Omicidio Varani. L'associazione Anddos annuncia querele per tutelare collettività lgbti


L'omicidio di Luca Varani si è ben presto tramutato in un pretesto per una crociata omofoba. Ad aprire le danze è stato il solito Mario Adinolfi, talmente privo di scrupoli da spingersi a sostenere che l'omosessualità di uno degli assassini potesse essere ca la causa di quella violenza. Poi si è affrettato a sostenere che l'o omicidio sarebbe stato di stampo «eterofobo» e non ha risparmiato qualunque strumentalizzazione potesse tornare utile ai suoi fini politici. Nulla di che stupirsi dinnanzi ad un mercenario dell'odio che sarebbe disposto a distruggere l'intera società per c cinque minuti di visibilità mediatica, ma a preoccupare è come anche i partiti di estrema destra e l'integralismo religioso gli siano andati dietro. ProVita ha usato la morte di Varani per chiedere che i gay siano «curati» dalla loro omosessualità attraverso fantomatiche terapie che possono solo creare danni alle vittime, spingendole all'autolesionismo o al suicidio. Giovanardi ha sostento che i gay mangino le feci, Il Giornale ha realizzato degli aberranti "servizi" volti a cercare di colpevolizzare chiunque metta piede in un locale che non sia prettamente eterosessuale (quasi come se i problemi di droga o alcool fossero un qualcosa che riguarda solo i gay).
Quello che si sta creando è una vera e propria macchina del fango che pare voler mettere a repentaglio da dignità e l'incolumità di migliaia di persone sulla base di strumentalizzazioni e bugie.

A prendere posizione è Mario Marco Canale, presidente dell'associazione Anddos, che lamenta: «A leggere certi articoli sembra che insieme al biglietto d’ingresso nei nostri circoli consegniamo anche una dose di cocaina. Riteniamo che sia in atto un’azione diffamatoria dei media verso le persone LGBTI e verso la realtà dei circoli ricreativi e dei locali, luoghi di divertimento, ritrovo e socializzazione che accolgono una stragrande maggioranza di persone, anche eterosessuali, che vivono una vita ordinaria al di fuori di ogni eccesso. Questi luoghi, restano strutture che si adoperano per contrastare i fenomeni di illegalità e i comportamenti sbagliati dei singoli che vengono alla luce, garantendo la possibilità di divertirsi in sicurezza ed esprimere liberamente la propria sessualità. Assistiamo a un’incredibile equiparazione tra realtà LGBTI e depravazione, degrado, abuso di droghe e violenza. Riteniamo che le responsabilità di questo massacro mediatico siano molteplici, in particolar modo di chi ha iniziato a parlare di “feste gay” in relazione al caso Varani. Anddos, come già annunciato, agirà legalmente contro gli articoli apparsi sul “Il Messaggero”, che riteniamo essere la causa della speculazione di questi giorni. Ci riserviamo, inoltre, di valutare ogni azione legale che riterremo opportuna anche nei confronti di chi sta cavalcando quest’ondata diffamatoria e dei cosiddetti “corvi” di turno. Inoltre, sosterremo tutti i circoli affiliati che singolarmente vorranno far valere le proprie ragioni. Riteniamo che in questo momento bisogna dare una risposta a tutte quelle persone che si sentono colpite nella propria dignità e vengono ignobilmente accostate a killer e maniaci semplicemente perché omosessuali. Vogliamo ricordare che negli ultimi 20 anni 118 persone omosessuali sono state massacrate nelle loro case, nei giardini, all’aperto, ma mai alcun incidente serio si è consumato all’interno di un circolo o di un locale. Questo a dimostrazione del ruolo di sicurezza e garanzia che svolgono le nostre strutture. Metteremo fine con decisione a questa ondata infamante di odio e pregiudizio».
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