Finisce in procura la crociata omofoba del sindaco di Padova


Finisce in procura il caso del sindaco di Padova, il leghista Massimo Bitonci, e la sua crociata contro i cosiddetti libri «gender», ossia libri che le destre non vogliano siano letti perché educano alla diversità e non inculcano ai bambini alcun pregiudizio di genere o stereotipi razzisti e maschilisti.
Statistiche alla mano, un esempio è dato da come solo il 39% dei personaggi delle favole tradizionali sia di sesso femminile e le bimbe vengono rappresentate quasi unicamente in ambienti chiusi (proprio come le loro mamme, assai frequentemente presentate in cucina o mentre svolgono mansioni domestiche). Nel 97% tutti mestieri scientifici sono rappresentati esclusivamente da figure maschili. E che dire come più delle volte le donne abbiano un ruolo passivo: stanno lì ferme e sottomesse ad aspettare che un uomo le salvi o magari scelga pure di maritarle per farle sfornare dei figli mentre lui se ne va in giro in cerca di avventure.

Com'è noto, quegli stereotipo piacciono anche al sindaco di venezia, che nei mesi scorsi ha messo all'indice una serie di titoli decidendo per censurarne la lettura così come avveniva in epoca nazista. E proprio quei 47 libri erano alla base di una giornata organizzata dalla libreria Pel di carota per una lettura pubblica dei brani tanto temuti dalle destre.
Il tutto si sarebbe dovuto svolgere in una sala comunale di Palazzo Moroni, ma l'iniziale concessione degli spazi è poi stata ritirata per volere del sindaco. «Io sto con Brugnaro e l'indicazione politica mia e di questa città è chiara: nelle scuole padovane non si leggeranno mai libri con quei contenuti» aveva replicato Bitonci
Da qui l'esposto presentato al procuratore della Repubblica, Matteo Stuccilli, dall'eurodeputato Pd Flavio Zanonato (ex sindaco di Padova) e dall'onorevole Alessandro Naccarato . Tra le ipotesi di reato, anche l'abuso d'uffico.

I parlamentari osservano: «Il Sindaco, contemporaneamente, rivendicava come frutto di una sua scelta politica personale il fatto di non aver concesso la sala pubblica a Pel di carota e di essersi speso in prima persona per negare l'utilizzo degli spazi pubblici inizialmente concessi... Post pubblicato sul profilo Facebook del sindaco». Ritengono anche si sia trattato di una «scelta del tutto arbitraria e illegittima in quanto dettata unicamente da motivazioni di carattere politico e ideologico... legata al fatto che a giudizio del primo cittadino le letture di quei libri per ragazzi, genericamente bollati come "libri gender", non erano da lui e dalla sua amministrazione ritenute opportune e adeguate».
Ed è così che concludono che «è di tutta evidenza che il comportamento del sindaco e dei dirigenti si pone in evidente contrasto alla legge e ai principi fondamentali della Costituzione. Negando la sala pubblica, per motivazioni prettamente politiche e ideologiche a chi ne ha diritto al pari degli altri cittadini, i responsabili dell’Ente comunale, oltre a non garantire la libertà di espressione riconosciuta dall’articolo 21 della Costituzione, hanno violato i principi di uguaglianza e di imparzialità dell’amministrazione... La revoca è stata frutto di un interessamento e di un intervento diretto del sindaco».
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