Atelaia ci informa che esiste una scienza e una «scienza cristiana»


Nel 1991 Simon LeVay condusse alcuni esperimenti sulle possibili cause dell'omosessualità e riassunse i risultati in un libro dal titolo "Gay, Straight, and the Reason Why. The Science of Sexual Orientation". Oggi, a 25 anni di distanza, quei risultati vengono ancora utilizzati per le più diverse tesi: se L'Espresso ne deduce che l'omosessualità sia innata, ProVita cita quei medesimi dati per sostenere che non vi sia alcun dubbio sul fatto che l'omosessualità debba essere ritenuta scelta volontaria. Il tutto, ovviamente, per giungere alla tesi che sia giusto colpevolizzare chiunque abbai un orientamento sessuale diverso dal loro.

Ma com'è possibile che i medesimi dati possano condurre a due tesi diametralmente opposte? A spiegarcelo, seppure involontariamente, è un articolo pubblicato da Atelaia dal titolo "Omosessuali si nasce? Facile a dirsi… ma non è così". Ecco, dunque, che anche loro sposano la tesi che vede nell'omosessualità una sorta di patologia che non deve essere assolutamente annoverata fra le caratteristiche naturali della persona, motivo forse che li spinge a deridere i gay attraverso la scelta di un'immagine di un uomo che indossa infradito rosa e smalto sulle unghie.
E su che basi tutto questo? A spiegarcelo è già il sottotitolo: «Uno scienziato americano rilancia la tesi della predisposizione biologica all'omosessualità. Gli esperti cattolici: è uno studio sbagliato».
Tralasciando come si sta parlando di una tesi ipotizzata un quarto di secolo fa (quindi non propriamente rilanciata l'altro ieri), apprendiamo dell'esistenza di «esperti cattolici» che si oppongono agli esperti normali. C'è dunque una scienza e una scienza cattolica, dove quest'ultima deve basare la propria verità sui pregiudizi e non sull'osservazione dei fatti?
Il solo fatto di ritenere che le credenze religiose di uno scienziato possano interferire sulle sue tesi è già di per sé una grave denuncia, soprattutto quando quelle tesi vengono rilanciate con lo scopo di danneggiare i diritti altrui grazie a chi vuole legittimare la colpevolizzazione delle persone per le loro caratteristiche naturali.
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