Il gender serve a vendere mutande ed è finanziato dall'Unar. Le assurde cronache dai convegni di Gianfranco Amato


Ormai si rasenta la follia e la stampa è pronta a scrivere qualunque cosa pur di legittimare un'isteria collettiva che possa sfociare nella più bieca discriminazione. Ma dato che non è bello andare per strada a dire che si odiano i gay, qualcuno si è inventato una fantomatica «ideologia gender» da poter utilizzare per sostenere i medesimi concetti dopo essersi auto-assolti da qualunque accusa. La tesi più ricorrente è che si tolgono i diritti agli altri per il bene dei bambini (anche se poi si bambini lgbt non siano potetti da bullismo e pregiudizi). Il tutto attraverso un metodo tutt'altro che originale, dato che quella stessa strategia comunicativa venne già abbondantemente utilizzata dal nazismo.

Per capire fino a che punto si può arrivare, un valido aiuto ci giunge dall'indecente articolo di Francesco Bellotti apparso su La Gazzetta della Spezia in merito ad uno dei tanti convegni di disinformazione organizzati da Gianfranco Amato con il patrocinio di un ente pubblico. Il tenore dell'articolo si inizia ad intuire già dall'incipit osannante verso colui che mette in guardia i cristiani dalla "minaccia" di chi chiede pari diritti:

Duecento persone hanno partecipato ieri sera all'auditorium del Centro Civico Buranello di Sampierdarena a "C'era una volta mamma e papà?", conferenza sull'ideologia del gender organizzata dalla "Chiesa Apostolica" di Genova e presentata dal pastore Alberto Di Stefano.
La relazione principale, dell'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei "Giuristi per la Vita", è stata suggellata da un applauso scrosciante di due minuti. Nell'introduzione, monsignor Pietro Pigollo, responsabile dell' "Ufficio Famiglia e Vita" dell'Arcidiocesi genovese, ha portato i saluti del Cardinale Angelo Bagnasco ed espresso gratitudine per un incontro di formazione su un tema di grande impatto sociale, visto che il gender impatta sull'identità umana e sulla famiglia, nucleo fondamentale della società.

È dunque una fonte vicina all'integralismo a mostrarci quali idee possano passare dagli incontri organizzati in tutta Italia dal presidente dei Giuristi per la vita, mostrandocene tutta l'assurdità senza che si possa essere accusati di voler strumentalizzare le sue parole. Questo è ciò che i suoi fedeli vanno in giro a dire di aver capito dai suoi convegni (tutti rigorosamente a senso unico).
Si inizia dal presentare l'opinione dal politico di turno, uno dei tantoi che appoggia Amato per ottenere voti in cambio di discriminazione. Incurante di come certe posizioni potrebbero portare dei genitori bigotti a non accettare i figli e a spingerli verso il suicidio, un uomo pagato dalla collettività si è lanciato in curiose tesi. Dice l'articolo:

Nel secondo intervento, l'onorevole Sandro Olivero, presidente e fondatore dei "Cristiani per la nazione", ha sottolineato che la mobilitazione anti-gender non è contro alcuna persona, ma contro un'ideologia anti-famiglia e anti-sociale che, facendo leva sul sentimentalismo, rischia di dilagare soprattutto grazie a grossi finanziamenti da parte di enti nazionali e sovra-nazionali, quali, ad esempio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'Ufficio Nazionale Nazionale Anti-discriminazioni Razziali (UNAR).
Con un'ampia documentazione di slide, proiettate a una platea rimasta attenta per oltre due ore, l'avvocato Amato ha smontato la tesi che "il gender non esiste".

La tesi è dunque che il fantomatico "gender" esista, dato che a dircelo è colui che ha creato l'isteria attorno a quella fantomatica teoria che nessuno ha mai formulato in alcun ambito accademico. Eppure il giornale si spinge a sostenere che qualcuno voglia annullare la differenzaq tra uomo e donna per vendere mutande. Esatto: per vendere mutande!

L'importante non è quello che sei, ma quello che senti di essere, di momento in momento. Illusioni pericolose per le persone e per la società, ma fruttuose per il nuovo business della moda "agender" e del make-up e dell'intimo femminile per uomini. E l'industria del cinema ha già sfornato titoli pluri-premiati quali Tomboy, Confusion of gender XXY, Almost myself.

Al di là dell'assurdità della tesi sostenuta (peraltro, che si tratti di mutande in pizzo o di cotone, il numero di capi venduti rimarrebbe invariato e quindi senza alcun guadagno) si passa poi a sostenere cose che noi comuni mortali non sappiamo. Dall'incontro pare sia emerso che la legge Scalfarotto prevederebbe il carcere per chi è contrario all'adozione fra persone dello stesso sesso. A nboi non risulta, agli uditori del convegno di Amato sì. Dice l'articolo:

Sul piano legislativo, la Camera ha già approvato la legge Scalfarotto sull'omofobia, che minaccia fino a sei anni di carcere per chi si oppone all'agenda LGBT di nozze e adozioni per coppie dello stesso sesso. La legge sulle unioni civili – su cui proprio in questi giorni il governo sta provando una forzatura al Senato - pretende di definire a tavolino la famiglia, ponendo l'affetto come fondamento del matrimonio, rendendone possibile ogni interpretazione soggettiva e arbitraria.

Ed ancora:

A Luglio, la Corte Costituzionale ha approvato la richiesta di riconoscimento burocratico quale donna avanzata da parte di un giovane maschio, senza necessità di alcun intervento demolitivo e ricostruttivo degli organi genitali. Le implicazioni, ad esempio quanto ad accesso a quote rosa, pensione e bagni sono immaginabili.Nelle scuole, dilaga la propaganda, soprattutto negli asili, dove i bambini sono più facilmente manipolabili. "Educare alle differenze" è la kermesse con 250 sigle LGBT svoltasi recentemente alla Scuola Cattaneo del Testaccio, con patrocinio e finanziamento del Comune di Roma. Il "gioco del rispetto" prevede travestimenti e l'invito a esplorare i corpi, notando similarità e differenze tra maschi e femmine. Non sono casi isolati, ma applicazioni della "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere" dell'UNAR.La Strategia prevede, tra l'altro, l'accreditamento come enti formativi presso il Ministero dell'Istruzione dell'Arcigay e del Cassero, ente finanziato dal Comune di Bologna e organizzatore, tra l'altro, di uno spettacolo blasfemo sulla Passione di Cristo. E la "Buona scuola", divenuta a luglio legge dello Stato, rischia di dare copertura normativa alla diffusione del gender ("identità di genere").

Ormai senza frani, l'articolo pare delirare nel lanciare anatemi. Ovunque sia stato approvato il matrimonio egualitario, le famiglie hanno continuato ad esistere e si è semplicemente assistito alla possibilità di veder riconosciute anche le altre famiglie. Eppure la giornalista preferisce scenari apocalittici ed afferma:

La famiglia composta da uomo e donna va dunque a tal fine distrutta, e l'ultimo dei mezzi che questi signori utilizzano è la propaganda della cosiddetta ideologia gender, che propugna l'identità e la scambiabilità totali tra sesso maschile e femminile, e il terreno privilegiato per diffondere questa pseudo-scienza sono le scuole, specialmente la scuola d'infanzia. Vogliono scardinare il cervello dei nostri bambini/bambine". Amato ha quindi suggerito alla ministra Giannini di dialogare anche coi musulmani, invece di dare del truffatore e minacciare denunce a chi si oppone alla propaganda gender nelle scuole.L'ideologia del gender prospera nell'ombra. Così prosperò il nazismo – dei cui crimini gran parte dei tedeschi si è sempre detto ignaro -, dove il ministro dell'istruzione e della propaganda è stato, dall'inizio alla fine, Josef Goebbels.

Non poteva poi mancare il solito riferimento alla religione, sostenendo che sia il cristianesimo a legittimare una battaglia contro il creato a a chiedere che i diritti costituzionali delle minoranze siano calpestati nel nome dell'integralismo religioso:

Il Papa ha dato più volte un giudizio duro e netto sull'ideologia del gender, definendola "sbaglio della mente umana" ed "espressione di una frustrazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa", paragonandola alle dittature genocide del Novecento e definendo "campi di rieducazione" le scuole dove essa viene propagandata.Nella recente prolusione al Consiglio permanente della CEI, il cardinale Bagnasco ha citato la "finestra di Overton", un processo costituito da sei fasi attraverso le quali «si riesce a far accettare l'introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale, fosse anche la pratica che, al momento, l'opinione pubblica ritiene maggiormente inaccettabile. Uno di questi passaggi è quello che potremmo chiamare la "cultura degli eufemismi": consiste nel chiamare le cose peggiori con nomi meno brutali e respingenti per la sensibilità generale».

Ecco cosa viene detto con il patrocinio pubblico, in uno stato dove pare che la menzogna e la diffamazione siano considerati leciti se a creare morte è il volere della Chiesa Cattolica. Il tutto attraverso l'attività complice di giornalisti che legittimano simili posizioni, nonostante il buonsenso dovrebbe imporre smarrimento ed incredulità dinnanzi a chi si presenta in pubblico a sostenere tesi simili.
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