Giorgio Ponte: «Ho gli stessi diritti di tutti, perché potrei sposare una donna se volessi»


È difficile non provare compassione dinnanzi a personaggi come Giorgio Ponte, così alienati dal fanatismo religioso da essere pronti ad annullarsi completamente nel nome di un pregiudizio che gli è stato inculcato. Ospite della trasmissione televisiva "Open space", il professore di religione ha dichiarato: «Io non ho nessun diritto in meno rispetto a nessun altro uomo qui dentro. Posso sposarmi con una donna se volessi. Non mi posso sposare con un uomo come non lo può fare Formigoni e nessun altro».
Oltre a sostenere che l'amore non serva a nulla e che il matrimonio sia un atto puramente formale da contrae sulla base del sesso biologico in modo da formare famiglie priva di affetti e sentimenti, Pronte ha anche ripetuto a pappagallo tutti i più classici ritornelli della propaganda integralista: ha sostenuto che l'unica "famiglia naturale" che riconosce è quella fra uomo e donna (ed il termine "naturale" è quello che l'integralismo usa per cercare di sostenere che la Costituzione indichi il sesso dei coniugi, nonostante l'evidenza sia un'altra, ndr) così come si è lanciato nel sostenere di aver amato due donne. Se si considera che solo poche settimane fa aveva sostenuto di aver amato una sola donna, evidente è che l'uomo menta per rendere credibili le balle che racconta o che abbia attualmente una relazione eterosessuale.
Da manuale è anche la frase in cui Ponte dice di non essere omosessuale ma di essere una persona «con tendenze omosessuali». Una definizione assurda basata unicamente su quanto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, giusto a sottolineare come la sua realtà si basi solo sui dogmi e sul tentativo di riportarli al proprio vissuto anche a costo di negare la sua stessa essenza.
Indecente è stato poi l'intervento di Formigoni, il quale ha mostrato chiaramente di mentire ai cittadini. Ha dapprima sostenuto che sia una bugia il sostenere che in ospedale un gay non possa assistere il compagno (salvo poi doversi ricredere dinnanzi all'evidenza), così come ha sostenuto che in caso di morte un genitore possa lasciare i figli a chi desidera (salvo poi doversi smentire nel riconoscere che a decidere sarà comunque un giudice). Insomma, quell'intervista è stato l'emblema di un movimento che mente alla gente per cercare di legittimare la discriminazione attraverso la negazione dell'evidenza.
Un plauso va invece al grande Imanuel Casto, lapidario e preciso nel rivendicare quei diritti negati che sono essenziali per poter garantire famiglie basate sull'amore e non su dogmi decisi da altri (molto spesso, pure da persone che hanno dimostrato di non aver la più pallida idea di che cosa stia dicendo).
Buffa è anche la presenza di una parte del pubblico pronta ad applaudire qualunque affermazione ledesse la dignità delle minoranze... sarebbe statoi interessante vedere che reazione avrebbero avuto se in discussione ci fosse stato il futuro dei loro figli (non credo avrebbero gradito se qualcuno si fosse messo lì a suggerire di toglierli la patria podestà e di lasciare nell'incertezza il loro futuro).

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