L'isteria gender assume una posizione partitica e Brandi spiega come usarla per far vincere il centro-destra


Toni Brandi e Simone Pillon, rispettivamente il presidente dell'associazione integralista ProVita e il presidente del Forum delle Associazioni Familiari, sono stai ospiti della manifestazione leghista indetta a Bologna da Matteo Salvini. Ed è così che, mentre Gianfranco Amato, dissemina terrore gender dalle frequenze di Radio Padania, l'allegra combriccola si è ritrovata sotto un simbolo politico. E non è forse un caso, dato che al Lega Nord è proprio quel partito che patrocina i loro convegno e che appoggia la loro crociata contro i diritti delle minoranze. Ma non solo, collaborano insieme con la Russia di Putin e tutti sono stati debitamente istruiti da Alexey Komov.
E come al solito, il tema che ha portato i due soggetti sul palco è una fantomatica «difesa della famiglia naturale» che dovrebbe attuarsi attraverso la privazione di diritti agli altri.

Le tesi sostenute sono i soliti proclami terroristici basati sul nulla, peraltro finendo anche con il confondere l'orientamento sessuale con l'identità di genere (un errore un po' grossolano per chi dedica la propria vita unicamente alla diffamazione dei gay). Eppure è stato proprio Brandi a dire che «le scuole sono invase da progetti presentati come lotta alla discriminazione; ma basta vedere i libretti fatti leggere negli asili per capire che educano gli studenti a ignorare il proprio sesso biologico, a riconoscersi in qualsiasi genere (bi-homo trans ecc,..) e a equiparare ogni tipo di famiglia e di orientamento sessuale».
Non so è mancato di sostenere che i diritti delle minoranze servano solo a diffondere «industrie della procreazione artificiale, degli uteri in affitto e del cambiamento di sesso». Ossia tutte cose estranee alla legge in discussione, al punto che sono tutt'ora possibili.
Ma il presidente non si è fermato lì, ed ha incalzato: «chi ci guadagna dall'educazione sessuale, cioè dalla sessualizzazione precoce dei nostri bambini, se non le industrie del condom e del porno che rappresentano centinaia di miliardi di dollari?». Poi l'affondo politico: «La rivoluzione del Gender rappresenta la più radicale e la più pericolosa rivoluzione antropologica che il mondo abbia mai visto. Ma attenzione è proprio sul gender che si stanno spaccando coalizioni regionali pro governative come in Trentino. Il centro destra potrà vincere se si schiererà compatto in difesa della famiglia e dei bambini».

A questo punto, però, sarebbe bene sapere quale sia la proposta di Brandi per l'educazione sessuale dei più giovani. A spiegarcelo è lui stesso in un'intervista rilasciata a Radio Spada lo scorso aprile, quando dichiarò che la sua associazione si batte per «tutti quei “veri” diritti che vengono costantemente negati al concepito, al disabile, alle donne che spesso ignorano di essere vittime di aborto e contraccezione».
La presenza della battaglia all'uso dei contraccettivi si commenta da sé, a fronte di un integralismo religioso che non si ferma neppure dinnanzi all'evidenza della malattie sessualmente trasmissibili o del rischio di vedere adolescenti rimaste incinte ai loro primi rapporti.
Non sarà forse che il vero problema di Brandi è l'idea che le ragazze possano fare sesso senza rimanere incinte così come il fanatismo religioso vorrebbe?
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