Pago le tasse e voglio che lo stato ganantisca il mio diritto fondamentale alla pari dignità


«Preferisco vedere più un bambino così che in un Gay Pride». Ed ecco spuntare l'immagine di un bambino che viene costretto a recitare un rosario, quasi come se l'essere cristiani sia in incompatibile con l'essere gay (forse motivo per cui chi osa sostenere il resto viene fatto tacere con azioni squadriste di censura nazista).
Ci sono gli insulti alle transessuali (definiti «uomini travestiti da donne»), si inneggia a Roberto Fiore perché razzista verso gli immigrati, si dice che i problemi sono veri solo se riguardano gli eterosessuali (precisando anche come i diritti non servano se non riguardano gli etero) prima di lanciarsi nel sostenere che i gay vadano separati per salvaguardare la specie. Ovviamente dicono anche che i loro movimenti sono tutti pacifici e veri difensori del diritto di opinione (e per loro l'"opinione" è il sostenere che i gay debbano essere privati del diritto alla vita), ma poi sono i primi a mettere alla gogna chiunque osi affermare un qualcosa che contrasti con la loro ideologia.
Più grave è la diffusione di falsità, come il cercare di propagandare l'idea che i gay siano esserei cattivi che vogliono impedire agli altri gay di potersi "curare" e "diventare" eterosessuali, il sostenere che l'eterosessualità sia sinonimo di normalità o che la Costituzione debba essere rivista dopo aver ridefinito la famiglia come un qualcosa basato solo sulla diversità del sesso a scopo riproduttivo.
Un altro filone è l'insulto gratuito. Si prendono fotografie decontestualizzate e le si affiancano con frasi come «Chi non darebbe dei bambini in adozione a questi personaggi?». Oppure immagini scherzose che vengono spacciate per vere con commenti del tipo: «Tutto normale, fa parte del progresso». Persono chi cammina semplicemente per strada viene deriso con didascalie come: «Affidategli anche dei bambini, è normale, su, non siate retrogradi».
Questi sono solo i post più recenti (e probabilmente neppure i peggiori) pubblicati dal gruppo d'odio presente su Internet denominato "No ai matrimoni gay". Basta sfogliare quelle pagine per osservare come ogni singolo post abbia lo scopo di diffamare, insultare e istigare all'odio verso le persone omosessuali sulla base di decontestualizzazioni, bugie e insulti.

Se è vergognoso che Facebook abbia tolto la voce al Gruppo Gionata mentre tollera questi criminali, va detto che Facebook è un'azienda privata e purtroppo può fare ciò che vuole sino a quando non verrà ritenuto responsabile di un reato. Noi però non paghiamo le tasse a Facebook ma le paghiamo alla Repubblica Italiana, una repubblica in cui la Carta Costituzionale sancisce che è obbligo della Repubblica il garantire la pari dignità a tutti i cittadini indipendentemente da sesso, razza o condizione personale. La Carta è chiara nel dire che non c'è discrezionalità, ma c'è un obbligo da parte dello stato.
Se poi si aggiunge come questi gruppi stiano istigando un'odio che sta seriamente mettendo a rischio l'incolumità delle persone lgbt (ormai sempre più a rischio di aggressioni ed atti violenti anche grazie alla legittimazione fornita da queste realtà), allora c'è da chiedersi perché non sia la Procura ad indagare sui responsabili di queste pagine dato che in questi casi non dovrebbe servire neppure una denuncia: se la minaccia riguarda un gruppo di persone, l'intervento della Procura dovrebbe essere d'ufficio.
I gay pagano e le tasse e meritano che il loro diritto alla pari dignità sia garantito anche dinnanzi a chi ritiene che l'orientamento sessuale possa essere motivo di discriminazione. Ancor più se quelle posizioni vengono diffuse mediante notizie false, portandoci nel caso in cui non si sia dinnanzi ad una lecita libertà di opinione ma dinnanzi ad una propaganda discriminatoria con tanto responsabilità penali.
Quindi dov'è lo stato? Perché dobbiamo sopportare che della gente ci insulti quotidianamente solo perché si divertono a creare condizioni in cui altre persone rischiano di essere aggredite o uccise?
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