Calcio giovanile. I ragazzi del Settimo insultati con epiteti omofobi per il colore della loro maglia


«Un episodio gravissimo, drammaticamente sintomatico di un clima pericoloso per giovani e giovanissimi». Così Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, commenta i gravi fatti verificatesi sul campo di Volpiano, nel Torinese, dove la squadra di giovanissimi del Settimo Calcio è stata vittima di insulti di stampo omofobo e razzista da parte degli avversari a causa della maglia rosa che indossavano. A raccontare i fatti è addetto stampa del Settimo, Elio Tavaglione, che spiega come «i ragazzi della Juniores del Volpiano hanno rivolto degli insulti omofobi per il colore della casacca dei nostri Giovanissimi Fascia B, oltre a degli epiteti razzisti verso un nostro giocatore di colore. Il nostro dirigente (Carmelo Maimone) ha reagito, prendendosi degli insulti pesanti e degli sputi. Solo un giocatore del Volpiano è tornato indietro per scusarsi a nome dei compagni, sedando il parapiglia».

«La cosa più inconcepibile -sottolinea Piazzoni- è il disperato tentativo dei dirigenti delle società di minimizzare o di fare spallucce dinanzi a quanto accaduto. A loro chiedo: questo dovrebbe essere l'ambiente "sano e formativo" in cui si vorrebbero far crescere le nuove generazioni? Il razzismo e l'omofobia sono fatti trascurabili in questi ambienti? Chi non ha ritenuto di dover denunciare questi fatti e ha atteso che fossero i media a farlo e chi, ancor peggio, si barrica dietro un puerile "io non c'ero" sta di fatto legittimando omofobia e razzismo negli ambienti in cui crescono i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Il linguaggio violento e le parole d'odio spuntano non di rado negli stadi, dalle curve ma anche dai campi da gioco. E quando le telecamere sono spente, scopriamo che l'insulto al giocatore di serie A può degenerare in un vero e proprio linciaggio nelle squadre amatoriali e giovanili. L'omosessualità diventa un'offesa, gravida dei peggiori pregiudizi che vengono indotti nei ragazzi proprio nella loro età più fragile, quella in cui esplorano se stessi e gli altri nel tentativo di definire la loro identità, anche sessuale. Allora le autorità sportive devono responsabilizzarsi una volta per tutte. Il caso di Volpiano, dove lo sport è diventato per un gruppo di dodicenni senza colpe un traumatico pomeriggio di paura e umiliazione, merita sanzioni esemplari. Perché o il calcio dimostra di essere un luogo veramente formativo, in grado di far valere regole e principi e soprattutto di reagire dinanzi a fatti così gravi, o è meglio che iniziamo a preoccuparci seriamente della pericolosità e della dannosità di alcuni contesti sportivi».

Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino, aggiunge come «Farsi carico di quanto successo in un campo da gioco significa anche riconoscere il deficit di formazione degli operatori sui temi della lotta alle discriminazioni, al razzismo e all'omotransfobia. Questa lacuna non è un'onta ma è un fatto che va risolto con urgenza: in questo senso diamo la nostra piena disponibilità a collaborare con tutte le società sportive che vogliano intraprendere percorsi concreti di contrasto a questi fenomeni».
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