Gianfranco Amato è stato insignito del Premio Internazionale all'Impegno Sociale 2015, intitolato alla memoria di due magistrati uccisi dalla mafia


Conosciamo tutti Gianfranco Amato, il presidente dei Giuristi per la vita che da mesi gira per l'Italia a diffondere odio contro la comunità gay attraverso falsificazioni e estrapolazioni inaccettabili volte a sostenere che i gay siano da discriminare perché l'omosessualità è da ritenersi un comportamento disordinato e non una naturale variante dell'orientamento sessuale (così come sancito dall'OMs).
Se è intollerabile che lo stato non sia intervenuto per fermare quella propaganda nazista, l'insulto maggiore giunge nell'apprendere che il 21 settembre 2015 sia stato premiato, per di più con un premio intitolato alla memoria di due magistrati uccisi dalla mafia.
Presso il Teatro Sciascia di Acibonaccorsi (CT), Gianfranco Amato è stato insignito del Premio Internazionale all'Impegno Sociale 2015, intitolato alla memoria dei giudici martiri Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa. Secondo quanto sostenuto dagli organizzatori, «si tratta di un particolare riconoscimento a coloro che si battono, con sacrificio e rischio personale, per un impegno sociale improntato ai valori della vita, della giustizia, della verità e della fede, in difesa della legalità, del rispetto delle regole, della divulgazione di un'informazione libera e corretta».

Insieme a Gianfranco Amato, il premio è stato conferito anche a Angiolo Pellegrini (generale dell'arma dei Carabinieri ed ex-comandante della sezione antimafia a Palermo dal 1981 al 1985), Corrado Lembo (procuratore capo del Tribunale di Salerno), Angelo Jannone (ex Colonnello del ROS e collaboratore di Giovanni Falcone nelle indagini sul patrimonio di Totò Reina), Salvatore Scalia (procuratore generale della Repubblica presso il Tribunale di Catania).
Sulla pergamena consegnata ad Amato (e firmata anche dal sindaco di Acibonaccorsi) si sostiene che il noto omofobo sia meritevole di quel premio «perché alla luce di un martirio in nome della giustizia, si operi sempre nel timore di Dio, nel rispetto dell'uomo, con amore, dignità, solidarietà, scrupolo e serietà per un reale impegno sociale che affermi Valori e Ideali limpidissimi, affinché davanti a Dio Padre possiamo un giorno dire "abbiamo amato la giustizia e difeso il giusto, l'indifeso e il povero, cercato la pace, amato tutti, reso migliore il mondo di come l’abbiamo trovato"».
Intanto migliaia di adolescenti lgbt non hanno prospettive per un futuro dignitosi, vengono picchiati quotidianamente e si ritrovano ad essere rifiutati dalla famiglia nel nome di quell'ideologia violenta che Amato sta portando in giro per l'Italia. Il solo fatto che quel personaggio sia stato accomunato a chi combatte con la mafia (e che quindi lotta per la giustizia e non certo per uccidere il prossimo) è un insulto. Così come quel premio è un insulto ai due magistrati a cui il premio è stato intitolato.
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