Provita ironizza: «Contro Mika nessun odio, solo dabbenaggine»


Non passa giorno senza che l'associazione Provita si cimenti nello scrivere un qualche articolo di propaganda d'odio verso la comunità lgbt, spesso inventando di sana pianta ideologie inesistenti o decontestualizzando frasi. Come loro prassi, ancora una volta sono tornati ad incolpare altri di ciò che fanno loro (così come facevano anche i nazisti) e si sono lasciati nel sostenere che:

Non passa giorno ormai senza che i giornali segnalino casi di odio contro gli omosessuali. E per carità: alle volte sono fatti veri. Ma più spesso si tratta di bufale montate ad arte. Ovviamente, quando di mezzo ci sta un vip, lo scalpore è maggiore.

Il riferimento è a Mika e agli insulti omofobi apparsi sui manifesti del suo concerto di Firenze. Ovviamente chi si nutre di omofobia non poteva che ridimensionare l'accaduto, al punto da scrivere:

È successo però che uno dei manifesti che pubblicizzano l’evento è stato imbrattato con una scritta volgare nei confronti di Mika. Un passante ha fotografato il corpo del reato e ha condiviso il tutto sui social network. Le immagini sono diventate virali ed è partito immediatamente l’hashtag #rompiamoilsilenzio che è entrato nei trending topics su Twitter. Non ci poteva essere occasione più ghiotta per la lobby LGBT e chi la sostiene per lanciare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, una martellante propaganda a favore dell’ideologia omosessualista e contro il pericolo dell’omofobia. E ovviamente è giunto il sostegno di tanti altri personaggi del mondo dello spettacolo, sempre pronti a sfruttare qualsiasi causa alla moda pur di far parlare di sé.

Anche riguardo alla reazione di Mika, il sito integralista racconta una sua fantasiosa versione dei fatti:

Mika inizialmente non si è pronunciato al riguardo. Poi però, domenica scorsa, forse anche lui travolto dall’implicito diktat della lobby LGBT, ha deciso di intervenire sul suo profilo Twitter, dove peraltro ha postato l’immagine del manifesto con la scritta offensiva. Il cantante ha scritto che avrebbe voluto lasciar correre, ma alla fine ha pensato opportuno sposare la campagna partita sul web per combattere la discriminazione e l’odio di alcuni: “Non ho paura di chi mi discrimina. Nessuno deve averne. L’amore fa quel che vuole”.

Senza la benché minima dignità, il sito omofobo afferma che «i nostri lettori sanno bene che non abbiamo nulla “contro” chi ha tendenze omosessuali» ma «noi critichiamo anzitutto le lobby gay che vogliono imporre la dittatura del pensiero unico e coloro che utilizzano il proprio orientamento sessuale per sovvertire l’ordine naturale». In altre parole, contro chiunque non rinunci alla propria vita per compiacere i loro pregiudizi.

Poi, tornando a Mika, aggiungono:

Non ci pare il caso però di montare uno scandalo ogni volta che qualche sciocco insulti qualcun altro. Diciamocelo francamente: spesso non c’è odio, ma solo dabbenaggine, come c’è sempre stata e come accade per tante altre situazioni. Nel caso specifico, poi, a Mika non è successo proprio nulla e certo non si può dire che egli soffra di discriminazione, dato il successo che ha. Vi sono tante altre persone, meno ricche e potenti, che subiscono emarginazione e violenza per i più svariati motivi. Ma i mass media non se ne curano. Chissà perché… Non bisogna essere complottisti o pazzi per capire che dietro tutto ciò vi è una strategia ben definita. Con la scusa dell’amore, vogliono farci credere che due più due fa cinque.

In conclusione non poteva mancare un attacco diretto al cantante, reo di mon aver nascosto il suo orientamento sessuale:

è proprio necessario che un cantante, un attore o chiunque dichiari al mondo intero che è etero, omo, bisex, poligamo e così via? C’era una volta la privacy

Curiosamente quel riferimento alla privacy pare non valere quando loro vanno in giro a definirsi cristiani (affermazione peraltro opinabile), così come è interessante il loro sostenere che i diritti altrui siano «una minaccia» al loro stile di vita mentre gli insulti agli altri non siano da prendere in considerazione. Ancor più quando sanno benissimo di essere fra i principali responsabili del clima d'odio che sta attanagliando l'Italia.
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