L'associazione ProVita difende gli stati che uccidono gli omosessuali


L'associazione omofoba Pro Vita ha pubblicato un agghiacciante articolo di istigazione all'odio con cui la loro redazione di schiera dichiaratamente a favore degli stati che uccidono o torturano i gay. Con la solita violenza linguistica che contraddistingue la loro propaganda, scrivono:

Dodici agenzie delle Nazioni Unite hanno pubblicato un documento per la promozione dei “diritti” della comunità LGBT in tutto il mondo. Cioè per la propaganda dell’omosessualismo che è una delle facce dell’ideologia gender.
E in occasione della 70º Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha ribadito il suo impegno personale alla promozione dei “diritti” LGBT.
In particolare essi esprimono preoccupazione per la situazione di diversi Paesi del continente africano e asiatico in cui le persone LGBT sono perseguitate.

Si precisa dunque che il termine «diritti» sia improprio se riferito ad un omosessuale e si sostiene che il contrasto alla violenza sia da ritenersi una «propaganda dell'omosessualismo». Insomma, si difendono i 76 pesi che ancora oggi criminalizzano l'omosessualità e persino i cinque in cui è prevista la pena di morte per chi ha rapporti sessuali con persone del proprio sesso.

Il documento contestato ribadisce qualcosa che dovrebbe essere universalmente condiviso, ossia che:

Tutti hanno lo stesso diritto ad una vita senza violenza, la persecuzione, discriminazione o stigmatizzazione. Legge internazionale Diritti Umani stabilisce obblighi di legge in base al quale Stati membri sono tenuti ad assicurare che tutti, senza distinzione, in grado di godere di questi diritti.
[...] Le Nazioni Unite e altri hanno documentato diffuse violenze fisiche e psicologiche contro Persone LGBTI in tutte le regioni, tra cui omicidi, aggressioni, rapimenti, stupri, la violenza sessuale e la tortura e i maltrattamenti nelle istituzioni e in altri contesti. Le ragazze lesbiche, bisessuali e transgender sono particolarmente a rischio di violenze fisiche, psicologica e sessuali in contesti familiari e comunitari. Persone LGBTI si trovano spesso ad affrontare violenze e discriminazioni quando si cerca un rifugio contro le persecuzioni e durante emergenze umanitarie. Possono anche affrontare la violenza in campo medico, anche in forma cosiddette "terapie" nocive e immorali per cambiare l'orientamento sessuale, la sterilizzazione forzata o esami obbligatori genitali o anali forzate e interventi chirurgici o trattamenti ingiustificati dei bambini intersessuali senza il loro consenso.

Eppure nella mente perversa di Pro Vita questa drammatica realtà viene descritta e strumentalizzata in una maniera incredibile:

Nel documento si offre il massimo appoggio agli Stati e alle parti interessate per favorire cambiamenti costituzionali, legislativi e politici, soprattutto nel campo dell'istruzione e della formazione (ce ne siamo accorti).
Non manca il riferimento a uno degli ostacoli più temibili per il progresso dell’agenda LGBT: la religione (lo sospettavamo).
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, poi, ha affermato che la promozione dei “diritti” LGBT sono sempre stati un suo impegno personale. Ha aggiunto che, anche se gli obiettivi di sviluppo post 2015 non includono i diritti LGBT, questi devono essere promossi in ogni caso (quindi a prescindere dalla volontà espressa dall’Assemblea. Davvero democratico).
E il luogo privilegiato per l’azione politica e culturale di propaganda LGBT è laddove si promuove la parità fra i sessi (anzi, fra i generi…), l’”empowerment” delle donne, la prevenzione della “violenza di genere”. In particolare, l’agenda LGBT deve essere inserita in ogni contesto in cui si parla di “potenziare e promuovere l`inclusione sociale, economica e politica di tutti” e “garantire le parità di opportunità.”
Insomma hanno parlato chiaro: servono ancora “prove” che i richiami alla “parità di genere” e la lotta alle discriminazione sono i cavalli di Troia per infilare ideologie malsane nelle teste nostre e dei nostri figli?

Giusto per ribadire la loro totale malafede, interessante è notare come sostengano che il documento attacchi la religione, quando in realtà il paragrafo in questione si limita ad affermare l'ovvio, ossia che «i diritti umani sono universali: le pratiche culturali e credenze, e religioso e morale atteggiamenti sociali non possono essere invocate per giustificare le violazioni dei diritti umani nei confronti di un gruppo di qualsiasi, comprese le persone lgbti». Davvero hanno il coraggio di criticare una frase simile?

La domanda è dunque semplice: con questo articolo stanno forse suggerendo che sia giusto insegnare ai figli ad uccidere, torturare o stuprare le persone lgbt?
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