Tempi paragona le unioni civili ai lager, sostenendo che non potranno più disprezzare le unioni gay


La parola d'ordine è discriminare. Non interessa come o quando, ma l'unica cosa importante è che i gay siano stigmatizzati il più possibile in modo che le nuove generazioni continuino ad essere indottrinati a percepire l'omosessualità come un qualcosa di negativo.
Ed è così che dalle pagine di Tempi è Alfredo Mantovano a sostenere che «il disegno di legge sulle unioni civili è una pazzia per tante ragioni». Dopo aver ripetuto le solite bugie con cui l'integralismo cattolico sta conducendo la sua crociata, l'uomo dice che la legge comporterebbe una «pesante compromissione della libertà di tanti che da esso deriverà». Il suo timore è che non si possa più discriminare:

Il dipendente comunale che sa che da quella dichiarazione deriva la costituzione di un regime giuridico sostanzialmente matrimoniale può astenersi dal riceverla, per non dare alla sua formazione un contributo determinante? Il ddl Cirinnà non contiene alcuna norma che legittimi l’esercizio dell’obiezione di coscienza. Eppure i precedenti non mancano: il caso più significativo è il diritto di obiezione che la legge sull’aborto riconosce al medico e all’esercente una attività sanitaria rispetto alla partecipazione alla procedura che porta a uccidere il concepito. La mancata previsione di questa possibilità nella futura legge sulle unioni civili provocherà problemi seri a una fascia consistente di lavoratori dei municipi: quale sarà l’effetto del rifiuto di trascrivere o di recepire la dichiarazione, motivato da ragioni di coscienza e dal richiamo alla Costituzione? Il licenziamento? L’avvio di un procedimento penale per rifiuto di atti d’ufficio?

Insomma, il punto di partenza è nessuno possa opporsi de due Sentinelle in piedi si vogliono sposare (nonostante ciò comporterebbe dei probabili danni ai loro figli a causa dell'ambiente integralista in cui sarebbero costretti a crescere) ma chiunque deve potersi opporre all'unione di due persone dello stesso sesso. Il tutto manco vivessimo ancora ai tempi dei Promessi Sposi.

Mantovano pare non aver dubbi nel sostenere che la priorità sia la legittimazione della discriminazione, sostenendo che l'integralismo deve essere libero di ignorare qualunque eleggi contempli la libertà individuale altrui. È più imposrtante legittimare l'odio che l'amore, tant'è che si lancia nell'asserire:

Il caso Kim Davis, l’impiegata del Kentucky finita in carcere per aver opposto un diniego del genere, mostra nella sua drammaticità che leggi sul matrimonio omosessuale fanno passare dalla discriminazione alla persecuzione, e rende evidente che il totalitarismo non cessa di essere tale se non ci sono i lager o i gulag: la sua apparenza non cruenta non elimina la dimensione fortemente oppressiva. La casistica di altre nazioni che hanno introdotto le nozze omosessuali non si limita ai funzionari pubblici; coinvolge, per esempio, i pasticcieri che rifiutano di confezionare torte che raffigurino sposi dello stesso sesso, i fiorai, i fotografi… Un problema altrettanto serio si pone a scuola: cosa accadrà al docente che si ostinerà a spiegare agli alunni che il matrimonio è quello fra un uomo e una donna?

Insomma, l'ennesimo articolo che pare una vera e propria minaccia: se ci saranno le unioni civili, l'integralismo cattolico farà di tutto per preservare la discriminazione e limitare la libertà altrui.
E quasi come se non avessero vergogna, si paragonano pure a persone perseguitate dai nazisti (anche se nella realtà, la loro ideologia non pare così distante da quella della croce uncinata, anch'essa pronta ad uccidere migliaia di gay perché si riteneva che la loro esistenza limitasse la loro libertà di discriminare).
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