Il prefetto di Napoli annulla l'atto di nascita del bimbo con due mamme


Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha già annunciato: «Stiamo già preparando il ricorso al Tar per il caso di Ruben». Già, perché per quanto sembri incredibile, il prefetto di Napoli ha annullato d'ufficio l'atto di nascita del bimbo con due madri trascritto nel registro dello Stato civile lo scorso 30 settembre.
Gerarda Pantalone è così intervenuta per cancellare dall'atto di nascita le parti non previste dalla legge italiana, ossia il doppio cognome del bambino e l'indicazione del nome della seconda madre (inserito nella sezione in cui normalmente viene indicato il nominativo del padre). A de Magistris è stato inoltre chiesto di «annotare gli estremi dell’atto così come modificato nel registro dello stato civile».
La vicenda ha avuto inizio inizio quando Daniela Conte e Marta Loi si sono regolarmente sposate in Spagna Napoletana la prima e sarda la seconda, si erano recati presso l'anagrafe iberica per far trascrivere l'atto di nascita del loro bambino, venuto al mondo il 3 agosto scorso con l'inseminazione. Scoprono così che la Spagna provvederà a trascrivere l'atto ma non può concedere un documento d'identità al piccolo in quanto figlio di un'italiana.
Ovviamente il documento d'identità è indispensabile sia per poter viaggiare che per poter accedere assistenza sanitaria, motivo per cui le due donne si sono rivolte al Consolato generale d'Italia. Peccato che la loro richiesta sia stata respinta, portandole a cecidere di recarsi a Napoli (ossia nel Comune della madre biologica) per ottenere la registrazione del figlio.
Venti giorni dopo il sindaco De Magistris procede alla trascrizione attraverso quella che ha definito «un'interpretazione originale, ma costituzionalmente orientata».
È a quel punto che è intervenuta la Prefettura che, dopo aver valutato la documentazione, ha optato per un esito negativo, inviando dapprima una diffida e poi intervenendo per l'annullamento d'ufficio. Ed è così che nella terra delle Sentinelle in piedi e del Family day, lo stato si adopera per rendere i bambini orfani di un genitore, ottenendo peraltro il plauso di chi chiede queste discriminazioni al grido di «Difendiamo i nostri figli». Evidentemente il figlio di Daniela e Marta non è figlio loro e non è reputato meritevole di avere gli stessi diritti di chiunque altro.
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