Se le unioni etero non legittimano l'«utero in affitto», perché mai dovrebbero farlo quelle gay?


Ormai non esiste un solo talk show televisivo o un dibattito pubblico in cui qualcuno non cerchi di sostenere che le unioni civili e la stepchild adoption servano solo a legittimare «la pratica dell'utero in affitto». Si è dinnanzi ad una teoria inventata dai sana pianta dall'integralismo cattolico che, dopo aver sparato nel mucchio con le teorie più strampalate, si è concentrato in quella che pareva portare maggior consenso alla loro tesi.
Il sostenere che ci siano «bambini venduti» o che delle povere donne siano sfruttate è un qualcosa che fa sempre presa in chi non ha le conoscenze per confutare tale versione. Inoltre è stato fatale l'inaspettato appoggio giunto da Repubblica o da gruppi femministi desiderosi di spalleggiare chi le vorrebbe vedere sottomesse al marito.
Quello che fa rabbia è come si parli di diritti tirando in ballo un qualcosa che non c'etra nulla. I fatti sono chiari: bambini vengono al mondo in migliaia di modi diversi e quelli delle famiglie omogenitoriali non hanno le medesime tutele. Proibire i diritti dei bambini non legittima una delle tante modalità con cui possono venire al mondo, danneggia i piccoli e basta.
Un esempio per tutti. Sui social network impazza un filmato tratto dalla scorsa puntata di "C'è posta per te", nella quale una figlia cerca un rapporto con un padre che non vede da anni perché la nuova moglie non vuole che i figli del precedente rapporto facciano parte della sua vita. Sono volate frasi inammissibili come: «Tu se stata mia figlia, ma ora ho una nuova famiglia». Ebbene, nonostante tutto, quando il padre verrà a mancare quella ragazza potrà vantare i suoi diritti quando. Potrà addirittura presentarsi con le valigie nella casa in cui la nuova moglie del padre non vuole che lei entri, dato che sarà lei ad assumerne una parte di proprietà.
Immaginiamoci cosa sarebbe accaduto se la legge non avesse previsto doveri da parte del padre o se il padre avesse potuto assumersi impegni rinnovabili ogni tre anni grazie ad un "affido rinforzato". Facile è presumere che la richiesta non sarebbe stata rinnovata e che quella ragazza si sarebbe vista negare ogni diritto. Chi si oppone alla stepchild adopion è a queste tutele che si oppone, non certo alle modalità di nascita.

Inoltre c'è un altro aspetto. Tutti i partecipanti al Family day possono tranquillamente accedere alla maternità surrogata e tutti godono del diritto alla stepchild adopion. Anzi, in quanto eterosessuali, solo loro possono rivolgersi in Paesi in cui quella pratica può essere richiesta a pagamento e in cui la tutela della donna non è sempre così garantita. Russia e Ucraina in prima linea, con l'India che sino a pochi mesi fa garantiva la vendita di quelle pratiche solo alle coppie formate da un uomo e una donna.
Se dovessimo credere davvero alla loro teoria, allora anche le unioni eterosessuali dovrebbero legittimare l'«utero in affitto» (così come a loro piace chiamare la GPA) e quindi sarebbero da vietare. Se in quel caso non c'è stata alcuna legittimazione, perché mai dovrebbe accadere con le coppie gay.
Qualcuno ha provato a sorvolare questa semplice obiezione sostenendo che le coppie eterosessuali possano ricorrere anche all'adozione. Eppure ciò non toglie che il 90% delle coppie che ricorre alla GIA sia eterosessuale, così come non si spiega perché allora non siano in prima linea nel chiedere che l'adozione sia aperta anche alle coppie omosessuali.

C'è chi dice di aver perso il sonno dinnanzi all'idea di bambini cresciuti separati dalla madre biologica, eppure quella tessa gente è spesso divorziata o con situazioni familiari non così lineari. Ma, soprattutto, è curioso chiedersi perché non si preoccupino così tanto dei dei bambini costretti cucire palloni o di quelli che vengono costretti a prostituirsi. Pare quasi che ad interessagli siano solo i figli dei gay, facendo molta attenzione a chiedere che sia vietato loro ogni possibilità di offrire una casa accogliente a quei bambini che osno stati abbandonati dalle loro "famiglie tradizionali".
Peccato che tutto ciò ci porterebbe a ritenere che a loro non interessi nulla dei bambini, soprattutto di quelli che vorrebbero private di tutele giuridiche. Il loro problema pare essere l'idea che una famiglia possa essere composta da due uomini o due donne, mettendo in crisi la loro idea per cui uomo e donna abbiano ruoli sociali determinati dal sesso biologico. Se due gay sono una famiglia ed uno di loro si occuperà delle faccende domestiche, come si potrà continuare a sostenere che sia la donna a dover pulire casa? Come si potrà dire che è l'uomo a portare i pantaloni e a dover prendere le decisioni? Insomma, come si potrà tutelare una società maschilista in cui le donne valgono meno e devono essere sottomesse ai mariti?
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