Filippo Savarese insulta i partecipanti alla Marcia dei diritti


«Clamoroso flop della marcia lgbt pro unioni civili e stepchild adoption. Una causa senza popolo». «Noi nell'oceanica Piazza San Giovanni, i nostri amici in 50mq sotto al Colosseo. Perché noi siamo la maggioranza». Sono questi gli insulti con Filippo Savarese, portavoce dell'associazione omofoba La Manif pout tous, cerca di denigrare le centinaia di partecipanti che hanno preso parte alla Marcia dei diritti.
Il tutto senza dimenticare di affiancare citazioni dell'assessore regionale lombardo Cristina Cappellini o di Maurizio Gasparri, quasi come se simili personaggi potessero dare credibilità alla loro crociata contro i diritti della comunità lgbt o contro il contrasto alla violenza di genere nelle scuole.
Sappiamo bene come l'insulto sia l'ultima carta di chi non ha argomentazioni, come ben ci ricordò Maroni quando definì «quattro pirla» le migliaia di persone scese in piazza per protestare contro la politica omofoba del suo entrourage e contro i suoi convegni di disinformazione.

Eppure non passa giorno senza che quei gruppi si definiscano «maggioranza». Poco importa se la somma dei partecipanti ai Gay Pride superi di gran lunga i partecipanti al loro Family day o se i partecipanti alla Marcia dei diritti siano maggiori rispetto a quelli delle veglie organizzate dalle Sentinelle in piedi: nel mondo dell'omofbia ogni dati viene strumentalizzato per insultare l'avversario. Vuoi sposarti? Allora io cerco di impedirtelo dicendo che vuoi comprarti i figli! Vuoi essere protetto da chi picchia i ragazzi gay? Allora io dico che l'omofobia non è un problema e che i veri discriminati sono i cattolici. Alla fine la solfa è sempre quella, sempre più distante e remota da una qualsiasi discussione che possa essere reputata minimamente civile.
Si inventa la menzogna perché così sarà necessario spendere tempo e fatica per sfatarla, mentre la discussione di ciò che è davvero importante resta ferma. Non a caso oggi si spende più tempo spiegare come la fantomatica «ideologia gender» non sia altro che un'invenzione dell'integralismo cattolico piuttosto che spiegare l'importanza di garantire uguali diritti ed uguali doveri a tutta la popolazione.

Opinabile è anche il sostenere che sia una questione di numero. se così fosse, vogliamo forse parlare delle folle oceaniche che il duce riudiva a radunare? Dovremmo sostenere la necessità di tornare al fascismo perché quell'odio riempiva le piazze o dovremmo forse presumere che i diritti siano tali a prescindere da quanta gente si porti in piazza?
Anche se la maggior parte della popolazione riesce a deambulare con le proprie gambe, ciò non significa che abbia senso imporre le barriere architettoniche perché tanto chi ha bisogno di abbatterle è una minoranza. e lo stesso varrebbe da chi chiede uguali diritti (non privilegi, ma uguaglianza) anche a fronte di chi quei personaggi a cui fa piacere sostenere che la loro famiglia valga più delle altre.
Ed intanto la società si imbarbarisce, anche grazie al colpevole contributo fornito da chi sostiene che la violenza verbale e la discriminazione siano dei diritti.
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