere che, in particolare, proclama la propria radicale avversione al cristianesimo. E questa sarebbe la "riforma" fondamentale dell'uomo, l'aveva vagheggiata Gramsci e realizzata Nietzsche, è il nostro gusto che decide contro il cristianesimo.

Un paragone tra matrimoni gay e la jihad è stata proposta anche da La Nuova Bussola Quotidiana, pronta a cavalcare gli attentati in Tunesia per affermare:

La coincidenza non era stata evidentemente voluta, ma c'era qualcosa di tragicamente simbolico nell'intrecciarsi ieri delle notizie sul sangue sparso da terroristi islamici in Tunisia, nel Kuwait e in Francia con quelle sulla sentenza con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti impone lo pseudo-matrimonio omosessuale in tutto il Paese. Nello sventolare in Internet delle bandiere nere dell’ISIS sui siti jihadisti da una parte e dall'altra, sul sito ufficiale della Casa Bianca, lo sventolare della bandiera arcobaleno prima e più in alto di quella a stelle e strisce; per non dire dello stesso logo del sito, con la Casa Bianca divenuta essa pure per l’occasione color arcobaleno. E aggiungiamoci anche nel nostro piccolo il varco verso la propaganda del "gender" che si è aperto nelle scuole statali italiane con la legge di riforma passata ieri in Senato con voto di fiducia.

Sempre da La Nuova Bussola Quotidiana giunge anche una rivendicazione volta a sostenere che i cattolici non debbano avere paura di essere visti come integralisti dato che:

La società ha comunque bisogno di principi non negoziabili, ossia ha bisogno di assolutezza. Sono stati combattuti i “nostri” principi non negoziabili e noi non li abbiamo sufficientemente difesi perché abbiamo pensato che la società non avesse più bisogno di assolutezza per non sembrare integralisti, ma ai nostri sono stati sostituiti i "loro", che godono ugualmente di non negoziabilità.

Il riferimento è alla sentenza della Corte Suprema statunitense che ha riconosciuto l'incostituzionalità di un divieto alle nozze fra persone dello stesso sesso. Secondo il giornale, il problema sarebbe ravvisabile in un insufficiente integralismo raligioso:

Nei confronti del processo di secolarizzazione i cattolici sono stati troppo ottimisti. Hanno coltivato nei suoi confronti idee che oggi si rivelano non solo superate ma sbagliate: la possibilità di una "fede secolare democratica" comune, la possibile convergenza di tutti verso il riconoscimento di una comune natura umana, l'esistenza di una laicità democratica aperta e rispettosa. Questo ed altro essi si sono sognati, non tenendo conto, come avvertiva Cornelio Fabro, che "secolarizzazione e secolarismo" sono la stessa cosa e non c'è secolarizzazione che non aspiri a diventare secolarismo.

Per farla breve, l'idea che viene suggerita è che dinnanzi ad una richiesta che giunge dalla Chiesa, uno stato non dovrebbe far altro che eseguire gli ordini senza curarsi dei diritti individuali dei propri cittadini.

Dinnanzi a parole che sembrano svuotate del loro significato e a frasi terroristiche che non conducono altrove se non alla propaganda d'odio, viene automatico chiedersi perché mai ci sia così tanta violenza in quelle parole. Una possibile risposta potrebbe giungere da un articolo pubblicato da Il Timone, nel quale si afferma che il Family Day sia l'effetto dell'opera di Costanza Miriano, Mario Adinolfi, Simone Pillon, Gianfranco Amato, Marco Scicchitano, Massimo Gandolfini e Kiko Argüello: «personaggi che, in larga parte, il "popolo della famiglia" ha imparato a conoscere da vicino negli ultimi due anni, nel corso di tanti incontri in scuole, parrocchie e associazioni in giro per l'Italia, per illustrare i pericoli rappresentati dalla teoria del gender e dalle nuove legislazioni liberticide».
Esatto, seppur nel suo tentativo di riconoscere loro un presunto merito, il giornale afferma placidamente come quelle persone abbiano girato l'Italia nel tentativo di spaventare le comunità cristiane parlando di «pericoli». Si loda anche « il grande tam tam favorito dai social network e dai gruppi di discussione» che ha diffuso quelle teorie (anche attraverso gli articoli apparsi proprio su Tempi e su La Nuova Bussola Quotidiana).
Ed è così che si torna alll'ipotesi iniziale, nell'osservare come si possa cercare di utilizzare la paura per governare (magari finendo pure con l'accusare i propri avversari di fare altrettanto giusto per sviare i sospetti).
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