Associazioni LGBT italiane mobilitate per salvare i sei giovani tunesini accusati di "sodomia"


A dicembre, nella città tunisina di Qayrawan, a sei studenti universitari, tutti tra i 18 e i 19 anni, è stata inflitta la pena massima prevista per il reato di sodomia dall'articolo 230 del codice penale tunisino: sei anni di carcere, ai quali si aggiungeranno altri sei mesi di prigionia per uno dei ragazzi che era in possesso di video pornografici gay sul proprio computer.
Tutti i giovani sono ora in libertà provvisoria, in attesa della sentenza d'appello. Sono stati però cacciati di casa, esclusi dalle loro famiglie, non possono più studiare e nessuno è disposto a offrir loro un lavoro. L'associazione tunisina per la depenalizzazione dell'omosessualità Shams (Sole) ha garantito loro assistenza legale e ha cercato di dare un sostegno materiale per la loro sopravvivenza, ma in questo momento non ha più risorse: tre ragazzi sono così finiti a dormire per strada, uno ha tentato il suicidio la scorsa notte.
Per questo il sito lgbt Il Grande Colibri, insieme all’organizzazione inglese Rainbow Warriors, alle associazioni Rompiamo il Silenzio di Bergamo e I Sentinelli di Milano, Pavia, Piacenza e Sesto San Giovanni, e alla rete degli sportelli Immigrazioni e Omosessualità di Arcigay, hanno lanciato una raccolta fondi online: l’obiettivo è raccogliere entro la fine della settimana almeno 1000 euro per garantire vitto e alloggio ai sei ragazzi perseguitati.
«Non possiamo permetterci di perdere questi sei ragazzi, dobbiamo mostrargli concretamente che per noi sono importanti, che li riconosciamo come esseri umani, che li sentiamo parte della nostra comunità e meritevoli di attenzione, che un presente e un futuro sono possibili -scrive Pier Cesare Notaro de Il Grande Colibri- Da tempo stiamo portando avanti un percorso comune di militanza e di lotta che unisce le due sponde del Mediterraneo. Vogliamo che cessi l’ipocrisia della politica che, in Tunisia come in Italia, gioca sulla pelle delle persone omosessuali per fini elettoralistici, ritardando costantemente il riconoscimento dei diritti». «Noi e gli attivisti tunisini stiamo combattendo la stessa lotta contro il pregiudizio e per questo siamo vicini», dice Diego Puccio dello sportello Immigrazioni e Omosessualità di Milano.
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