La rivoluzione antropologia di Adinolfi e il mondo peggiore che vuole lasciare ai suoi figli


«È in corso una vera e propria rivoluzione antropologica». È questo uno dei tanti slogan che fanno parte dell'arsenale ideologico con cui Adinolfi (e vari altri camerati della sua banda) vogliono rendere il mondo un posto peggiore in cui far crescere i propri figli.
Per confutare una simile teoria basterebbe chiedersi da quando sia una rivalutazione antropologica il riconoscere ciò che già esiste. Le famiglie gay già esistono. I bambini che crescono in famiglie omogenitoriali già esistono. Quello che non c'è è solo il riconoscimento della realtà e la tutela dei più deboli. La richiesta dei gruppi integralisti è che l'omosessualità venga stigmatizzata e che i gay siano costretti a vivere in una condizione di perenne discriminazione, mentre si sostiene il suo aver messo incinte due donne debba conferire a lui e alla sua prole i diritto di negare pari dignità ad identiche situazioni familiari.
Se è comprensibile che per un personaggio simile e per la sua condizione fisica (di cui spesso si è ventato di essere l'artefice, dato che sostiene di non aver disfunzioni ma di essersi ridotto così solo perché gli piace mangiare) possa risultare un vanto l'essere riuscito a trovare una donna disposta a fare sesso con lui, ma da qui a chiedere che ciò gli debba conferire diritti esclusivi ne passa sotto i ponti. E il riferimento alla sua fisicità non vuole essere un insulto, ma una semplice considerazione di una condizione innaturale di chi invoca una presunta «leggi naturale» per discriminare gli altri. Ebbene, in natura non esiste una sola specie animale che accumuli più di quanto gli serva per il sostentamento, mentre lui è la prova vivente di come l'uomo possa permettere che qualcuno mia di fame mentre qualcun altri mangia più del necessario. In natura le adozioni gay sono una realtà in centinaia di specie. In natura nessun animale uccide l'altro perché la pensa diversamente, ma lui stesso è in prima fila nel chiedere che gli islamici siano uccisi perché credono in un Dio diverso dal suo.
A dirlo è quella tessa persona che si dice cristiano e che usa Dio come arma per togliere dignità alle famiglie, per colpire i bambini che non avranno pari tutele legali o per alimentare quell'odio che sta portando a registrare centinaia di aggressioni omofobe in tutta l'Italia. Lui, che forse non sa eppure cosa sia il cristianesimo, usa Dio per cercare di avere potere politico e soldi. Ed intanto chiede che le altri siano bombardati perché fanno ciò che lui fa in prima persona.
L'elenco potrebbe poi proseguire all'infinito. Dice di non avere voce ma poi compare in televisione quasi quotidianamente, si dice difensore della "famiglia tradizionale" ma poi lui ne ha due, dice di voler "difendere" i bambini ma poi liquida la figlia su Facebook dicendo che non andrà al suo concerto perché ha cose più importanti da fare...
In realtà basterebbe questo a capire che Adinolfi è una contraddizione di sé stesso, un violento che vuole vendere odio in cambio di soldi. Lo ha già fatto quando fondò The Week (il giornale in cui sosteneva che tutti i mali del mondo derivassero da quelle persone che lui chiamava «vecchi») o e lo ha fatto con La Croce (un prodotto editoriale che vive solo sulla legittimazione dell'odio omofobico). In entrambi i casi la figura di riferimenti era sempre lui: i «vecchi» erano quelli nati prima di lui e i «pervertiti» cono quelli che hanno un orientamento sessuale diverso dal suo. Lui è il meglio, gli altri merde da denigrare per soldi.

Tornando all'affermazione da cui siamo partiti, la sua carriera nel mercato del commercio dell'odio è ciò che sta danneggiando l'intera collettività. È lui il capo di una vera rivoluzione antropologica in cui la famiglia non è più un luogo di amore, ma un mero posto in cui l'unica cosa che conta è che ci sia una persona dotata di un pene e di una persona dotata di vagina. Il resto è ininfluente.
Siamo dinnanzi all'indifferenziato sociale, in cui pare non c'è più differenza dinnanzi ad un figlio nato da un atto d'amore o da uno stupro, importa solo che sia nato da un atto eterosessuale. E la sua famiglia deve essere quella eterosessuale, non quella che lo cresce, lo educa e gli garantisce ogni bene.
I ruoli non servono più. Non serve più l'impegno, non serve più l'amore, non serve più nulla: è l'eterosessualità a fare una famiglia. L'identità e la dignità umana vengono ridotte ad un pene e una vagina. Nulla di più.
Ma, cosa ancor più importante, la famiglia non è più un luogo in cui crescere felici ma una rivendicazione ideologica in una battaglia dove la propria identità si basa sulla negazione della pari dignità altrui. Non si è più famiglia perché ci si prende cura gli uni degli altri, si è famiglia perché si va in piazza a chiedere che le altre famiglie non siano riconosciute tali.
Quello che ne esce è un mondo peggiore. Peggiore per tutti, non solo per quei gay che verranno emarginati o spinti al suicidio nel suo nome. È un mondo peggiore anche perché nessuno combatte più per i propri diritti ma contro gli altri. In cui i bambini diventano merce di scambio ideologico. In cui l'educazione diviene indottrinamento volto a garantire un mondo meno eguale ed aperto alla vita.

Il grande problema di questa ideologia è che Adinolfi non si accontenta di dire alla figlia che può ritenersi fortunata ad essere nata in una famiglia eterosessuale prima che il padre la abbandonasse per farsi una nuova famiglia con un'altra donna, Adinolfi pretende che qualsiasi formazione sociale diversa dalla sua seconda famiglia sia vietata per legge. Insulta chiunque non viva nello schema da lui deciso e introduce nel dibattito politico distinguo che parevano essere morti con la morte del fascismo.
Una vera e propria manna per qualunque politico incompetente. Promettere lavoro ai disoccupati è una cosa complicata, perché poi poi bisognerà attivarsi per politiche che giungano a risultati tangibili. L'opportunità di ottenere consensi promettendo odio e discriminazione è invece molto facile. Non serve neppure impegno, basta insultare deliberatamente il prossimo e negargli pari dignità.
Quo nessuno promette nulla, qui tutto chiedono consensi nel nome dei diritti che cereranno di negare agli altri. Si chiede di non concedere alcuna tutela ai figli altrui, si spergiura che alcune famiglie non avranno mai pari dignità. Siamo alla violenza, non in una società civile!

Giusto pochi giorni fa un aspirante politico di Ravenna si è lanciato in assurde esternazioni sulle unioni civili prendendo in prestito le parole di Adinolfi. Il candidato sindaco è arrivato a persino presentare un ordine del giorno con scritto:

Mentre il nostro paese registra un calo costante di matrimoni civili e cattolici, le coppie gay si battono per ufficializzare la propria unione, anche se i numeri nei paesi ove questo è possibile mostrano una quota del 10% di coppie omosessuali che hanno contratto il matrimonio. Di fatto il riconoscimento tra persone dello stesso sesso aprirebbe le porte alle adozioni. In modo molto semplicistico si afferma infatti che un bambino starebbe meglio tra le mura domestiche con una coppia gay, piuttosto che in un orfanotrofio. Peccato che le richieste di adozione delle coppie etero sessuali rimangano molte volte disattese per problemi dovute alla burocrazia o alle lentezze amministrative.

A lui hanno risposto due ragazzi che, in una lettera aperta, hanno spiegato come «le affermazioni di Bucci sono come una pigna che cade e ferisce l'anima». Ma soprattutto hanno dovuto ribadire il loro ditotto all'esistenza:

Caro sign. Bucci noi siamo una famiglia, esattamente come la sua! Proprio come la sua abbiamo diritto a vedere riconosciuto il nostro legame. Proprio come lei e sua moglie, lavoriamo, ci prendiamo cura "insieme" di Maria Rosa (mia mamma) e di Dolores, (la nonna di Massimo), sbrighiamo le faccende domestiche, facciamo la spesa e viviamo in serenità.

In un Paese in cui qualcuno cerca popolarità cercando di insultare e denigrare le famiglie altrui, in cui due ragazzi sono costretti a dover prendere carta e penna per ribadire il loro diritto all'esistenza e cin cui la menzogna è merce di scambio per danneggiare il prossimo (peraltro nel come di Dio, come una continua bestemmia che offende il sentimento religioso di molti) è difficile pensare che si possa parlare di civiltà. Siamo al fascismo, in una condizione in cui qualcuno pretende privilegi per sé stesso attraverso la denigrazione, l'offesa e il mancato riconoscimento di ciò che già esiste e ciò che meriterebbe pari dignità.
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