Per Adinolfi la Russia è un modello da seguire


«In Slovenia la Chiesa è scesa in campo. Per fermare il ddl Cirinnà serve ora l'impegno dei vescovi italiani». È questo il messaggio che Mario Adinolfi ha lanciato nel corso di un'intervista ad IntelligoNews.
Il riferimento è ovviamente al referendum sloveno con cui la comunità gay è stata privata del diritto ad un riconoscimento giuridico delle proprie unioni, motivo per cui viene la pelle d'oca nel leggere termini come «grande soddisfazione» o «vittoria enorme». Da ieri qualcuno ha perso il diritto ai suoi diritti e c'è chi festeggia nell'averglieli tolti.

L'intervistato passa così a sostenere che quello sia uno dei Paesi al quale ispirarsi e che «la Slovenia ha 272 km di confine con l’Italia, quindi è messaggio che dovrebbe arrivare quasi per osmosi nel nostro Paese. Si tratta di un popolo che si batte e di una scelta che viene presa sul piano democratico, non con operazioni giurisprudenziali. Abbiamo poi un responso netto, insomma si vince con 34 punti di distacco».
Adinolfi non ha mancato di parlare di complotti orditi ai danni degli eterosessuali da gruppi violente che vorrebbero permettere anche alle persone a lui poco gradite di poter avere una vita dignitosa, anche contro il pregiudizio di chi è felice con le sue due moglie e figlia avuti da vari matrimoni (ma se è un gay a vivere la sua situazione, allora bisogna impedire che i piccoli abbiano diritti). Dice:

Ci sono stati due referendum su questo tema irlandese quello sloveno, ovviamente su quello irlandese hanno aperto le prime pagine dei giornali. Dal punto di visto mediatico si capisce la lobby da quale parte lavora. In Irlanda la Chiesa non si impegnò, arrivò persino a “comprendere le ragioni” dei proponenti del matrimonio omosessuale. La Chiesa slovena non solo si è impegnata ma ha ricevuto anche incoraggiamento esplicito di Papa Francesco. Quindi a me viene da riflettere su una questione: c’è una battaglia in corso, in Italia per il 27 gennaio è stato calendarizzato il ddl Cirinnà -che scimmiotta matrimonio gay e legittima de facto la pratica dell’utero in affitto- quindi abbiamo bisogno in questo momento di parole chiare dalla nostra Chiesa italiana.

L'invito ad un'ingerenza da parte della Chiesa viene più volte ribadita. Nonostante il concordato che garantisce un flusso continuo di fondi pubblici nelle tasche del Vaticano vieti qualunque interferenza con la vita del Governo, Adinolfi auspica che la Chiesa Cattolica scelga di macchiarsi di un crimine contro l'umanità nel legittimare quei distingui di stampo fascista che lui vorrebbe immettere nella società. Dice: «Noi dobbiamo organizzare una resistenza con tutte le forze che ci sono in campo, quindi io chiedo esplicitamente alla Chiesa di pronunciarsi con nettezza prima del dibattito parlamentare affinché sia chiara un’indicazione ai parlamentari cattolici».

Nel finale non poteva mancare la solita promozione dell'omofobia russa:

C'è un vento da est molto netto, basta guardare alla Slovenia, alla Polonia, alla Russia e all’Ungheria. Ma ci tengo a sottolineare il ruolo dell’Italia che è decisivo. La resistenza in Italia è tre anni che si manifesta, il ddl Cirinnà fu il primo disegno di legge presentato nella nuova legislatura apertasi nel 2013. Quindi anche questo Paese ha degli anticorpi. E questa controffensiva può passare anche in altri Paesi, a partire da Francia e Spagna. Le politiche socialiste europee contro la famiglia portano infatti ai fallimenti dei leader socialisti europei. Renzi deve cogliere questo messaggio .

Ma dato che al peggio non c'è mai fine, Adinolfi non ha mancato di insultare chi si batte per i propri diritti. Come da prassi, ha anche sostenuto che lui che i gay non vogliono sposarsi perché sono tutti profondamente convinti che le sue due famiglie debbano avere più diritti delle loro. Parole ovviamente false e diffamatorie che però lo portano a sostenere che non ci sia nulla id male nel fare delle male agli altri, un po' come se si andasse in giro a dire che ai ricci piace essere schiacciati dalle ruote della macchine quindi gli si fa un favore ad investirli. Parlando di una stampa che non gli concederebbe abbastanza spazio (in fondo è in televisione a spese dei contribuenti solo quasi ogni giorno) afferma:

Questa è un’operazione mediatica di una lobby di generali senza esercito. La recente “marcia nazionale per i diritti”, tenutasi sabato 12 dicembre a Roma, ha visto partecipare appena 200 persone. Ora se ricordiamo piazza San Giovanni con un milione di persone capiremo da che parte va l’opinione pubblica che non è rappresentata dai giornali.

Naturalmente si potrebbero contestare le cifre (chi sostiene che la sua piazza sia riuscita a contenere più del doppio delle persone permesse dall'area calpestabile, poi non può dividere per cinque i numero annunciati dagli altri, ndr) ma soprattutto si può contestare il sostenere che i diritti dipendano dai numeri. Per fare un esempio, se le persone in sedia a rotelle sono meno numerose di quelle che camminano, ciò non significa che sia giusto costruire barriere architettoniche. ma forse il concetto di diritto e di democrazia pare sfuggire a chi vive per privare gli altri dei diritti di cui lui già gode.
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