A Padova le famiglie non eterosessuali sono ritenute «in antitesi con l’indirizzo programmatico dell’amministrazione»


L'amministrazione comunale di Padova pare intenzionata a censurare qualunque iniziativa sia volta all'inclusione di persone che non siano rigorosamente eterosessuali, sostenendo che l'amministrazione comunale abbia il compito di impedire qualunque voce contrasti con l'integralismo religioso e con convegni volti a fomentare isteria verso una fantomatica «ideologia gender».
Una situazione pericolosa e drammatica, molto ben sintetizzata da Alessandro Gassmann che in merito alla vicenda scrive: «A Padova interrotta la democrazia».
La pietra dello scandalo è la presentazione del libro "Papà, mamma e gender" di Michela Marzano che si sarebbe dovuta tenere il 16 novembre nella sala Paladin, Ma il consiglio comunale ha negato l'autorizzazione. Attraverso lettera firmata dal Gabinetto del sindaco, la giunta leghista afferma:

Si precisa che il consiglio comunale, con mozione 2015/0070 approvata il 5 ottobre 2015 ha impegnato sindaco e giunta comunale a vigilare affinché non venga introdotta e promossa la ‘teoria del gender’ e affinché venga al contempo rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità. Il consiglio comunale, con la predetta mozione, ha riconosciuto ‘la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come un’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e, nel matrimonio liberamente contratto tra un uomo ed una donna, il fondamento della famiglia quale società naturale, ed afferma altresì come la famiglia sia il nucleo naturale e fondamentale della società e che come tale ha diritto di essere valorizzata. L’iniziativa da voi promossa, come richiesta di una sala comunale per la presentazione di un libro che avvalora ‘la teoria gender’, si pone in antitesi con l’indirizzo programmatico dell’amministrazione comunale su tale tematica.

Si sostiene dunque che il «rispetto il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività» riguardi esclusivamente l'integralismo cattolico, dato che chiunque voglia approcciare il tema dell'educazione alla diversità si trova a scontrarsi con convegni censurato e propibiti nel nome di una teroia che neppure esiste. Ma non solo, si osserva anche come quella stessa gente che ha legittimato i primo convegni di disinformazione al grido di «chiunque deve poter esprimere le proprie idee», ora censuri chiunque voglia fare una contro-informazione. Il risultato è un'amministrazione pubblica che impone un pensiero unico così come nei peggiori regimi.

Il caso non è isolato. Soltanto un mese fa l'amministrazione di Padova bloccò l'iniziativa promossa dalla libreria Pel di Carota aveva fatto richiesta di una sala comunale per poter fare una pubblica lettura di alcuni libri per l'infanzia messi al bando dal sindaco di Venezia.
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