Mario Adinolfi senza vergogna: paragona il movimento gay ai terroristi del Charlie Hebdo


C'è un limite che nessuno dovrebbe mai permettersi di valicare, ma ci sono uomini che lo valicano come se la dignità umana non avesse alcun significato. Tra questi potremmo far rientrare anche Mario Adinolfi, un uomo che non solo sta rendendo un business l'omofobia e il disprezzo verso il prossimo, ma che si permette addirittura di paragonare il movimento gay ai terroristi che hanno fatto esplodere la sede del Charlie Hebdo.
Certo, nei giorni scorsi ha auspicato una guerra contro la Siria ed è stato accontentato con bombardamenti russi a base di fosforo bianco in zone abitate da civili. Il fosforo bianco a contatto con l'ossigeno presente nell'aria produce anidride fosforica generando calore. L'anidride fosforica reagisce violentemente con composti contenenti acqua e li disidrata producendo acido fosforico. Il calore sviluppato da questa reazione brucia la parte restante del tessuto molle. Il risultato è la distruzione completa del tessuto organico. Magari lui ora si sentirà più sicuro, magari qualcun altro sarà stato bruciato vivo per garantirgli questo suo senso di sicurezza. Pazienza, tanto la sua priorità di oggi pare sia divenuta quella di difendere gli insulti gratuiti nei confronti delle persone transessuali (che lui si ostina ad apostrofare con il sesso biologico e non di transizione, quasi in segno di sfregio e di disprezzo).

È dalla sua pagina Facebook che Adinolfi scrive:

Da tempo, da quando ho scritto Voglio la mamma, provo a spiegare che la progressiva idealizzazione della figura del transessuale diventato elemento chiave di qualsiasi percorso mediatico raffigurante la propaganda al concetto di autodeterminazione, è l'architrave dell'offensiva dell'ideologia gender. Non vi dico gli insulti beccati per aver sostenuto questa evidenza: se i media americani eleggono come "donna dell'anno" un uomo, il 65enne Bruce Jenner che dopo la medaglia d'oro olimpica nel decatlon, tre mogli e sei figli è riuscito a convincerci di essersi sempre sentito donna, se a Sanremo dobbiamo sorbirci (e pagare) Conchita Wurst come "superospite internazionale" al festival della canzone italiana senza che abbia inciso ancora neanche un album ma solo perché ha la barba e si veste da donna (e arriveranno ora i "dotti" ideologi a spiegarci la differenza tra transessualità e travestitismo, come se non bazzicassimo questi argomenti da troppo tempo per non aver capito che l'obiettivo della propaganda è lo stesso), noi non abbiamo alcun diritto manco di storcere il naso.

Insomma, la vita di alcune persone sarebbe da considerarsi una «propaganda» perché lui deve vendere le copie di un pessimo libro in cui si sputano sentenze contro chi osa avere un'identità di genere diversa dalla sua. Ed è così che una donna viene chiamata «uomo» perché a lui non va di dare rispetto ad una transessuale (ovviamente da lui declinato al maschile in ogni frase, giusto per disprezzare ulteriormente la povera Bruce Jenner). E dice chiaramente che non vuole capire che differenza ci sia fra i vari termini. A lui basta il pregiudizio, quella cosa che gli fa dire che chiunque non sia eterosessuale non meriti alcun rispetto.

Ma poi peggiora la situazione nell'asserire:

Attenzione però: se arriva un autore cinematografico internazionale noto e amato come Ben Stiller (non certo quell'omofobo di Adinolfi) a fare un film in cui si irride un transessuale, allora eccola la comunità Lgbt levarsi come un sol uomo (o donna o boh, siamo tutti genderfluid) e utilizzare la stessa logica del fondamentalismo islamico contro Charlie Hebdo: il trans è come il Profeta, il trans non si sfotte, sul trans non si può ridere.
Nel sequel di Zoolander di Ben Stiller, infatti, c'è un modello trans denominato All interpretato da Benedict Cumberbatch, preso in giro in maniera molto spassosa e irriverente, con il pensiero che finisce inevitabilmente al caso Bruce Jenner. Apriti cielo. Subito è partita con migliaia e migliaia di firme la mobilitazione per boicottare il film. Spiega la leader Lgbt Sarah Rose: "Il personaggio di Cumberbatch è chiaramente concepito come un'esagerata e cartoonesca derisione degli individui androgini/trans. Questo è l’equivalente moderno dell’usare le facce dipinte di nero per rappresentare le minoranze. Come ogni persona razionale, credo ci sia posto per le dissertazioni e l’umorismo nella società, ma l’ultima cosa di cui ha bisogno la comunità transgender, in questo momento, è un altro ritratto cartoonesco e nocivo delle nostre vite".
Diffidate di chi non sa ridere di se stesso. E di chi si vuole prendere la libertà di irridere l'universo mondo (potrei postare un video fresco fresco che mi riguarda girato da due trans in cui la battuta più raffinata è pronunciata da uno che interpreta il mio personaggio che risponde a chi gli chiede se sono in compagnia di mia moglie: "No, me la sono mangiata"), ma poi diventa permaloso quando tocca a lui. A lui? A lui, a lei, boh, siamo tutti genderfluid.
Ah l'ideologia gender non esiste. Esistono però gli ideologi del gender e ragionano esattamente come gli imam fondamentalisti con Charlie Hebdo. Non si può ridere del profeta e del trans. Su tutti gli altri, ovviamente, vai con le pernacchie.

Allora, caro Adinolfi, qui i casi sono due: o non capisci o fai finta di non capire. Prendere per il culo un'identità di genere non è una cosa divertente, è una cosa raccapricciante come se si fosse dinnanzi ad un film in cui si cerchi di far ridere il pubblico facendo vedere una persona di colore, magari dopo averla resa ridicola a suon di stereotipi.
Va bene che tu non hai nulla contro i neri ma odi semplicemente i gay (che peraltro sono quelli che ti mettono la cena in tavola, dato che il tuo intero fatturato parrebbe basarsi solo sull'odio che vendi nei loro confronti) ma a tutto deve esserci un limite! Sostenere che una persona offesa da una caricatura della sua vita sia come un terrorista che uccide un'intera redazione non è solo falso, è disonesto! È offensivo verso la memoria delle vittime. È oltre il limite.
E tutto questo per cosa? Per difendere chi prende in giro le tue vittime preferite? Per sperare che un qualche adolescente transessuale si possa sentire respinto dalla società nel vedere quel film? Per fare uno speciale sul tuo giornale e guadagnare soldi allegando la videocassetta?
Non ti passa neppure per l'anticamera del cervello l'idea che in una società omofoba non sia accettabile prendere in giro una minoranza già discriminata? Dal 2008 ad oggi sono più di 1.731 le vittime accertate che hanno incontrato la morte a causa di un pregiudizio... e tu trovi divertente scherzarci sopra?
In un mondo senza omofobia forse non ci sarebbero problemi a scherzarci sopra, ma il nostro mondo non è così. In un qualsisia locale gay nessuno se le prende se si scherza sugli stereotipi, ma diverso è un mondo in cui la derisione viene fatta seguire da un servizi giornalistico in cui un qualche predicatore cristiano dice che i gay sono malati e devono essere "curati" o comunque respinti dalla società.

E se davvero ritieni che tutto o tutti debbano poter essere presi in giro, allora abbi il coraggio di dimostrarlo! Domani pubblica sul tuo giornale una bella vignetta in cui prendi irriverentemente in giro il Papa o in cui ti metti deridere un qualche santo. Magari una bella battuta alla Charlie Hebdo... Ah, no... dopo la strage ti sei affrettato a precisare che tu non eri Charlie e che «le vignette di Charlie sono orrende e molto volgari, platealmente blasfeme. A chi mi ha proposto di pubblicarne qualcuna sul primo numero de La Croce ho risposto: ma siete matti? Siete davvero così capaci di immaginare strumentalizzazioni di qualsiasi cosa? No, non strumentalizzerò i dodici morti e continuerò a dire che la satira di Charlie Hebdo non è satira, è insulto».
Quindi, ricapitolando, non vuoi che si faccia satira verso ciò che interessa a te e pretendi che siano insultate le persone che tu disprezzi? Mi spiace, ma nel tuo ragionamento qualcosa non torna.
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