Dinnanzi all'immobilismo e allo spreco di risolse, le associazioni lgbt scrivono al Governo


Dinnanzi ad una situazione di inaccettabile stallo legislativo ed un continuo spreco di risolse pubbliche, è a nome di tutte le principali associazioni lgbt italiane che il Coordinamento Torino Pride ha inviato una lettera aperta lettera al governo per denunciare l'attuale situazione:

Fedele alla propria mission, il Coordinamento Torino Pride, a nome delle 19 associazioni LGBTQI e non solo che rappresenta, ha incontrato l’assessore alle Pari Opportunità della Città di Torino Ilda Curti per poter far chiarezza sulla situazione della Strategia triennale di contrasto all'omofobia e transfobia e sulle motivazioni che hanno fatto sì che ad oggi non sia ancora stato pubblicato il portale LGBT previsto dalla strategia nazionale e realizzato dalla Città di Torino.
Il mandato alla Città di Torino è stato dato dall’Unar e dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio in quanto la Città di Torino è anche Capofila della Rete Nazionale Ready che ad oggi annovera quasi 100 adesioni di enti locali in tutta la Penisola.
Dalla riunione sono emersi molti punti che destano non poche preoccupazioni non solo nella comunità LGBTQI tutta ma anche fra tutti coloro che hanno veramente a cuore la salvaguardia dei diritti di tutte e tutti.
A fronte degli assi “sicurezza” e “lavoro” della Strategia che stanno procedendo più o meno senza intoppi, l’asse istruzione langue in un quasi totale immobilismo: la formazione nazionale è stata ostacolata in molti modi e ad oggi non solo in ritardo ma praticamente bloccata. Dalla formazione nazionale sarebbero dovuto essere lanciate le linee guida per quella regionale che di conseguenza non è neppure stata pianificata. La Città di Torino e il suo Servizio LGBT, responsabile di questo settore, ha avuto non poche difficoltà nell’interlocuzione con il livello nazionale. In parte questo è dovuto al fatto che dal 2014 non esiste più il Ministero delle Pari Opportunità, che fa capo alla Presidenza del Consiglio direttamente, e solo a fine 2014 è stata nominata come consigliera alle PO l’On.Martelli. Questo ha sicuramente determinato un “calo di autorevolezza” che si è poi riflesso nel rapporto con gli altri ministeri, MIUR in particolare, e con l’Unar.
La Città di Torino, che a contratto svolge un ruolo di “soggetto attuatore per conto del Dipartimento Pari opportunità e dell’Unar” ha avuto molte difficoltà nell’implementare parti della strategia (l’asse educazione in primis) ed ha quindi restituito al governo il proprio mandato sulla parte relativa all’Istruzione. Quindi da qualche mese la formazione nazionale e locale è nelle mani dei tre soggetti mandatari: Unar, Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e MIUR. Cosa stiano facendo nessuno ad oggi lo ha veramente compreso ma riteniamo gravissimo che per ragioni, che crediamo di intuire ma che non sono ufficialmente note, il lavoro iniziato non venga in alcun modo programmato. Ricordiamo che una società realmente accogliente ed inclusiva è quella che lavora per davvero nel contrasto delle discriminazioni di ogni specie e forma.
Il portale anti discriminazione LGBT messo a punto sempre dalla Città di Torino e dal suo Sevizio LGBT è stato consegnato puntualmente all’Unar e al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio a maggio 2015: a giugno è stata organizzata una conferenza stampa a Roma in cui si annunciava la messa online entro pochi giorni. Ad oggi il portale, che è costato circa 60.000 euro, non è online ed esiste la concreta presunzione che non lo sarà mai. Abbiamo saputo che al già costituito Comitato Scientifico che diede già parere favorevole alla pubblicazione, in un secondo momento vennero inseriti altri due soggetti provenienti non solo dal mondo cattolico ma addirittura dall’Università Pontificia. Forse le titubanze di questi soggetti, non previsti dalla convenzione ma che il governo ha lo stesso deciso di aggiungere alla commissione chiamata a giudicare il lavoro, hanno espresso un giudizio negativo??? Anche fosse così riteniamo la questione ridicola!
Il Portale è costato alla collettività ed ha tutti i requisiti, anche scientifici, per essere pubblicato. Riteniamo che le presunte difficoltà tecniche che i mandatari, Unar e al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, hanno incontrato siano a questo punto un pretesto per non pubblicare un “prodotto” pagato e che risponde alle richieste specifiche arrivate proprio dalla committenza. Ci chiediamo perché l’onorevole Martelli continui a non prendere una posizione chiara e pulita.
A questo punto chiediamo che il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e tutti i soggetti coinvolti nel progetto facciano chiarezza su questi punti e risolvano una situazione inaccettabile.
Allarmati anche dalle recentissime dimissioni di Giovanna Martelli, aggiungiamo che forse sarebbe anche arrivato il momento di ricostituire il Ministero Pari Opportunità che qualsiasi paese, che vanta di definirsi civile ha e che indiscutibilmente dovrebbe avere.
Commenti