Il Ddl Cirinnà legittimerà la violenza e la discriminazione dell'integralismo cattolico?


Spesso, in Italia, chi decide le leggi non è il Palmento ma la Chiesa Cattolica. Ed è così che nei mesi scorsi la proposta di legge sulle unioni civili è stata formerete indebolita attraverso la sostituzione dell'equiparazione con il matrimonio ad un vago riferimento all'articolo 2 della Costituzione. I promotori della norma hanno sostenuto che non cambiasse nulla e che quello fosse solo un metodo per far placare le proteste da parte porporati.
In realtà il cambiamento c'è e non è da poco, dato che le coppie gay verrebbero esclude da una tutela costituzionale e rilegati in una cacofonica definizione di "formazioni sociali speciali". Eppure pare che i guai non finiranno con una limitazione delle garanzie, dato che l'integralismo cattolico ci sta già mostrando come la loro modifica verrà utilizzata per tramutare il ddl Cirinnà in una nuova legge che ricorderà da vicino quelle sulla razza approvate in epoca fascista.

Giorvanardi e Gandolfini hanno recentemente scritto una lettera di protesta con cui si chiede l'immediata censura di uno spot realizzato da Disney Junior che viene accusato di non discriminare a sufficienza le famiglie gay. Nelle loro motivazioni scrivono:

In Italia, non esiste il cosiddetto matrimonio gay, esistono convivenze omo ed eterosessuali che rientrano nella fattispecie prevista dall’articolo 2 della Costituzione, ed esiste una sola forma di istituto familiare 'società naturale fondata sul matrimonio' (art.29).

Ecco dunque che quella modifica pare divenire il perno attorno a cui l'integralismo cattolico intende far leva per alimentare odio e discriminazione verso la famiglia gay, sostenendo che la Costituzione riservi maggiori diritti alle loro famiglie. Sono ormai mesi che quella gente è all'opera nel tentativo di riscrivere in chiave discriminatoria la nostra Costituzione, così come si nota già dal loro sostenere che la «famiglia naturale» non sia quella dettata dalla natura ma quella che loro dicono debba essere ritenuta tale (ossia basata sulla presenza di una persona dotata di un pene e di una persona dotata di vagina, indipendentemente dai progetti comuni o dai rapporti fra di loro). Il ddl Cirinnò ora rischia di legittimare quella loro visione ideologica che scuola la famiglia di qualunque significato sociale, riproponendola come un qualcosa di basato esclusivamente sulla riproduzione sessuale.

Già nel 2010 la Corte Costituzionale ha chiaramente stabilito come la Carta non preveda alcun vincolo alle leggi dello stato, motivo per cui nel 2014 La Russa chiese una modifica costituzionale per inserire un divieto che none era previsto. Ecco dunque che quella differenza non c'è, ma la si vuole introdurre.
E se è pur vero che non ha ritenuto incostituzionale il divieto ai matrimoni gay inserito nel Codice Civile, è altrettanto vero che ha demandato al Parlamento il compito di riempire il vuoto normativo e di decidere se introdurre il matrimonio egualitario o se optare per un istituto «equivalente» al matrimonio.
Negli ultimi sei anni il governo non ha dato seguito a quella richiesta e a quella violazione dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ora pare suggerisca una norma che non ha nulla di equivalente, così come confermato da quella stessa gente che sta alimentando l'odio e la violenza verso i gay.
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