Ha vinto Adinolfi


Mario Adinolfi ha vinto. L'Italia è ormai terra bruciata a fronte di una colonizzazione ibridologica che ha distrutto il tessuto sociale di un'intera nazione per gratificare quel giornalista che sta facendo odio vendendo odio. È stato lui uno dei primi a creare un'inesistente legame fra il ddl Cirinnà e la maternità surrogata, ossia quella pratica a cui accedono innumerevoli coppie eterosessuali ma che lui sostiene venga computa da madri puttane che danni figli illegittimi a froci immeritevoli di avere i suoi tessi diritti.
Eppure la sua idea (che non è nulla di più di un un plagio preso dai movimenti anti-gay francesi) è piaciuta perché i gay sarebbero stati discriminati e i loro figli non avrebbero avuto alcun diritto nel nome di un qualcosa che avrebbe potuto far colpo sui sentimenti di pancia della gente. Dato che non c'è una sola ragione per cui lui e le sue due mogli debbano avere più diritti di una coppia gay, non c'era altro modo per imporre la discriminazione che inventarsi una bugia.
E quella bugia ha funzionato, dato che il Secolo XIX afferma con soddisfazione che i figli dei gay nati da precedenti relazioni non avranno diritti. Saranno resi orfani perché non piacciono ad Adinolfi e saranno costretti pagare tasse che garantiscano privilegi alle sue figlie. Lui è a posto (in fondo i suoi diritti mai sono stati messi in discussione durante le sue operazioni a danno dei diritti altrui) e gli altri se ne possono anche andare a quel paese dato che la loro sofferenza gli permetterà di vendere sempre più copie di quella schifezza che lui chiama giornale.

Grazie a lui, i gay potranno avere unioni da cui è già stato tolto qualsiasi riferimento al matrimonio e da cui pare verrà stralciata anche la stepchild adopion. In altre parole, saranno unioni ghetto che non serviranno a nulla e che non godranno neppure della benché minima garanzia costituzionale. In una parola, sono unioni che è meglio non contrarre perché basate sul concetto che Adinolfi e delle sue due mogli valgano di più solo perché ad Adinolfi piace la gnocca.
E tutto questo perché? Perché un gruppo di femministe ha credito alle sue bugie e ha scritto una lettera al governo sostenendo che i gay non devono avere diritti perché così saranno solo gli eterosessuali poter sfruttare le donne e affittare il loro utero. Sì, esatto, quelle stesse femministe che Gianfranco Amato sarebbero l'origine del fantomatico «gender».

Un minimo di buonsenso le avrebbe dovute quantomeno portare a capire che in quella legge non c'era alcun riferimento alla procreazione assistite, eppure ha vinto il pregiudizio e l'ignoranza. A loro poco importa se i gay sarebbero comunque dovuti andare in Canada, dove le regole sono ferree, mentre anche oggi glie etero possono tranquillamente sfruttare la povertà di russe e indiane (i cui servigi vengono venduti dallo stato con garanzia di anonimato ai soli eterosessuali). Ma tutto ciò non conta, l'importante è che il figlio naturale di un gay venga discriminato mentre Adinolfi ha la possibilità di andare in Russia anche domani e tornare con una serie di bambini che non vedranno mai riportato sull'atto di nascita il nome della madre (Putin lo permette).

E che succederà ora? Magari quelle persone che hanno visto i loro diritti calpestati nel nome di quattro donne che non si sono neppure informate su quello che andavano a chiedere voteranno Alfano. Magari lo voteranno in blocco proprio per assicurarsi che Adinolfi diventi il ministro della Famiglia e che la Miriano si occupi delle pari opportunità. Così, giusto per essere certi che alle femministe venga imposta con la forza la sottomissione al marito voluta dalla Miriano, mentre Adinolfi le vieterà il divorzio anche se il marito le massacrerà di botte da mattina a sera. In fondo l'integralismo non danneggia solo i gay, basta far passare il turno e veder chi è il prossimo che sarà danneggiato. Funziona così.
In pratica sarebbe guerra civile. Una guerra che di fatto già si combatte anche oggi con gruppi ideologizzato che calpestano i diritti altrui nel nome della loro disinformazione, mentre quattro persone ideologizzate muovono i fili per decidere a chi toccherà imporre una condizione di vita peggiore.
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