Si è spenta la sedicenne aggredita da un ebreo ortodosso durante il gay pride di Gerusalemme


Non c'è l'ha fatta. Si è spenta dopo tre giorni di agonia la sedicenne pugnalata da un ebreo ortodosso durante il gay pride di Gerusalemme. L'unica "colpa" di Shira Banki era quella di essere scesa in strada per manifestare a sostegno dei diritti di alcune amiche lesbiche.
L'assassino è l'ebreo ortodosso Yishai Schlissel, recentemente uscito di prigione dopo aver scontato dieci anni per un episodio simile avvenuto sempre durante il gay pride. Ed è proprio questo senario a rendere inaccettabile una vita spezzata dal cieco odio, privo di motivazione, di chi ritiene che gay e lesbiche non debbano avere il diritto di vivere nel nome di un fanatismi religioso che non ha nulla a che vedere con la fede.

«La nostra magica Shira è stato uccisa perché era una sedicenne felice, piena di vita e di amore, che era venuta ad esprimere il suo sostegno per il diritto di vivere liberamente delle sue amiche -dice la famiglia- Senza una ragione, ma solamente a causa del male, della stupidità e della negligenza, la vita del nostro bel fiore è stata spezzata. Le cose brutte accadono alle persone buone, e alla nostra fantastica ragazza è successa una cosa tremenda. Speriamo in un futuro dove la tolleranza trionfi».

Il premier Benyamin Netanyahu ha promesso tolleranza zero nei confronti degli integralisti ebrei e assicura che «respingiamo con disgusto qualsiasi tentativo di imporre l'odio e la violenza nella nostra comunità, e l'assassino pagherà presto per le sue azioni». Riguardo alla giovane vittima, il premier ha commentato come «Shira è stato assassinata perché aveva coraggiosamente sostenuto il principio secondo il quale ognuno ha il diritto di vivere la propria vita con rispetto e sicurezza».
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