ProVita, Salvini e l'Uccr si scagliano contro Sanremo e paragonano i gay ai mietitori di Hunger Games


Ormai è una vera e propria persecuzione. Chiunque non si conformi al pensiero unico dell'integralismo cattolico ha la più totale certezza che ogni suo gesto verrà criticato ed attaccato con ferocia.
Pare proprio che i gruppi di propaganda dell'odio abbiano ormai compreso che in Italia è sufficiente dichiararsi "cristiani" per poter violare qualunque legge e mettere a repentaglio la vita altrui attraverso le loro incessanti campagne propagandistiche. E l'impressione è che ormai non ci si debba più chiedere se quelle azioni rischino di alimentare violenze fisiche o verbali, ma domandarsi in quale misura lo facciano.

L'ultimo pretesto è la prima serata del festival di Sanremo, dove gli integralisti sostengono sia stato promosso «l'omosessualismo». Ad aprire le danze è la solita Francesca Romana Poleggi che sulle solite pagine dell'associazione ProVita scrive: «anche quest'anno a Sanremo la RAI, sovvenzionata col canone che paghiamo tutti, ha promosso le istanze dell’attivismo lgbt, di uno “zero virgola” della popolazione italiana».
La premessa, dunque, è che i gay siano una minoranza e come tale non debbano avere alcuna visibilità. Si sostiene anche che siano una percentuale irrisoria , nonostante poi diventano il 90% della popolazione quando si fanno i conti dei costi della reversibilità. E la malafede in quelle affermazioni pare plausibile nel notare che se la donna credesse davvero in ciò che dice, allora non si capirebbe perché è dal 2012 che la sua associazione si dedica quasi esclusivamente alla denigrazione della comunità lgbt. Se fossero così pochi, che problema gli darebbero?
L'articolo passa poi a sostenete che i gay siano una minaccia per la sopravvivenza della specie, così come si sostiene che «molti cantanti, che davvero non perdono occasione per allinearsi al politicamente corretto, hanno indossato i nastri arcobaleno richiesti per mostrare di condividere la causa omosessualista».
All'appello non mancano insulti gratuiti verso Sir Elton John, descritto dalla Poleggi come un «noto acquirente di due bambini “sintetici”, di cui lui all'anagrafe risulta padre, mentre nella casella “madre” risulta il sig. David Furnish». Lamenta puer come «ha fatto anche la parte del buon missionario che affianca la Chiesa in Africa in aiuto dei più poveri», quasi come se i bambini africani non avessero alcun diritto dato che la priorità deve essere quella di rendere orfani i bambini italiani che vivono in famiglie a lei poco gradite.
Ricorrendo al più bieco populismo, la donna afferma anche che «il cachet di Elton John si è aggirato intorno ai 250.000, dicono. Due spicci, davvero». Ovviamente si fa finta di non sapere che i costi andrebbero soppesati sulla base dei ricavi, tant'è che i veri sprechi del servizio pubblico paiono piuttosto quelli di Rai Vaticano: una struttura attiva 24 ore su 24 a spese della collettività, anche se poi è abbandonata dallo Stato Pontificio quando si è trattato di poter far soldi con la prima messa concelebrata dai due papi (i cui diritti sono stati venduti a Sky). Ma forse queste semplici considerazioni non le avrebbero permesso di fare ironia nello scrivere: «Questo ci consola. Insomma: “paga il canone e automaticamente adotti un bambino africano, tramite sir Elton John”. Comodo».
Si passa poi a sostenere che «a Sanremo la propaganda omosessualista e gender è di casa da anni: nel 2013, nel 2014, nel 2015 ne avevamo già preso atto». I riferimenti sono alla coppia di ragazzi torinesi che hanno raccontato di non potersi sposare in Italia, alla partecipazione di Rufus Wainwright e a quella di Conchita Wurst.
E se ProVita si lamenta che a queste persone sia stato concesso di esistere, si potrebbe tranquillamente notare come le cose non siano cambiate da allora e, soprattutto, come siano loro stessi ad ammettere di aver sempre ostacolato chiunque la pensasse diversamente da loro: ai ragazzi torinesi venne vietato di baciarsi per non urtare la sensibilità degli omofobi, Rufus Wainwright venne preventivamente denunciato alla Procura dai Giuristi per la Vita mentre a Conchita Wurst venne praticamente impedito di parlare.
A lasciare davvero senza parole, però, è il finale dell'articolo, nella quale la Poleggi scrive: «Se qualcuno tra i lettori ha visto uno dei film distopici intitolati “Hunger Games“, forse gli vengono in mente le luci, lo sfarzo degli spettacoli televisivi che in quelle storie sono raccontati: effetti speciali, e divertimento sfrenato, mentre nei 12 distretti la gente muore di fame, e non solo…». Ed ovviamente i gay sarebbero quelli che vivono nel lusso mentre, a suo dire, chi li vuole discriminare è paragonato a chi muore di fame.


A scagliarsi contro il festival è anche un altro sito legato all'integralismo cattolico, ossia l'UCCR. Sostenendo che il silenzio imposto a Conchita Wurst lo scorso anno fosse da ritenere uno «spot lgbt» (in fondo la gente ha poca memoria, quindi gli si può dire di tutto) afferma:

Ieri è andata in onda la prima serata del Festival di Sanremo, ci si aspettava il solito spot Lgbt (come accadduto l’anno scorso) ed invece le proteste preventive hanno funzionato. Ovviamente l’egemonia omosex che domina, questo ed altri Paesi occidentali, non poteva rinunciare completamente ad un’occasione così ghiotta per imporsi con prepotenza, sono così apparsi i nastri arcobaleno legati al microfono dei cantanti.
Una manifestazione, sicuramente puerile, ma comunque accettabile se pensiamo che il concreto rischio era la promozione plateale dell’utero in affitto da parte di Elton John, noto per aver egoisticamente privato due bambini dell’amore materno.

Ma ben presto si passa ad accusare i gay di derubare i simboli cristiani, sostenendo che non dovrebbero poter usare i colori arcobaleno:

Pochi sanno che l’arcobaleno è da sempre un simbolo cristiano. Lo ha spiegato recentemente padre John Paul Wauck, professore dell’Università Santa Croce di Roma, commentando la scelta della Santa Sede di colorare con l’arcobaleno l’alberto di Natale in piazza San Pietro: i colori dell’arcobaleno hanno «un significato biblico: è il segno dell’alleanza di Dio con l’umanità e con tutto il creato». Soltanto negli anni ’90 venne cooptato dal mondo Lgbt, ma è sempre stato importante nel mondo giudaico-cristiano con collegamenti sopratutto per la festa di Natale.

In realtà quelli dell'UCCR avrebbero quantomeno potuto informarsi, dato che è la storia a raccontarci come la genesi della bandiera rainbow affondi le sue radici nella simbologia new age. Ideata nel 1978 dall'artista Gilbert Baker di San Francisco, era originariamente era composta da otto strisce orizzontali di diverso colore identificato nella sua valenza new age: sessualità (rosa), vita (rosso), salute (arancione), luce del sole (giallo), natura (verde), magia (turchese), serenità (blu) e spirito (viola).


Ai due giornali integralisti si è poi aggiunto anche Salvini, il quale sostiene che ad Elton John dovesse essere impedito di poter dire che ha dei figli. Nonostante non abbia parlato di diritto o di altro, la sua sola esistenza ha fatto infuriare il leader del Carroccio, il quale ha tuonato: «Ma è il Festival della canzone o un comizio politico?». Insomma, sia chiaro a tutti: se siete gay ed osate respirare, per Salvini non siete altro che propaganda (non come lui e le sue tre famiglie, vero emblema della "famiglia tradizionale").
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