Intervista a Gabriele Piazzoni, il nuovo segretario nazionale di Arcigay


Si è recentemente svolto il congresso nazionale di Arcigay con il conseguente rinnovo delle cariche sociali. Flavio Romani è stato riconfermato presidente mentre Gabriele Piazzoni è il nuovo segretario. Una carica che, dopo la riforma dello statuto attuata dal congresso, acquisisce il ruolo di rappresentanza politica dell'associazione. Lo abbiamo incontrato.

Che cosa comporta il nuovo ruolo di rappresentate politico di Arcigay?
Per me è una grandissima responsabilità: significa rappresentare il lavoro di tantissime persone che da Torino a Bari, da Bolzano a Ragusa, ci mettono la faccia, l’entusiasmo e la passione. Arcigay è una realtà importante che può fare la differenza nel rendere l’Italia un Paese più civile e democratico e noi ce la metteremo tutta perché sia così, in tutte le città e nel confronto con la politica e le istituzioni da cui ci aspettiamo fatti e meno parole, anzi, in questo caso, meno tweet.

È difficile non notare come tu abbia solo 31 anni. Credi che la tua età ti porti ad avere un'idea del movimento diversa da quella delle origini?
Considera che Arcigay quest’anno ha compiuto 30 anni, quindi siamo coetanei, si può dire, con una battuta, che siamo cresciuti insieme. L’Italia del 1985 era molto diversa da quella del 2015 e questo è anche grazie ad Arcigay e al movimento LGBTI. Grazie a questo lavoro immenso fatto da decine di migliaia di attivisti e volontari, oggi possiamo guardare al futuro e alla nuove, grandissime, sfide. La vittoria, ne sono convinto, è davvero a un passo.

A tuo parere, quali sono le principali priorità politiche a tutela dei diritti delle persone lgbt?
Abbiamo quattro grandi priorità: la legge per l’uguaglianza delle nostre coppie, il contrasto all’omofobia e alla transfobia, il ritorno alla mobilitazione, la difesa della scuola libera e laica. E per raggiungere questi obiettivi vogliamo lanciare la grande sfida della partecipazione perché più diritti per le persone LGBTI vuol dire più uguaglianza per tutti.

Che idea ti sei fatto del convegno con cui alcuni gruppi integralisti stanno cercando di creare isteria attorno ad una fantomatica "ideologia gender"?
Non esiste alcuna ideologia gender, esistono i gender studies (parte dei cultural studies) che sono parte integrante del programma di studi in numerose università italiane e che qualcuno strumentalizza, fraintende, confonde e cita a sproposito. Questa strumentalizzazione ricorda molto le mistificazioni sul complotto giudaico-massonico inventato dai nazisti. Chi sta portando avanti questa guerra ideologica ha un volto ha un nome chiarissimi: i nuovi fascisti che non perdono occasione per attaccare le persone LGBTI ogni giorno. Da una parte c’è l’estrema destra, dall’altra i cosiddetti moderati che per convenienza politica soffiano sul fuoco della violenza. Contro questa deriva Arcigay costruirà una vasta alleanza trasversale.

Le preannunciate denunce della Giannini non sono mai partite. Non avrebbe senso adottare vie legali contro chi propaganda il pregiudizio ricorrendo troppo stesso ad affermazioni false e decontestualizzate?
Serve una grande battaglia culturale nelle città, con gli studenti, nella società e nelle istituzioni che per prime dovrebbero sentire il dovere di contrastare queste falsità e queste teorie violente ed estremiste. Non abbiamo paura: fronteggeremo questi seminatori d’odio con tutti i mezzi opportuni, come giustamente sottolinei, perché siamo convinti di una cosa: che noi insieme alle persone di buon senso, siamo la maggioranza di questo Paese. Nei prossimi mesi vogliamo organizzare a Roma una grande conferenza nazionale con i sindacati e le associazioni degli studenti e le rappresentanze dei docenti e dei genitori per rilanciare la nostra idea di una scuola libera e laica, che poi è quella di cui parla la Costituzione. Ovviamente i primi ad essere invitati saranno Renzi e Giannini.

Su Facebook racconti di un tuo amico che è stato sottoposto alle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità, pratiche ancor oggi promosse da una certa stampa cattolica. Qual è la tua opinione di chi preferisce additare la differenza come "una malattia" piuttosto che accettarla?
Che è il nostro avversario più grande. E che combatteremo con ogni mezzo per portarlo fuori dall’ignoranza, dalla paura e della rabbia. Noi vogliamo riparare una cosa, l’Italia della violenza e della discriminazione per trasformarla nell’Italia dei diritti e dell’uguaglianza per tutti.
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