Bocciata la mozione FI e Ap, chiedevano di ignorare la sentenza della Cassazione e di imporre la sterilizzazione dei transessuali


Continua l'ostruzionismo dell'Area Popolare in Commissione Giustizia contro la discussione della proposta di legge sulle unioni civili. Nonostante i 1.300 emendamenti ancora in sospeso, in ogni seduta non si riesce a discutere più di pochi punti, con tanto di clamore mediatico ogni qualvolta si decida di non discriminare o torturare le classi di cittadini che non piacciono alla destre. Ed è così che da Avvenire e da Tempi è partito il solito attacco alla commissione, ritenuta "colpevole" di non aver deciso di ignorare le sentenze della Corte di Cassazione contro la sterilizzazione forzata delle persone transessuali.

Il quotidiano della Cei si dilunga nello spiegare come fra gli emendamenti bocciati ci fosse anche «quello proposto dai senatori di Ap Gabriele Albertini, Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi. La richiesta era di non tener conto della recente sentenza della Cassazione secondo cui "il cambiamento di sesso all'anagrafe può realizzarsi in base a una semplice percezione soggettiva"». I tre senatori (appoggiato dai vescovi) sostengono si tratti di una «novità introdotta da una sezione della Cassazione» nonostante il Tribunale di Messina abbia chiaramente spiegato come la norma vigente preveda l'operazione solo ove sia ritenuta necessaria. Qualora il percorso di transizione (che spesso richiede anni) porti ad un equilibrio psico fisico che non richieda la sottomissioni a pericolose operazioni di castrazione e sterilizzazione, è la legge ad affermare che lo stato non può imporre nulla. Ma ad Area Popolare tutto ciò pare non importare: il principio è che il loro pregiudizio debba avere la meglio sul bene delle persona che una transessuale debba essere "punita" dallo stato qualora decida di intraprendere un percorso a loro poco gradito.
Fortunatamente i voti di Pd, Movimento 5 Stelle e del verdiniano Ciro Falanga hanno permesso che la richiesta di una tortura di stato contrario all'ordinamento vigente non divenisse legge.

Attraverso una nota congiunta, Albertini, Giovanardi e Sacconi si sono scagliati contro Pd e M5S, sostenendo che «hanno difeso la sentenza della Cassazione e la conseguente possibilità di cambiare sesso più volte nell'arco di vita secondo la mera volontà della persona», un fatto che a detta loro rappresenterebbe una «conferma della natura ideologica del ddl Cirinnà». Sostengono infatti che l'assenza della castrazione delle persone transessuali «mette in discussione le basi antropologiche della società rendendole instabili con conseguenze imprevedibili».
Gli ha fatto immediatamente eco Eugenia Roccella, grande fan delle Sentinelle in piedi, che lamenta come «secondo la Cassazione si è autorizzati a iscriversi all'anagrafe come donna anche mantenendo gli organi sessuali maschili e quindi la possibilità di essere padre, e naturalmente si può essere ufficialmente uomo e mantenere la possibilità di essere madre». Dice anche che la bocciatura dell'emendamento «ha smentito quelli che continuano a sostenere che l’ideologia gender non esiste».
Risulta così evidente come la fantomatica «ideologia gender» sia ormai la parola con cui un'area politica cerca di imporre la propria volontà a scapito della vita e della dignità cittadini, risultando utile ad ogni rivendicazione dato che si tratta di un qualcosa che non esiste e non è definibile.
Ma la reazione più violenta è forse quella del senatorie pidiellino Malan, pronto a sostenere che «si tratta di un caso di fanatismo in cui in nome di una ideologia si nega l'evidenza della realtà: gli esseri umani sono maschio o femmina, cosa che avviene anche nella stragrande maggioranza delle specie animali. Si tratta di annullare una realtà umana, la differenza sessuale, attraverso una sentenza. Un po' come quando Galileo fu condannato per aver detto il vero, cioè che la Terra gira intorno al Sole e non viceversa».
Peccato che potrebbe dirsi lo stesso della sua politica, volta a negare la verità e i diritti basilari dei cittanini per meri fini discriminatori. E in fin dei conto si sta parlando di un uomo che si è detto certo che Berlusconi fosse realmente convinto che Rubi fosse realmente la nipote di Mubarak...

Per ritrovare un briciolo di buonsenso è necessario appellarsi all'opinione del senatore grillino Alberto Airola, pronto a ricordare ad Ap e di Forza Italia come le loro rivendicazioni fossero dei reali «deliri» perché «cambiare sesso non si fa con la leggerezza con cui voi cambiate partito».
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