La NuovaBQ: «L’omosessualità non può essere un dato naturale e buono»


Ormai siamo dinnanzi ad una follia sistematica sempre più aggressiva. In un articolo di Antonio Iannaccone pubblicato da La Nuova Bussola Quotidiana, il bigotto medio viene spinto all'odio attraverso le follie espresse in un articolo intitolato "Omosessualità, cioè la nuova dittatura del desiderio".
L'articolo prede di mira le affermazioni rilasciata dall'Apa nel 2009, nelle quali si chiarì come «le attrazioni, i comportamenti e gli orientamenti sessuali verso persone dello stesso sesso sono di per sé normali e positive varianti della sessualità umana – in altre parole, non indicano disturbi mentali o evolutivi».
Per meglio comprendere la natura idologica dell'articolo, importante è sottolineare il valore scientifico del termine "positivo" che denota come l'orientamento omosessuale, così come quello eterosessuale, si basino sul desiderio di raggiungere una condizione interiore ed esistenziale più soddisfacente, ricca e completa (e quindi si tratta di un impulso positivo).

Eppure nelle pagine del sito integralista, l'articolo afferma che:

E quale sarebbe questa tesi? Semplice: consiste nell’affermare che l’omosessualità è un dato naturale e buono. Se, infatti, quella omosessuale è una variante naturale e buona della sessualità umana, come negare poi che essa possa esprimersi pienamente anche a un livello sociale e giuridico? Se non che, guardando un po’ più da vicino quest’affermazione, ci si accorge presto di un problema: se l’omosessualità fosse un puro dato naturale, come potrebbe essere considerata anche “buona”? Ovvero, se essa fosse solo una variante biologica della sessualità maschile-femminile, come si potrebbe contrastare l'idea per cui essa è una vita sessuale “monca”, in quanto mancante della differenza sessuale e dell'elemento di generazione?

Si passa così al sostenere:

Ecco quindi il vero nodo da sciogliere: se l'omosessualità non vuole essere considerata una malattia, un errore biologico, allora evidentemente deve uscire dal recinto chiuso della natura e aprirsi anche al campo più ostico della libertà e della volontà umane. Su questo terreno –paradossalmente– i due fronti che appaiono acerrimi avversari sono uniti: sia la Chiesa sia i più convinti assertori della bontà omosessuale non possono accontentarsi di un’omosessualità ridotta al puro dato naturale. Entrambi devono riconoscere all'uomo –e quindi alla sua libera volontà- il ruolo di protagonista nella vicenda: la Chiesa, per evidenziare la dignità infinita della creatura umana, che ha la facoltà di dire il suo “sì” (o il suo no) libero a tutta la realtà; i sostenitori della causa omosessuale, come visto, per poter dichiarare la bontà di una tendenza sessuale mancante della generazione e della differenza.

Da qui si giunge all'affondo, sostenendo che l'omosessualità sia un male:

Con buona pace di chi vuole chiudere la questione con troppa facilità, occorre quindi ripartire da questo elemento di verità: no, l’omosessualità non può essere un dato naturale e buono. Delle due l’una: o è un dato esclusivamente naturale, e allora è biologicamente mancante, non è buona; o è un dato insieme naturale e libero, come ogni vero avvenimento dell’umano, ed allora la questione si apre e diventa più profonda e interessante. Già, perché allora la domanda diventa: in che senso l’omosessualità è detta “buona”? Ovvero, che cosa vuole affermare – con quella forza mediatica ossessiva e onnipresente che attualmente non ha pari – il fronte che sostiene il valore positivo dell’omosessualità? L’unico modo per sostenere credibilmente la bontà omosessuale consiste nell’ affermare la “totalità del desiderio”: ovvero, il desiderio diventa il tutto della persona e qualsiasi cosa apparentemente gli si opponga deve essere annullato, a cominciare dalla natura biologica. Ecco allora che appare più chiara la ragione del “fuoco ossessivo” a favore della causa gay: lo sdoganamento definitivo dell’omosessualità diventa l’affrancamento finale del desiderio, liberato dall’ostacolo della carne e della verità, e reso l’unico attore sulla scena umana.In definitiva, la sfida che la questione omosessuale mette in campo, al di là di qualche diritto da concedere a sparute minoranze, è dunque la seguente: questa totalità del desiderio è davvero il vero bene dell’uomo? La Chiesa risponde di no. Se, infatti, il desiderio diventa il tutto della persona, allora esso non ha più un’origine e uno scopo “fuori” di esso. Non ha più l’origine del “cuore”, che è quell’esigenza insopprimibile di bellezza e verità che precede ogni mio desiderare. E non ha più lo scopo del “bene” vero e infinito cui ogni mio desiderio tende. Non a caso il Catechismo parla, a proposito dell’omosessualità, di “disordine”: ovvero, il contrario dell’ordine, che dice la fatica di ricondurre “tutta” la mia persona –carne e desiderio– allo scopo (cioè, al mio vero bene) partendo dall’origine misteriosa di me.

Insomma, istigazione all'odio allo stato più puro (e basato sulla più becera ignoranza).
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