La NuovaBQ loda il preside monzese: «Nelle scuole cattoliche non c'è spazio per l'omosessualità»


Negare. È questa la parola d'ordine che pare dominare nel comodo cattolico dopo l'incredibile caso di discriminazione avvenuta in un istituto cattolico di Monza.
Se le indagini sono ancora in corso, i cattolici sono tutti impegnati nell'esprimere giudizi morali e nel precisare che non vi sia alcun dubbio sul fatto che il ragazzo sia colpevole di crimini inauditi. In altre parole, non si esita un solo momento ad avviare una macchina del fango verso un 16enne, presumibilmente senza avere elementi che vadano al di là delle tesi contrastanti sostenuta dalla scuola e dalla famiglia del giovane.
Ed è così che il Cittadino di Monza scrive a caratteri cubitali che la famiglia dell'alunno si è affidato all'avvocato della Franzoni e di Saddam Hussein. Una precisazione curiosa, ma ben comprensibile se si nota come la casa editrice del giornale sia di proprietà della diocesi di Bergamo.

Tra i negazionisti non poteva mancare all'appello la solita Nuova Bussola Quotidiana, pronta a sostenere che «il ragazzo pare proprio che non fosse semplicemente a petto nudo, ma completamente nudo abbracciato a un suo amico». Afferma che «sono stati gli stessi ragazzi che, come prima cosa e in modo autonomo, hanno chiesto al social network di togliere dal sito quella immagine, immagine che era stata mostrata loro dal compagno, segno evidente che la foto non brillava per pudicizia. E Instagram lo ha fatto, altra prova che la foto era davvero indecente. In secondo luogo, dato che palesemente quella foto li aveva turbati non poco, hanno deciso di segnalare il fatto anche agli insegnanti».
Sarà, ma pare improbabile che dei ragazzi rimangano scioccati da una semplice fotografia e pare quasi impossibile che scelgano di rivolgersi ad un insegnante a meno non si trattasse di un'azione di bullismo.
L'articolo prosegue nell'affermare che il ragazzo è «originario dell'Est Europa», «non deve essere dei più quieti» e «rientra nella categoria dei ragazzi difficili». Si sbatte in piazza pure il fatto che sia stato preso «in carico dai servizi sociali brianzoli».
Insomma, lo di dipinge come un mostro giusto prima id sostenere che «con buona probabilità, quando il 16enne ha mostrato la propria foto ai compagni, questi non ci hanno visto più. La classica goccia che fa traboccare il vaso. Gli animi si sono accesi e per il bene del ragazzo è parso opportuno separarlo dalla classe, ma non mettendolo in corridoio bensì in una postazione esterna alla classe. Postazione poi non creata ad hoc per lui, ma già esistente per tutti quegli studenti che necessitano di essere seguiti singolarmente. Il ragazzo non è stato quindi abbandonato, ma seguito personalmente da un educatore, con un'attenzione maggiore rispetto a quella riservata agli altri suoi compagni».

Se queste dichiarazioni si commentano da sé (da quando l'isolamento è un modo per aiutare chi si accusa di avere problemi di socializzazione?), un altro passaggio è davvero inaccettabile:

C'è un’altra motivazione che ha spinto il preside a prendere questa decisione, sebbene impopolare e facilmente oggetto di strumentalizzazione. Corioni così prosegue: il ragazzo «influenza negativamente gli altri ragazzini e vanno protetti gli altri bambini. La nostra attenzione è alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica». Ecco, ha detto ciò che non doveva dire: ha tirato in ballo la Chiesa, lui preside di un istituto cattolico. Non si fa. Ha peccato perlomeno di ingenuità e deve essere punito. In realtà questo peccato mortale di impronta laicista è un merito agli occhi di Dio ed anche a quelli dei portatori sani di buon senso. La scuola retta dal dott. Corioni si ispira ai principi di fede e morale propri della dottrina cattolica. Tra questi non c’è spazio per omosessualità, volgarità ed esibizionismo. Ma c'è invece uno studente che non rispetta questi valori: libero lui e i suoi genitori di mandarlo in un altro istituto, ma se decidi di rimanere devi rispettare le regole del gioco. In altri tempi sarebbe stato punito.

Vien da sé che il sostenete che in una scuola cattolica non ci debba essere spazio per i ragazzi omosessuali sia un atto vergognoso, ancor più se si considera come la struttura risulti finanziata da Regione Lombardia e dai Fondi Sociali Europei. Imbarazzante è poi la chiusra, nella quel si afferma che «quando di mezzo c'è il bene delle persone allora non ci sono centimetri di pelle esposta che tengano e certe questioni –era a petto nudo oppure nudo completamente?– appaiono superflue nella loro speciosità e di lana caprina».

Clicca qui per leggere l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana.
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