ProVita sostiene che i sieropositivi debbano avere «sensi di colpa»


Si intitola "Emergenza Chemsex: è omofobo dirlo?" ed è l'articolo con cui l'associazione ProVita pare tentare di istigare altro odio nei confronti della comunità lgbt. Già perché la pagina si apre con una foto di alcuni ragazzi che stanno pacificamente partecipando ad un gay pride, così come l'intero articolo pare intenzionato a far passare l'idea che il problema dipenda dall'orientamento sessuale.

Attraverso la citazione di un articolo del British Medical Journal, l'associazione integralista inizia a parlare di uno studio che «mette in luce aspetti inquietanti che generalmente i mass media tendono a sottacere». Ed è così che spiegano ai loro lettori che:

Il “chemsex” è una forma di “sesso estremo”, che consiste nell’assunzione di droghe –come mefedrone, ghb e cristalli di anfetamina– utili per alleviare eventuali dolori dovuti a comportamenti contro natura e per sopportare interminabili orge sessuali che possono durare ore o addirittura giorni.

Com'è possibile appurare dalla fonte da loro stessi citata, l'articolo originale afferma:

Il "Chemsex" viene utilizzato nel Regno Unito per descrivere il sesso intenzionale sotto l'effetto di psicofarmaci, per lo più tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Si riferisce in particolare all'impiego di mephedrone, γ-idrossibutirrato (GHB), γ-butirrolattone (GBL), e metamfetamina cristallizzata. Queste droghe sono spesso usate in combinazione per facilitare le sessioni sessuali della durata di diverse ore o giorni con più partner sessuali.

Termini come «rapporti contro natura», «orge» e «sesso estremo» sono tutte aggiunte inserite di sana pianta dalla redazione di ProVita, così come l'articolo non parla di fantomatici «dolori dovuti a comportamenti contro natura».
È così che funziona la propaganda: si prende una notizia vera e la si modifica per ottenere il significato più congeniale a quello che si vuol far credere. Non a caso si passa poi ad insultare le persone affette da HIV, sostenendo che debbano sentirsi in colpa per aver contratto la malattia attraverso rapporti sessuali poco graditi alla combriccola di Brandi. Scrivono:

I risultati della ricerca riportano che si ricorre alle droghe anche per gestire i sentimenti negativi, come la mancanza di fiducia e di autostima e la stigmatizzazione della condizione di sieropositivi (e forse quelli che qualcuno ancora crede abbiano un senso e possano chiamarsi “rimorsi di coscienza”).

Non poteva mancare un passaggio dell'articolo volto a sostenere che i gay rappresentino un pericolo:

Una delle autrici dell’articolo, la dottoressa Hannah McCall afferma che la pratica “chemsex” è particolarmente diffusa tra gli uomini gay: «Probabilmente circa un quarto degli uomini gay che vengono in clinica dichiarano di aver fatto uso di droghe ”chemsex” nel corso dell’anno passato», ha scritto.
La McCall fa anche notare come tale pratica potrebbe facilmente estendersi anche alla comunità eterosessuale, così come avvenuto in passato con l’ecstasy, originariamente utilizzata solo in ambito omosessuale e successivamente diffusasi ovunque.

Nonostante non ci sia nulla di omofobo nel parlare di problemi legati alla salute (ma ci sia molta omofobia nello strumentalizzarli per ottenere stigma sociale utile a fini politici), l'articolo si chiude chiedendo:

È omofobo anche il British Medical Journal? O sono omofobi coloro che vogliono nascondere queste verità in nome dell’ideologia Lgbt?

Poco chiaro è chi vorrebbe nascondere un argomento di dominio pubblico (basti pensare a come lo scorso luglio anche il dr. Christian Jessen ne parlò apertamente in riferimento a un caso che lo vide coinvolto). Il problema è casomai rappresentato da chi cerca di sfruttare questioni di salute pubblica per fini politici, strumentalizzando ogni singolo fatto avvenga nel mondo per la propria propaganda.
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