I gay che boicottano Italo sono nazisti. Applausi a Gasparri che vuol far chiudere Ikea


L'integralismo cattolico non perde mai occasione per sostenere che i gay siano dei nazisti perché continuano a chiedere il riconoscimento dei propri diritti anche se loro hanno già deciso non debbano averli. Il punto di partenza è la presunzione di chi sostiene che l'opinione altrui sia una violenza contro le proprie imposizioni, in una visione della società dove tutti devono necessariamente obbedire ai loro ordini.
Per sostenere tale tesi, spesso ricorrono a quello che hanno ribattezzato «caso Barilla». Dicono che i gay non dovessero avere alcun diritti di non acquistare i prodotti di chi aveva offeso le loro famiglie, ritenendolo un atto nazista contro chi ha esercitato il suo diritto nel dire che alcuni suoi clienti valgono meno degli altri. Lo stesso si è ripetuto anche con Italo: le proteste dinnanzi a chi finanziava le comitive per manifestare contro i diritti altrui sono state presentate come azioni di una fantomatica «gaystapo».

Eppure, quando qualcuno osa preferire l'inclusione alla discriminazione, sono proprio questi movimenti a rendersi complici di azioni violente nei loro confronti. Ed è così che se Ikea osa lanciare una pubblicità in cui sostiene che tutte le famiglie meritino rispetto, ecco che l'ira integralista appare garantita.
A rendersi protagonista di una fra le immagini più tristi dell'epoca repubblicana è Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che dall'alto del suo ruolo istituzionale ha tuonato: Con gli ultimi tovagliolini Ikea che ho in casa mi ci pulirò il sedere e dopo l’uso li rimando al proprietario. Ikea, vergognati».
Non pago di tutto ciò, è dalla sua pagina Facebook che ha rilanciato un nuovo video per aggiungere: «Forniremo una lista dei posti dove comprare prodotti migliori a prezzo migliore». E riguardo ai dipendenti Ikea che sostiene possano perdere il lavoro in seguito alla rovina della multinazionale svedese, aggiunge: «Verranno impiegati altrove, in altri posti dove noi andremo a comprare».

Insomma, l'uomo che ha giurato che userà solo Italo per la sua discriminazione verso alcune famiglie, ora minaccia che farà chiudere un'intera azienda solo perché in uno spot ha dimostrato di rispettare in ugual modo tutte le famiglie. E forse il punto sta lì: loro apprezzano chi dica che i gay valgano meno, ma non tollerano chi garantisce a tutti pari rispetto (non certo denigrandoli).
nel mondo del pensiero unico integralista, dunque, non è sufficiente che le aziende non mancihino di rispetto versi le proprie famiglie, ma si pretende che colpiscano quelle altrui. Altrimenti il vicepresidente del santo dice che le farà chiudere.
5 commenti