Le rivendicazioni degli omofobi si basano sulle stesse tesi con cui fanfani tentò di abolire il divorzio nel 1974


«Per la libertà del popolo italiano, per la ripresa del progresso, per il bene della famiglia e per il bene dei bambini, il 12 maggio votate sì». Sono queste le parole pronunciate il 28 aprile 1974 dall'allora segratario della Democrazia Cristiana, Amintore Fanfani, per invitare i cittadini a votare l'abrogazione della legge sul divorzio. Due giorni prima, dal palco di Milano, si lanciò anche nel sostenere che il divorzio fosse il grimaldello che avrebbe portato all'approvazione delle nozze gay e sostenne che «magari vostra moglie vi lascerà per scappare con qualche ragazzina».
Se quarant'anni dopo non vi è neppure uno straccio di legge sulle unioni civili, interessante è notare come si volesse imporre un matrimonio forzato anche a chi avrebbe voluto scappare dal marito. Interessante è anche notare come il fronte della Democrazia Cristiana e della Destra Nazionale fecero di tutto per negare l'evidente intento confessionale delle loro richieste e cercarono di motivarla laicamente sostenendo che il matrimonio fosse regolato dal diritto naturale e non dalle norme dei sacramenti.
L'esito del referendum fu una dura sconfitta per Amintore Fanfani dato che il 59,3% dei votanti si schierarono a sostegno del divorzio. A manifestarsi come anti-divorzisti fu il nord-est e il sud Italia (con l'eccezione della Sicilia).

Oggigiorno apparirebbe quasi impensabile sostenere una posizione anti-divorzista simile, anche perché la gran parte dei politici cattolici che sostengono di voler «difendere» la famiglia hanno alle spalle più famiglie. Si pensi anche solo agli organizzatori del Family Day del 2007: Berlusconi ha due divorzi alle spalle e ha avuto procedimenti penali legati alla prostituzione minorile, Fini ha un divorzio alle due spalle e due figlie avute fuori dal rapporto matrimoniale; Casini conta un divorzio. Passando alla nuova leva incontriamo Mario Adinolfi, un divorziato che sostiene la necessità di vietare il divorzio dato che lui ha già cambiato moglie e gli altri non devono poter fare lo stesso (peraltro vantando una posizione in cui si vuole impedire il matrimonio alle persone che si amano e si vuole impedire il divorzio a quelle che si odiano).
Eppure tutti loro sono contrari al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Si dice che l'Italia riprenderà se sarà vietato e si sostiene si vogliano «difendere» i bambini. I movimenti omofobi sono tutti cattolici ma dicono di essere laici perché ad alimentare il loro odio non ci sarebbe solo la religione ma un presunto «diritto naturale» che sostengono vieti qualunque unione che non sia fra persone eterosessuali.
Anche loro, come Fanfani, dicono che le norme non debbano essere considerate per ciò che dicono ma nell'ottica del mostrarle come un «grimaldello» per azioni future (nel caso delle unioni civili, i cattolici sostengono siano un grimaldello per matrimoni egualitari ed adozioni).
Difficile non notare parallelismi fra i due avvenimenti. Alla base c'è sempre il timore di veder mettere in discussione i dogmi della Chiesa e il suo potere temporale, così coma la soluzione è l'inneggiare ad una fantomatica legge naturale che dia ragione alle proprie tesi.
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