Adinolfi si finge un martire e parla di censura, ma nel 2015 è apparso in televisione ben 142 volte


L'intera dialettica di Mario Adinolfi si basa sul vittimismo. Dice che lui non è libero di parlare, che esisterebbe un «pensiero unico» che non può essere contraddetto, che e c'è una «gaystapo» che osa contraddire la sua ideologia malata e che lui è un poveretto a cui viene negato il diritto di poter avere visibilità nell'affermare che lui e le sue due famiglie debbano avere maggiori diritti degli altri.
Il tutto attraverso il ricorso alle solite strumentalizzazioni e bugie. Classico è il suo sostenere che le unioni civili avrebbero un qualche cosa a che vedere con la maternità surrogata o il cercare di propinare l'idea fascista che vedrebbe nel termine «famiglia» un termine che non si riferisca tanto ad una formazione sociale quanto al sesso biologico. Se sei maschio e ti scopi una donna, puoi anche prendere a cinghiate tuo figlio e stuprare tua figlia ma per Adinolfi tu sei una vera famiglia (non come due mamme o due papà che amano i loro figli ma che lui sostiene non siano meritevoli di rispetto). Mi scuso per il termine volgare utilizzato, ma purtroppo per l'ideologia di Adinolfi a determinare la famiglia non è l'amore, ma l'atto sessuale fine a sé stesso. Che sia frutto di amore o stupro poco importa, cocì come non importa se i genitori amano o desiderano i loro figli: lui dice che l'unica cosa che importa è che degli spermatozoi ingravidano una donna.
Riguardo alla maternità surrogata, basta guardare i messaggi pubblicitari di tale pratica presenti sul suo giornale: quando si parla di 240 coppie all'anno che vi ricorrono, quante sono quelle gay? Forse lo 0,01 per cento? E alla perché far credere che sia necessario fermare i diritti dei gay per impedire un qualcosa che riguarda le coppie etero e che non è manco citato nel ddl Cirinnà?

Ma tornando al vittimismo adinolfiano, a sottolineare come l'uomo abbia sempre preso in giro i suoi seguaci è un messaggio pubblicato su Twitter proprio da Adinolfi, nel quale afferma: «Il mio 142esimo dibattito televisivo di quest'anno sarà anche l'ultimo del 2015, spero di non avervi annoiato».
Esatto, in un solo anno Adinolfi è apparso in televisione a sostenere la sua ideologia, con una media di un'apparizione ogni 2,5 giorni. Praticamente un assedio, spesso a spese del servizio pubblico e quindi anche delle sue vittime.
Se poi si aggiungono i comizi quasi quotidiani di Amato, le incursioni di Savarese, i rantoli della Miriano e gli articoli propagandistici di ProVita, ecco che si ha il quadro di una vera e propria colonizzazione ideologica portata avanti da un piccolo manipolo di violenti che hanno sfruttato potenti lobby per poter imporre il loro pensiero alla società.
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