Se la famiglia si basasse solo sulla procreazione, avremo risorse sufficienti per sopravvivere?


L'unico scopo della famiglia è la procreazione. È questa la falsità su cui si basa la legittimazione della discriminazione rivendicata dall'integralismo cattolico. Massimo Gandolfini è padre di sette figli, Roberto Fiore ne ha undici e la Cei ha voluto esibire i sedici figli della famiglia Anania dal palco di Sanremo.
Un po' come nell'epoca fascista, pare si chieda di fare quanti più figli si possa. Mussolini ne aveva bisogno per poter mandare i giovani a morire in Russia, i cattolici li invocano nella convinzione che si potrà così essere numericamente superiore agli islamici o ai mussulmani in caso di una guerra fra religioni. Il punto di partenza è quindi una totale sfiducia verso la propria cultura, al punto da essere convinti che sia necessario essere in maggioranza per poterla imporre agli altri.

Laddove la natalità è maggiore, è possibile imbattersi in situazioni come Città del Messico, dove si è al collasso con 20 milioni di abitanti. Oppure c'è Nuova Deli, dove gli oltre 22 milioni di anime in crescita esponenziale è uno dei motivi dell'estrema povertà.
Anche il pianeta è al collasso: i rifiuti sono tali da aver ricoperto interi territori, gli albatros vengono ritrovati morti con lo stomaco pieno di plastica ed in Indonesia i mari sono diventati vere e proprie discariche a cielo aperto. Si sta provedendo allo sfruttamento coatto delle risorse naturalie sono in crescita gli animali selvatici che non riescono più a provvedere al proprio sostentamento.
Se tutti seguissero l'esempio di Gandolfini, in una sola generazione la popolazione italiana passerebbe dagli attuali 60 milioni a 300 milioni. In due generazioni si arriverebbe a un miliardi e mezzo (più di un settimo dell'attuale popolazione mondiale). Saremmo una maggioranza, ma probabilmente non ci sarebbe lo spazio per ospitare tutti, le risorse naturali non permetterebbero di nutrire il pianeta e la disoccupazione crescerebbe a dismisura. Come un virus, l'umanità divorerebbe il pianeta fino a distruggerlo (ironicamente al grido di "difendiamo i nostri figli").
Ed è in questo clima che c'è chi dice che i gay non devono avere diritti perché non procreano. Non si vuole possano prendersi cura di figli abbandonati da altri e qualche prelato chiede che vadano contro la loro natura pur di ingravidare una qualche malcapitata (la tesi è sempre quella: bisogna fare figli per imporre la supremazia dell'italica razza cristiana sugli infedeli).

Se la procreazione fosse il fine ultimo, allora dovremmo anche accettare il piano naturale dell'evoluzione. Dovremmo sperare in carestie e pestilenze che possano ridimensionare la popolazione, dovremmo scartare i cromosomi più deboli (magari negando le cure a chi ha malattie ereditarie che potrebbero essere tramandate) e ci troveremmo a valutare la necessità di spargere il seme nel tentativo di trovare un incrocio che possa fortificare il corredo genetico della prole.
Ma se tutto ciò è stato scongiurato dalla scienza medica e dalla civiltà, allora perché non bisogna guardare al piano b che la natura ha predisposto? Studi scientifici dimostrano chiaramente come l'incidenza dell'omosessualità sia maggiore in caso di scarsità di risorse naturali, motivo per cui non sarebbe così assurdo ipotizzare che l'omosessualità sia una risposta naturale alla sovrappopolazione. Eppure c'è chi si ostina a teorizzare discorsi ideologici volti a sostenere che la «famiglia naturale» sia solo quelle eterosessuale, negando come in natura l'omosessualità abbia un ruolo ben preciso che l'ha portata ad essere preservata dall'evoluzione. il tutto solo perché si ha paura dell'altro e si è disposti a distruggere il futuro pur di non mettere in discussione i propri pregiudizi.
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