Quella non è "ideologia gender". Si chiama rispetto


La modalità comunicativa dell'integralismo cattolico spesso fa leva sull'ironia per cercare di dimostrare l'indimostrabile, quasi bastasse un po' di vittimismo per ottenere la ragione. Ed è così che sul profilo Facebook di Gianfranco amato si ironizza: «La teoria gender non esiste!». Poi, a seguire, la notizia dell'introduzione di un doppio libretto per gli studenti dell'Università Statale e Bicocca di Milano. Apprendiamo, dunque, che questa fantomatica «ideologia gender» comprenderebbe anche il rilascio di un doppio libretto agli studenti transessuali.

Orbene. Dato che Amato dice di essere un avvocato, pare plausibile presumere che abbia frequentato un'università. E se così è, dovrebbe ben sapere quale possa essere la normale apprensione nel presentarsi dinnanzi ad un insegnante per un esame.
Vien da sé che per una persona transessuale le cose possano complicarsi ulteriormente se ci si dovrà preoccupare anche di cosa accadrà nel presentare documenti con un nome non corrispondente al proprio genere, ritrovandosi immancabilmente costretti a dover dare spiegazioni della propria vita privata ad un perfetto estraneo. Il tutto, per di più, con il rischio di essere giudicati.
Ecco, dunque, che la fantomatica «ideologia gender» paia essere il rispetto per la dignità altrui, evidentemente poco gradita ad un integralismo che cavalca il cavallo dell'omofobia.

A lasciare senza parole è anche la reazione dei fan dell'avvocato, perlopiù pronti a dargli ragione. C'è chi scrive: «La cosa mi puzza sempre di più: stiamo rischiando di finire sotto la dittatura dei gay. E quando la discriminazione nei nostri confronti sarà totale, essa sarà anche irreversibile. Rimpiangeremo i tempi "bui" del medioevo». Poco chiaro è come possa sentirsi discriminato dinnanzi ad un'azione che non lo riguarda e che serve solo ad evitare inutili umiliazioni a delle altre persone, eppure dice di sentirsi sotto una «dittatura» in uno stato in cui non ci sia crudeltà verso le persone a lui meno gradite.
Un altro esordisce con il classico «No ma siamo fuori di testa. Con tutti i problemi che ci sono... Non ho parole». Anche qui il punto di partenza è che tutto ciò che non interessa direttamente a lui sia una perdita di tempo, dato che le priorità altrui non contano un bel niente.
C'è chi dice: «A me va benissimo, basta che per prendere la laurea si paghino doppie tasse e facciano doppi esami!» o chi minaccia punizioni divine: «Lussuriosi stolti ma i conti con sé stessi prima o poi si fanno». C'è chi aggiunge che gli etero dovrebbero votare solo omofobi per «autodifesa» o chi dimostra di non aver capito nulla e ironizza in maniera offensiva: «E cosa ci scrivono, cosi per curiosità. Femmine nei giorni pari o festivi e maschi in altri giorni?Alterni come targhe?». Altri insulti giungono da chi afferma: «Ma che cazzate, 'sti pagliacci» o da chi dice si sia nel «caos totale».
Insomma, nessuno di loro si è preso la briga di provare a capire perché l'iniziativa serva ai ragazzi transessuali, né si è preoccupato di immedesimarsi in loro. Il giudizio è sommario, basato sul pregiudizio e sulla presunzione che vede nell'eterosessualità l'unica sessualità accettabile. Ed è su queste pbasi che ci tocca pure sorbirsi la propaganda di una «teoria gender», riassumibile in un contrasto al rispetto verso il prossimo.
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