Tommaso Cerno: «Sino a quando non ci sarà uguaglianza, io non pago più le tasse»


In Italia i doveri dono uguali per tutto ma non i diritti. L'integralismo cattolico lo sa bene e in più occasioni ha fatto leva sul promettere benefici fiscali in cambio di discriminazione. Il ragionamento è semplice: se i gay pagano i contributi ma sono esclusi dai diritti riservati agli etero, ecco che si ha a disposizione una schiera di schiavi da spremere per finanziare dei privilegi. Si spinge più in là Tony Brandi, il quale promette ulteriori guadagni dall'estromissione dalle'eredità del partner in modo che un qualche lontano parente eterosessuale possa impugnare i testamenti e appropriarsi di una fetta della torta.

Ed è così che Tommaso Cerno, direttore del Messagero Veneto, ha deciso di proporre uno sciopero fiscale. «Da oggi non pago più le tasse», dichiara su Twitter mentre invita gli altri gay a seguire il suo esempio.
«È la democrazia resistente, o tutti i cittadini sono uguali oppure non lo sono: se il vigile mi fa la multa, gli dico che la paghi un etero», ha poi spiegato dai microfoni di Radio 24. «Siccome lo stato è presente per i cittadini solo quando toglie il denaro dalle tasche, faccio lo sciopero fino a uguaglianza avvenuta [...] Casomai mettiamo una tassa di un euro su ogni errore di grammatica dei parlamentari in aula e in un anno risaniamo il debito pubblico».
L'iniziativa è stata rilanciata anche dal Gay Center di Roma, mentre sui social network ha iniziato a fare la sua comparsa l'hashtag #nodirittinotasse.
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