Gli omofobi dicono di avere la prova dell'esistenza di una «ideologia gender». Ma è falsa


Si sono registrate vere e proprie scene di isterica eutrofia, con migliaia di condivisioni e persone che dicono di essere scoppiate in lacrime nell'aver visto una presunta conferma alle tesi propagandate da Gianfranco Amato. Il tema è un video omofobo che sostiene di avere la prova definitiva dell'esistenza di una fantomatica «ideologia gender». L'autore del filmato afferma:

Un bambino viene brutalmente costretto dalle maestre a mettere il rossetto in un asilo brasiliano, nonostante i pianti e le urla, viene violata la sua identità! Analizzando l'audio abbiamo distinto le parole «igreja» e, al termine della frase «ele já sabe que...» e la costruzione della frase più probabile è: «Nella Chiesa sono cose da femmina, lui lo sa bene...» quindi è fortissimo il chiaro intento ideologico e anticristiano.

Il montaggio prosegue poi con «la testimonianza dell'avvocato Gianfranco Amato» attraverso l'estratto di una conferenza del 2014 in cui il presidente dei Giuristi per la vita sostiene che: «ci sono scuole come la vecchia scuola Mattei di Roma dove i bambini vengono truccati da donna, anche col rossetto, col rossetto da donna, grazie all'intervento esterno dell'associazione Scosse». È un tormentone che l'uomo è solito ripetere ad ogni occasione (è incluso nella stessa forma anche nel suo libro) ma il guaio è che è difficile andare oltre il racconto. L'incontro è stato documentato in un video, ma la diffusione di quelle immagini rischierebbe solo di mostrare la liceità di quelle lezioni, facendo cadere le fantasie perverse che qualcuno si sarà sicuramente fatto nel sentire i racconti di Amato. Allo stesso modo anche l'incontro dell'associazione Scosse non ci mostra certo un gruppo di integralisti (e anche questo non giova alla propaganda).
Giusto per chiudere la parentesi, il resto del video mostra l'immancabile discorso del papa sulle ideologie e alcune immagine volte a sostenere «lo spettro di una nuova dittatura». Qui le fotografie di Scalfarotto e di Beppe Grillo vengono accostate a quella di Hitler, vengono mostrate immagini della gioventù hitleriana e si conclude il tutto mostrando lo slogan «Mai più» associato ad immagini di persone chiuse nei capi di concentramento (quegli stessi campi di concentramento in cui migliaia di gay sono stati uccisi perché persone come l'autore del video non tolleravano le differenze, motivo per cui si è dinnanzi ad un vero insulto alla loro memoria).

Vien da sé che la chiave di volta dell'intero progetto sia il video che mostrerebbe le violenze perpetrate ad un bambino in quello che viene definito un progetto legato al gender. Con un po' di impegno si può risalire al video originale, ossia uno dei due filmati che alcuni genitori hanno consegnato alla polizia per denunciare presunte violenze perpetrate dagli insegnanti di una scuola cattolica privata di Brasilia. Nell'altro si vede un'insegnante che minaccia una bambina e le dice che la farà camminare nuda nei corridoi della scuola se si fosse fatta nuovamente la pipì addosso.

Ad associare quelle immagini ad una fantomatica «ideologia de gênero» ci ha pensato un gruppo ultracattolico brasiliano, il quale afferma:

Nel video possiamo vedere una professoressa che consente uno studente, al massimo di cinque anni, a passarsi qualcosa in bocca. Il fatto che la donna si passi lo stesso oggetto sulle labbra (cercando di convincerlo attraverso il suo esempio) ci porta a credere che sia rossetto.
Ho amplificato l'audio del video originale nel tentativo di capire la risposta della professoressa alla domanda di chi stava filmando, ma posso dire chiaramente che ho sentito per due volte la parola «chiesa» e, alla fine, «lui sa già che».

È facile presumere che la fonte del video sia quella, anche se nella versione italiana si è ostentata maggior sicurezza su cosa fosse quell'oggetto e sul senso di una frase che neppure i brasiliani sono riusciti a comprendere. Eppure persino i sostenitori di quel gruppo non hanno gradito la pubblicazione: «Quella vicenda riguarda la violenza e non l'orientamento sessuale né l'ideologia di genere -dice uno- almeno fino ad ora, non abbiamo prove per sostenere il contrario. Per questo penso che sia anti produttivo diffondere un video mettendo cercando di attribuirgli tematiche diverse o il popolo pro-gay potrà dire che abbiamo mentito e strumentalizzato le cose». Un altro sottolinea come sia poco prudente costruire storie su vicende al vaglio della polizia... ed infatti sono state le indagini a rivelare che quello non fosse un rossetto ma burro cacao. Allo stesso modo è stato appurato come il bambino non volesse metterselo perché riteneva che fosse una cosa da femmine.

Ovviamente ciò non giustifica i mezzi, ma tutto ciò ci riporta semplicemente ad un caso di maltrattamento in un istituto cattolico privato attualmente al vaglio della autorità (la denuncia risale solamente al 1° luglio scorso e le indagini sono ancora in corso).
Il voler accostare quelle immagini ai discorsi di Amato appare quindi controproducente, perché ci mostra chiaramente come a livello mondiale nessuno sia ancora riuscito a trovare una sola prova di una fantomatica ideologia che l'integralismo cattolico sostiene stia prendendo piede in tutte le scuole.
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