Fermo un'ora in aeroporto, la foto nel documento non coincide: ancora un ragazzo transgender vittima dell'ignoranza italiana


Nella giornata di giovedì 17 marzo un ragazzo trans* è stato fermato e tenuto in attesa per un'ora all'interno dello spazio riservato alla polizia di frontiera di un noto aeroporto veneto. Un normale controllo? Non esattamente. Ecco il racconto di Marco (nome di fantasia): "La mia foto nel documento d'identità risale a qualche anno fa e ovviamente, dato il mio percorso di transizione in svolgimento, non corrisponde al mio aspetto fisico attuale. Mi hanno chiesto se avevo con me altri documenti, ho risposto di no. Mi hanno chiesto la patente ma il questione era abbastanza simile. Hanno telefonato a lungo, con un uso smodato del dialetto locale, chiedendo ai colleghi come agire. Giustamente i colleghi dicevano che il ragazzo, essendo italiano, poteva tranquillamente passare. Loro però, altrettanto giustamente, manifestavano la loro preoccupazione per la non corrispondenza della foto. Il fatto grave è che essi hanno utilizzato un'espressione infelice come "questo coso io lo faccio passare, poi saranno problemi della polizia del paese in cui atterrerà". Ovviamente io ho spiegato a più riprese la situazione, dimostrando il mio status clinico di ragazzo in terapia ormonale per il cambio di sesso. I casi sono due: o non hanno capito hanno fatto finta di non capire. Fatto sta che dopo un'ora di aggressioni verbali (mi si rivolgevano come se avessi violato chissà quale legge) e di telefonate finalmente mi hanno lasciato passare. Ovviamente, arrivato a destinazione, mi hanno controllato il documento e, al mio spiegare la situazione, hanno risposto prontamente con un semplice "ok, don't worry" lasciandomi passare".
Per l'ennesima dimostrazione di ignoranza e di omertà (targate Italia) un ragazzo è stato vittima di un malinteso assolutamente evitabile. Credete sia piacevole per un giovane ragazzo o per una giovane ragazza dover passare ore e ore nella propria vita a giustificarsi dinanzi al prossimo per ciò che si sente di essere? Ricevendo sempre le stesse domande e fornendo sempre le stesse risposte. Fino allo sfinimento. Negli altri paesi non si pongono minimamente problemi a riguardo, conoscendo a meraviglia le questioni legate alla transessualità. Ciò che manca nel nostro paese, evidentemente, è un'adeguata preparazione delle persone preposte alla salvaguardia dell'ordine pubblico, nonché una tutela concreta alle necessità delle persone in transizione. La problematica legata ai documenti di riconoscimento delle persone in corso di terapia ormonale di transizione è una problematica che esiste. Non la scopriamo certo oggi e non ci scandalizziamo affatto in merito alla sua esistenza. Semmai ci indigniamo fortemente riguardo il totale menefreghismo delle istituzioni.

Alessandro Pinarello
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