Pro Vita sostiene che i gay siano l'1% della popolazione (e che non debbano avere diritti)


Ci sono bambini che muoiono di fare e bambini che non consoceranno mai l'affetto di due genittori, eppure la priorità dell'associazione omofoba ProVita pare sia quella id impedire che un bambino nato in una famiglia omosgenitoriale possa veder riconosciuti i propri diritti nei confronti del padre o della madre con cui è cresciuto. A loro non piacciono i gay (al punto da difendere chi li ammazza) e quindi ritengono che la loro prole debba essere discriminata rispetto ai coetanei cresciuti in famiglie tradizionali.

Ed è così che in uno dei loro innumerevoli articoli di propaganda dell'odio, scrivono:

A sentire l'Arcigay, gli omosessuali italiani sarebbero cinque o sei milioni. Secondo l'Istat gli omosessuali sono circa un milione, l'1% della popolazione italiana.
I figli che vivono con coppia omogenitoriale secondo Arcigay sono centomila, secondo Arcilesbica sono duecentomila (e questi dati falsi sono pubblicati sulle dispense su cui studiano ragazze e ragazzi alla Facoltà di Psicologia dell'università La Sapienza di Roma).
Secondo l’Istat, che ha i dati del Censimento del 2011, in Italia esistono circa 17 milioni di famiglie. Per la precisione 16.648.000. Tra queste, 2.651.000 sono le famiglie monogenitoriali (un solo genitore, con figli) mentre 13.997.000 sono le coppie stabili. Sono coppie con o senza figli.
Tra queste, le coppie composte da un uomo e da una donna sono 13.990.000. Le coppie dello stesso sesso certificate dal censimento 2011 sono 7.591.
Dicono all'Arcigay: «È perché non hanno il coraggio di fare outing, per colpa della società omofoba»: non è vero. Il censimento è in forma assolutamente anonima.
Se poi esistessero coppie omosessuali che non si dichiarano neanche in forma anonima, presumibilmente non avranno interesse a fare pubblicazioni matrimoniali!
Dunque le coppie per cui la lobby Lgbt può rivendicare il “diritto al matrimonio” sono 7.591. (contro i 13.990.000 coppie sono composte da un uomo e da una donna).
Di queste 7.591 una su 14 si occupa di uno o più minori figli di uno dei partner: i bambini e ragazzi che vivono con queste 7.591 coppie sono in tutto 529.
La stragrande maggioranza di questi 529 bambini o ragazzi sono figli di un normalissimo rapporto tra un uomo ed una donna, hanno anagraficamente una madre e un padre (che poi ha “scoperto la propria omosessualità”).
I figli nati da autoinseminazione o da fecondazione artificiale nel caso di coppia lesbica o da procedura di utero in affitto nel caso di coppia gay, sono in Italia qualche decina.

E all’estero? A circa 26 anni dalla prima legge al mondo che ha permesso le unioni civili alle persone dello stesso sesso (Danimarca, 1989) e a circa 12 anni dalla prima legge che ha di fatto allargato il matrimonio alle coppie omosex (Belgio, 2003), esaminando i dati degli uffici centrali di statistica dei vari Paesi, possiamo osservare che il numero di matrimoni gay è andato progressivamente diminuendo in modo sostanziale. Sono comunque un’infinitesima parte rispetto ai matrimoni naturali.

Interessante è notare come le osservazioni avanzate dal direttore dell'Istat vengano attribuite all'Arcigay, così come si sentenzia che i dati che si studiano alla Sapienza di Roma (l'articolo è stato rimosso già da diverso tempo anche se quelli di Pro Vita lo usano ugualmente) siano «falsi». Allo stesso modo si sostiene che le risposte fossero anonime ma, nonostante la promessa di anonimato, è innegabile che andassero consegnate nominalmente. Ma soprattutto dicono che sia possibile determinare il numero di gay presenti in Italia nonostante i moduli non rilevassero quel dato (le uniche domande al proposito erano destinate alle sole convivenze).

Ma ancor più aberrante sono le conclusioni a cui questo delirante discorso vuole arrivare. L'articolo inizia infatti a citare eventi a casaccio, buttati lì solo per creare angoscia fra i lettori più ignoranti (soprattutto quelli così sprovveduti da poter credere alle loro falsità). Ed è così che il matrimonio viene paragonato all'aborto e si asserisce che la pensione di reversibilità verrà tolta a tutti se la si concerà ai gay (cosa che peraltro contraddice la loro tesi, dato che non sarebbero certo 500 pensioni di reversibilità a mandare in crisi l'Inps).

Scrivono infatti:

I numeri sparati dall’Arcigay e da Arcilesbica ricordano tanto quelli che giravano negli anni '70 sull'aborto clandestino: chi ha qualche anno ricorderà i “milioni” di donne morte a causa delle mammane, che superavano –e di molto– il numero delle donne morte in età fertile…
La legalizzazione del matrimonio gay oggettivamente interessa alla minoranza di una minoranza: 7 migliaia di coppie. Ma comporta conseguenza lesive per quasi due decine di milioni di famiglie italiane.
Per esempio, passa la reversibilità della pensione, la reversibilità stessa sarà cancellata a tutti. Sta accadendo in Germania, e sarà necessario che accada anche qui: altrimenti chiunque potrà sposare un amico pensionato solo per ottenere il beneficio. E guarda caso, un “bravo” sindaco come Marino, che si è affrettato ad istituire il registro delle unioni civili, ha contestualmente abolito il beneficio della gratuità dell'asilo nido per i terzi figli.

E dopo questa serie di falsità volte solo ad istigare l'odio, concludono:

Comunque, il matrimonio gay non è davvero un’istanza sociale, non è un'esigenza democraticamente sentita dal popolo. È solo il capriccio di un'elite (di ricchi) . È solo un'esigenza squisitamente, anzi, esclusivamente ideologica.

L'articolo è firmato da Francesca Romana Poleggi e cita come fonte dei dati l'inattendibilissimo quotidiano di Mario Adinoldi.
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