Amicone chiarisce le sue priorità: Dio, Patria ed eterosessualità


«Onore alla Chiesa del cardinal Bagnasco, alle sue parole vigorose e realistiche, e ancora una volta onore alla Lombardia dei laici alla Bobo Maroni. Tutti idealmente e appassionatamente insieme all’altra e consistente Europa che rifiuta di stare nel gregge condotto dal commissario Ue e dall'inquilino (per fortuna uscente) della Casa Bianca». Rispolverano saluti dall'aria fascista, è così che Luigi Amicone conclude il suo editoriale con cui invita tutti lettori di Tempi a scendere il piazza per sostenere che l'amore non abbia nulla a che vedere con la famiglia.

Intenzionato a riscrivere la Costituzione in una chiave più discriminatoria, il direttore del periodico integralista si lancia nella moda del momento e afferma che la Costituzione Italiana garantirebbe la piena supremazioa razziale si chi si dichiara eterosessuale. La sua fantasia lo porta a sostenere che:

Non abbiamo molti dubbi su cosa accadrà di qui al 30 gennaio, quando il popolo del Family Day invaderà pacificamente Roma dopo che il Quirinale ha ricordato al governo Renzi che, così com’è, la legge Cirinnà è incostituzionale perché le “unioni civili” sono il “matrimonio gay” camuffato con un altro nome, mentre già nel 2010 la Corte costituzionale sentenziava che «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso».

Detto che l'unica cosa che gli importa è che un uomo si porti a letto una donna per avere dei diritti, Amicone si lancia anche in una noiosa dissezione colta a sostenere che l'Italia si basi sull'omofobia, giungendo sino a lamentarsi di chi osa aver da ridire sui governi che mettono a morte i gay:

Siamo italiani. Popolo che per quanto sia stato vessato e impoverito in un ventennio di sovranità limitata, conserva nel suo Dna il gusto della libertà, pace, bellezza, originalità, che tengono testa all’omologazione e alle correnti artiche nichiliste e belluine. Quell’italietta di professorini complessati nei confronti dei cosiddetti “paesi progrediti” se lo dovrebbe ricordare: l’Italia non ha nulla da invidiare alla tecnocrazia puritana e moralista che impone al mondo la “religione” dei diritti riproduttivi e gay, e specialmente cerca di imporla ai popoli del terzo mondo col vile ricatto sugli aiuti umanitari.
Siamo italiani, siamo il popolo più tollerante del mondo, non ci interessa con chi una persona s’accoppia. Ma non siamo scemi. Sappiamo cos’è un uomo e cos’è una donna. Ci fa schifo il commercio degli uteri e dei bambini. Sappiamo bene che, per quanto essa sia un’istituzione sociale in crisi (grazie anche alla ostilità che le riservano i poteri ricchi e viziosi), la famiglia è la cellula fondamentale di ogni società e l’istituzione matrimoniale una conquista civile orientata a proteggere la procreazione e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. Il matrimonio non è stato inventato per riconoscere l’“amore”. Giacché in “amore” ciascuno fa come gli pare. E non è che siccome uno “ama” due donne e il vicino di casa, allora tu fai il “matrimonio egualitario”. Oggi con due identici, domani con l’harem. Perché se fai così, non è vero che progredisci. Se fai così, regredisci alla schiavitù della donna e dei bambini.

L'unica schiavitù pare però essere quella con cui si legittima il Family day, ossia il sostenere che le persone non possano decidere ma debbano eseguire ciò che viene detto loro secondo schemi fissi che non possono venire incontro agli altri. Dato che Amicone preferisce le ragazze, allora tutti gli uomini devono fare altrettanto. Se la Miriano si dice felice nell'essere sottomessa all'uomo, ecco che tutte le donne devono fare altrettanto. L'identità viene annientato perché comprendere le differenze è una fatica inutile per chi preferisce marciare con il passo dell'oca senza porsi troppi problemi.
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