Monsignor Krzysztof Charamsa fa coming out: «Sono gay e ho un compagno»


Ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede dal 2003 e docente presso due università pontificie, monsignor Krzysztof Charamsa ha scosso le fondamenta del vaticano rivelando di essere omosessuale e di avere un compagno. Dalle pagine del Corriere della Sera ha dichiarato:

Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, con un compagno, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l'astinenza totale dalla vita d'amore, è disumana.
Arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell’incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte -forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente- perché siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant'anni. Dunque dico alla Chiesa chi sono. Lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. È anche mio dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali.
Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri. Non sono posizioni dell'attuale dottrina, ma sono presenti nella ricerca teologica.

Parole simili, peraltro pronunciate alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, hanno creato un vero e proprio terremoto. Basti pensare a come la stampa integralista abbia paventato uno scisma dinnanzi alle recenti dichiarazioni del teologo riformista Kasper che, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera si era limitato ad osservare l'ovvio, ossia che gay si nasce. Eppure tanto era bastato perché Luigi Amicone (l'uomo cui Maroni affida la conduzione delle conferenze di incitamento all'odio organizzate dalla regione) parlasse di «eresia».
Inutile a dirsi, una presa di posizione simile è una bomba atomica all'interno di un'organizzazione in cui tutto è permesso purché non se ne sappia nulla all'esterno (si pensi a come i vescovi abbiano coperto i casi di pedofilia o come lo stesso Ratzinger abbia offerto protezione al fratello).

Ed è così che il vaticano ha reagito attraverso il suo consueto modus operandi, allontanando chiunque sia in contrasto con il loro pensiero unico. Padre Federico Lombardi ha così dichiarato che il prelato polacco «dovrà lasciare ogni incarico» e che «gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo Ordinario diocesano».
Eppure Charamsa non è restato in silenzio dinnanzi a quelle parole, affermando che «dedico il mio coming out ai tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall'armadio». Riguardo al Vaticano, ha poi aggiunto: «In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale».
Non è mancata anche una denuncia dell'omofobia della chiesa e, in riferimento alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha aggiunto: «devo parlare di ciò che ho subìto al Sant'Uffizio, che è il cuore dell'omofobia della Chiesa Cattolica, un'omofobia esasperata e paranoica». Anche le minacce di Lombardi paiono non turbarlo dato che, in caso di espulsione, il monsignore dice di non avere timori: «Cercherò lavoro».
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