Storia del nudo maschile nella fotografia


La fotografia nacque tra il 1830 e il 1840 con la funzione primaria di ritrarre dei ritratti di persone. Ma ben presto alcuni fotografi compresero che vi era un mercato emergente al di fuori del ritratto. Nacque così il commercio di fotografie che ritraevano oggetti, case, strade, paesaggi e anche nudi.
Secondo David Leddick, autore del libro The male nude (1999), la società impose inizialmente la commercializzazione esclusiva delle fotografia di nudi femminili, anche con fini erotici per quanto camuffati sotto una patina artistica. Spesso le fotografie erano realizzate senza troppa attenzione verso l'inquadratura, ritenendo che bastasse fotografare qualcosa per immortalarlo. Solo gli artisti tentarono di andare oltre e di ricercare la bellezza. Inoltre le autorità contrastarono con ogni messo la diffusione di quegli scatti.
Rara e ancor più perseguitata era produzione erotica di nudo maschile, che aveva un mercato quasi esclusivamente omosessuale in un mondo in cui l'omosessualità era un reato in molte nazioni occidentali.
Solo verso inizio secolo qualcuno infranse qual tabù e decise di immortalare anche dei corpi maschili. In molti casi i modelli venivano collocati accanto a degli specchi che ne moltiplicassero i punti di vista dell'immagine, appesi a trapezi o rovesciati su divani appoggiati in verticale al muro (anche se talvolta l'effetto era quasi comico). L'intento era quello di massimizzare l'utilità tecnica anche a scapito della bellezza della composizione.
Il mercato di immagini di nudo maschile fu un fenomeno che si sviluppò solo dopo la Seconda guerra mondiale, soprattutto negli USA. A questo tipo di fotografia si rivolgevano coloro che avevano una preferenza per il corpo maschile adulto e virile, mentre la foto d'arte tendeva allora a preferire il corpo adolescente o comunque dell'adulto dalle caratteristiche maschili non troppo marcate. Con la scusa della "statuarietà" furono prodotte e smerciate in migliaia di esemplari cartoline rappresentanti celebri lottatori o sollevatori di pesi dell'epoca.

L'Italia fu uno dei fulcri più proficui nella produzione di fotografie di nudo maschile. Tra i maggiori attristi è possibile ricordare Wilhelm von Gloeden (1856-1931), un pittore tedesco trasferitosi in Sicilia per problemi di salute, che dovette trasformare l'hobby della fotografia in professione a seguito di un tracollo finanziario, producendo per un trentennio immagini arcadiche di ragazzi siciliani camuffati da pastori neoclassici.
Anche Wilhelm von Plüschow (1852-1930) si stabilì a Taormina ma, contrariamente al collega, seppe maggiormente intendere la fotografia del nudo come un prodotto industriale legato alle richieste di un mercato. Ed ancora, Vincenzo Galdi (attivo circa 1895-1907), che fu a Napoli modello ed amante di Plüschow, lo seguì poi a Roma come assistente, e infine produsse e commercializzò in proprio nudi maschili e femminili. Un altro straniero che scelse l'Italia per fotografare il nudo maschile fu lo scrittore inglese Frederick Rolfe (1860-1913) che dedicò la sua opera alla fotografia di adolescenti italiani.

L'inizio del XX secolo registrò la nascita del cinema e si creò un nuovo campo d'applicazione per il nudo (non integrale) femminile e maschile attraverso le foto dei divi del grande schermo, che iniziarono ad essere proposti e venduti come "sex symbols". Queste foto erano commissionate dagli stessi "studios" che avevano sotto contratto gli attori, ed erano destinate soprattutto a un pubblico femminile di "fans", tramite riviste specializzate.
Accanto a questo settore, fino alla Seconda guerra mondiale crebbe costantemente la fotografia legata al "culto del corpo" tipico dei movimenti salutisti e nudisti diffusi in molti Paesi europei, anche a livello di massa. Questo fenomeno permise la nascita delle prime riviste dedicate alla cultura fisica e gli editori si resero ben presto conto del potenziale commerciale di un prodotto che poteva essere consumato anche da chi non frequentava palestre, motivo che li spinse a pubblicare immagini sempre più sensuali ed erotiche (ovviamente senza mai mostrare i genitali).
Gli stati e le chiese non videro comunque di buon occhio tale fenomeno e lo bollarono come "immorale", spesso provvedendo a vietarlo così come accaduto in Italia. In particolare l'avvento del fascismo fermò la produzione di nudo maschile fino agli anni settanta.
Durante tutto il periodo fra le due guerre il commercio di immagini contenenti nudo integrale rimase un fenomeno elitario, spesso clandestino e ristretto solo ad alcune nazioni.

Nel dopoguerra l'Europa permise solo produzione di nudo maschile legato all'arte e allo sport, mentre negli Stati Uniti (ai tempi più puritani del Vecchio Continente) si diede vita alla produzione commerciale di fotografie di nudo maschile commerciale. Non senza contrasti, arresti e sequestri, alcuni fotografi diedero vita alla cosiddetta fotografia "beefcake": si sfruttò l'ascesa del culturismo per spacciare come foto di "cultura fisica" alcune immagini di uomini coperti solo da un cache-sexe sempre più piccolo.
All'esterno degli Usa dilagò invece la produzione di fotografie artistiche dedicate al torso nudo maschile. Fu un'eccezione l'Italia, dove le autorità fecero di tutto per impedire la diffusione di quegli scatti.

Il nudo maschile fotografico integrale fu impiegato per la prima volta in pubblicità nel 1967, in Francia.Si trattava di un annuncio realizzato dall'agenzia Publicis per reclamizzare una ditta di abbigliamento intimo, la Selimaille. Nello scatto si poteva osservare il giovane modello greco Frank Protopapa ritratto di profilo, con la testa rivolta verso lo spettatore e con le mani conserte a coprire il pube (lo scatto venne realizzato dal fotografo francese Jean-François Bauret).

Nel 1968 la rivista beefcake americana Grecian Guild Pictorial vinse un ricorso alla Corte Suprema degli USA ed ottenne il riconoscimento del nudo maschile, anche integrale, come arte. Nacquero così decine di riviste "artritiche" e ben pesto alcuni editori, come la Champion e l'Athletic model Guild si convertono in vere e proprie riviste soft-porn (erano previste le erezioni ma non gli atti sessuali espliciti).
Pochi anni più tardi anche quel tabù venne infranto e si assisté alla nascita di fotografie pornografiche con contenuti ed obiettivi separati da quelle artistiche.

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