Flatme scrive alla Cirinnà


Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci da Flatme, il servizio di subaffitto di appartamenti finito alla ribalta delle cronache per l'introduzione di un tasto che permetteva di dichiararsi omofobi e di dire se non si volevano gay o cani per casa. Insomma, l'essere messo sullo stesso piano di un animale o di un'indicazione riguardo a un fumatore ha fatto scattare una serie di polemiche.
Se ora quell'opzione è stata rimossa, lo staff del sito ha fatto scaldare gli animi attraverso risposte alquanto vaghe alle lamentale che erano giunte, peraltro con un fastidiosissimo ricorso alla più assurda delle scuse: «Sono gay», ha dichiarato il responsabile del sito. Se bastasse dichiararsi parte di una minoranza discriminata per poter essere automaticamente assolti da qualunque accusa di discriminazione, allora si sarebbe dinnanzi ad un privilegio. Ma il fatto che tutti debbano rispondere delle conseguenze delle proprie azioni, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, è ciò che garantisce una norma equa a salvaguardia di tutti... al massimo si potrà invocare la buonafede, ma non certo l'assoluzione. In caso contrario, allora dovremmo legittimare anche le discriminazioni di Giorgio Ponte, dato che si dichiara omosessuale prima di ripetere a memoria gli slogan per »l'unica famiglia che riconosco» basata su distinguo nazisti deciso a tavolino dall'integralismo.
Ed è così che fra le persone che hanno ritenuto inaccettabili quelle scuse figura anche Monica Cirinnà. Dinnanzi alle labili spiegazioni fornite dal sito, la senatrice ha scritto su Twitter ciò che molti pensavano: «Compatibilità tra inquilini? Così giustificate discriminazione? Divieto vale anche per neri, stranieri, malati? Vergogna».
Già, perché va ricordato che un conto è prevedere l'inserimento di caratteristiche personali e lasciare che sia l'ignoranza a fare il resto, un'altro è servire sul piatto d'argento una legittimazione della discriminazione. Sarebbe come se un sito di annunci di lavoro offrisse l'opzione per palesare la propria volontà di pagare in nero il neoassunto, con l'aggravante che qui si è dinnanzi a una discriminazione a senso unico (era possibile dire che non si voleva un gay per casa ma non era possibile specificare se non si gradisse una Sentinella o un integralista). Fatto sta che è proprio alla senatrice che lo staff del sito ha rivolto la sua lettera aperta, mentre qualcuno non ha mancato di ipotizzare che l'intero caso potesse essere un'opzione di marketing che ha portato la stampa nazionale ad occuparsi di un sito che nessuno conosceva.

Onorevole Senatrice Cirinnà,
sono Daniele Tigli di flatme.it, la startup coinvolta in queste ore in una bufera sui social per presunta omofobia. Nessuno nel nostro staff ha mai condiviso alcuna posizione omofoba, e io stesso sono omosessuale. Può quindi immaginare il senso di amarezza e frustrazione nel constatare che una delle funzionalità del nostro sito sia stata interpretata come discriminatoria.

Il nostro servizio si occupa di trovare il migliore coinquilino possible e questa compatibilità la si raggiunge con l'incrocio di alcuni dati personali selezionabili con appositi pulsanti attivabili dall’utente. Il nostro servizio quindi effettua una "mappatura" di stili di vita, abitudini alimentari, etc. per scongiurare possibili incompatibilità. Lo scopo dell'inserimento dell'opzione “Gay Friendly” tra le possibili cause di "fastidio", non vuole essere in nessun modo una dimostrazione di ostilità all'omosessualità da parte del nostro staff, né un incoraggiamento all'omofobia per i nostri utenti, ma al contrario, serve a mettere in allerta studenti o lavoratori fuori sede omosessuali su una possibile sistemazione non accogliente nei loro confronti! La nostra totale buona fede, è stata fraintesa forse per una non sufficente chiarezza da parte nostra, e con l'occasione di questa lettera ce ne scusiamo pubblicamente. Abbiamo intanto rimosso la parte in questione e - contestualmente - gli annunci percepiti come omofobici, per fortuna solo il 3% delle centinaia di annunci presenti: la trovo una notizia confortante!

Il modus operandi di una startup prevede una grande quantità di decisioni da prendere in tempi rapidi, con più attori in campo e senza supporti esterni ed economici e senza precedenti a cui ispirarsi. Per questo il nostro è un modello di business continuamente soggetto ad errori, correzioni di tiro, aggiustamenti in itinere. Le critiche - seppure dovute ad un malinteso - ci hanno dato una grande lezione e l’intero team ne è uscito rafforzato. Le startup, come Lei saprà, rappresentano una grande opportunità per lo sviluppo professionale di tanti govani talenti, e la capacità di sentirsi parte di una squadra simile al concetto di cittadinanza, un valore per noi fondamentale, vista la scelta di tutti noi di restare in Italia per portare avanti il nostro progetto, nonostante le offerte ricevute all'estero.

Noi di flatme.it conosciamo le dinamiche dei social e siamo consapevoli che nessuna risposta coerente otterrà mai la stessa visibilità di un tweet come il suo, che in buona fede esponeva una comprensibile indignazione. Ne è conseguito che alcuni potenziali partner hanno in queste ore deciso di rinunciare a future collaborazioni, ostacolando lo sviluppo della nostra società e dei servizi che offriamo. Come omosessuale, avrei preferito vedere la stessa veemenza che in queste ore ha travolto la nostra impresa, diretta verso questioni più importanti, che ci vedono mortificati da troppi anni. Se questa indignazione fosse quotidiana… chissà.

Tra i tanti insulti ricevuti, però abbiamo constatato con piacere che alcuni utenti - una volta chiarite le nostre reali intenzioni - in molto casi si sono corretti, inviandoci attestati di stima e di incoraggiamento. A tal proposito Le propongo un brevissimo video da me pubblicato che ha dato inizio ad un dialogo costruttivo con alcuni utenti della rete. Lo stesso Francesco - attivista dei diritti civili, ed omosessuale, come me - autore del primo "famigerato" tweet, una volta compresa la situazione, ha risposto con un video e con numerosi tweet e post di incoraggiamento e supporto.

Come giovane imprenditore e a nome di tutto il team di flatme.it mi rivolgo a Lei chiedendoLe di riconsiderare la Sua posizione verso una startup di talenti italiani che lavorano con passione per offrire un servizio a una categoria, quelli degli studenti o giovani lavoratori fuori sede, che quotidianamente affronta tanti ostacoli e rinunce. Sbagliando si impara, dice l'adagio. E anche per questo, abbiamo appeso in ufficio un tweet, scrittoci dall'utente @AndrewRm, che ha centrato il tema, e ci ha offerto un grande stimolo a migliorare: “Un consiglio per @flatmeit. Da ora anziché barrare le preferenze fateci abbattere le differenze.”

Senatrice, ci aiuta anche Lei ad abbatterle, queste differenze?

Con grande stima,
Daniele Tigli
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