Polonia e Ungheria scelgono l'omofobia: la libera circolazione in Europa diventa un privilegio dei soli eterosessuali


Secondo il quotidiano spagnolo ABC, la Polonia e l'Ungheria avrebbero affossato un accordo europeo volto a riconoscere i diritti patrimoniali ad ogni tipo di matrimonio e unione riconosciuti all'interno dell'Unione europea, compresi quelli tra persone dello stesso sesso. In altre parole, se una coppia sposata in Francia dovesse trasferirsi in Ungheria, la loro unione garantirebbe il passaggio dell'eredità al coniuge anche qualora la legge nazionale non riconosca quell'unione.
Vien da sé che si tratti un un atto dovuto qualora si voglia che la libera circolazione non diventi un privilegio riservato ai soli eterosessuali. Ma così pare che sarà dato che l'Ungheria e la Polonia hanno fatto leva sulla loro omofobia per impedire un diritto basilare come questo.
I due Paesi sostengono che tale atto violerebbe il principio di autonomia degli Stati in materia di diritto di famiglia, motivo per cui se un gay dovesse osare mettere piede sul loro territorio, sostengono sia un loro diritto poter ignorare la loro unione ed appropriarsi indebitamente dei loro soldi.
Il ministro della Giustizia del Lussemburgo, Felix Braz, ha commentato: «Oggi non ci resta che constatare il fallimento dei negoziati. Non c’è un accordo politico unanime». Il suo collega svedese, Amdres Ygeman, pare invece intenzionato a passare al contrattacco per evitare una palese discriminazione.

Soddisfazione alla notizia è già stata espressa dall'associazione ProVita Onlus, pronta a sostenere che la violazione dei diritti patrimoniali dei gay faccia parte della loro fantomatica «difesa della famiglia tradizionale». E non è certo la prima volta che il gruppo integralista si interessa al patrimonio dei gay: già in passato il loto presidente, Toni Brandi, dichiarò che i matrimoni gay fossero da impedire perché altrimenti non si avrebbero avuti strumenti legali per poter impugnare i testamenti, impedendo così a lontani parenti eterosessuali di potersi appropriare di ciò che un gay aveva magari lasciato al proprio compagno nel suo testamento.
Se si considera poi come vogliano negare la pensione di reversibilità ai gay mentre pretendono che loro contribuiscano a pagargliela, sempre più evidente è un tentativo di sfruttare l'omofobia per creare una nuova forma di schiavitù che possa conferire vantaggio economici attraverso la violazione della volontà personale (perlomeno di chi non condivide il loro stesso orientamento sessuale).
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