La Camera dei Deputati apre nuovamente le sue porte alla propaganda di Brandi


Ancora una volta le porte della nostra Camera dei Deputati si apriranno all'integralismo cattolico. Ancora una volta saranno Brandi e Gandolfini a tornare a rilanciare gli slogan che già avevano avuto occasione di lanciare solo qualche settimana fa. Va infatti ricordato come in Italia non sia possibile parlare di gay senza che Brandi e Gandolfini siano presenti a dire che loro non vogliono assolutamente che i gay possano avere i loro stessi diritti: lo hanno già fatto quando hanno cercato di spacciare la violenza omofobica come un diritto di opinione, lo hanno fatto in occasione della discussione in senato ed entrambi erano stati ascoltati dal Parlamento. Difficile è comprendere che senso abbia tutto ciò in una repubblica: sappiamo che quella minoranza rappresenta l'associazione Scienza & Vita (da cui sono uscite anche ProVita, i Giuristi per la vita e Gandolfini a testimonianza della loro matrice comune) e sappiamo che quella gente non vuole che i gay possano esistere. Detto ciò, non c'è alcun ragionevole motivo per cui da oltre un ventennio quella minoranza debba valere più del resto del Paese. Dietro a loro ci sarà anche Casini, la Bindi, i gruppi neonazisti italiani e le lobby di estrema destra internazionali, ma pur sempre dell'intellezione di uno setto gruppo si sta parlando (sino a prova contraria, Forza Nuova non è il primo partito d'Italia e non tutti concordano con Brandi sulla necessità di abbandonare l'Europa per sottomettersi alla Russia di Putin). Eppure se si parla dei diritti dei gay, questa gente entra ed esce dal Parlamento quasi fossero a casa loro e quasi come se avessero il diritto di riscrivere la Costituzione per cancellare quel principio di pari dignità non pare piacergli per nulla.

Fatto sta che ProVita annuncia una conferenza stampa in cui chiederà per l'ennesima volta che sia approvata un'obiettivazione di coscienza contro le unioni gay a salvaguardia di uno stigma sociale che possa danneggiare la vita di migliaia di persone nel nome del loro odio.
Sostengono che esista un fantomatico «appello dei Sindaci italiani che sollevano obiezione di coscienza alla celebrazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso» anche se alla conferenza sarà presente una sola persona: Sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, il quale «si è già esposto mediaticamente dichiarando alla stampa di non voler celebrare unioni omosessuali». Ecco dunque che l'uso del plurale non è comprensibile dato che la loro rivendicazione pare abbia trovato solo l'appoggio di un unico primo cittadino (peraltro riconducibile ad un piccolo dentro di 13.630 abitanti, presumibilmente non certo tutti concordi con lui in quella crociata contro la Repubblica e contro la democrazia).
Naturalmente vine da sé che se un sindaco non vuole svolgere il suo incarico, l'evidenza è che si sia dinnanzi ad una persona sbagliata al posto sbagliato. Se bastasse non condividere una legge per potersi esimere dallo svolgere i propri compiti, allora tutti potrebbero fare tutto. Un razzista dovrebbe potersi opporre alla celebrazione di matrimoni misti, un gay potrebbe pretendere che gli etero non si sposino e via dicendo. Sarebbe l'anarchia.
Eppure l'associazione di Brandi si dice convinta che «In un Paese civile e democratico dovrebbero essere scontate le libertà di coscienza, di pensiero, di opinione e di professione religiosa riconosciute formalmente dalla nostra Costituzione». Se così fosse, alzi la mano chi non è pronto ad invocare la libertà di coscienza nel chiedere di essere esentati dal pagare le tasse dato che, stando alla teoria di Brandi, sarebbe la Costituzione a garantire che basti dichiararsi contrari per potersene fregare delle altre legge e degli altri principi (anche se sappiamo bene che non è così,m dato che i principi costituzionali non possono essere interpretati in maniera contrastante fra loro).
Interessante è anche notare come il diritto alla discriminazione invocato da Brandi sia sempre e solo a senso unico: lui deve poter discriminare chi vuole mentre nessuno deve poter toccare i suoi diritti. Se così non fosse, allora dovremmo vederlo impegnato a rivendicare il diritto di opzione di tutti: il suo panettiere dovrebbe essere libero di dirgli: «Caro Brandi, tu mi fai schifo e io non voglio venderti il pane». Il suo medico dovrebbe potergli dire: «Caro Brandi, tu mi fai schifo e io non voglio curati». Il suo parroco dovrebbe potergli dire: «Caro Brandi, tu non hai idea di che cosa sia il cristianesimo e non ti voglio nella mia chiesa». Sarà, ma l'impressione è che se qualcuna di queste ipotesi si dovesse verificarsi, probabilmente troveremmo Brandi pronto a sporgere denuncia verso chi non gli ha riconosciuto un diritto. Evidentemente i gay devono valere meno di lui.

Tornando alla conferenza stampa in Parlamento, Brandi annuncia che sraà presente anche il suo redattore Alessandro Fiore indicato come «promotore dell’iniziativa» noncé figlio del leader di Forza Nuova. Inoltre ci sarà anche Massimo Gandolfini, presidente del Comitato organizzatore del Family Day, che «si esprimerà anche riguardo alle prossime elezioni amministrative». Anche lui aveva già avuto modo di esporre le sie idee dinnanzi ai medesimi deputati.
Immancabile sarà anche la rappresentanza di Forza Italia, con la presenza dell'onorevole Fabrizio Di Stefano che risulta il promotore dell'iniziativa.
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