L'integralismo e la sharia di stampo cattolico


I politici sono dei «traditori» e non può definirsi cattolico chi non si adopera per imporre con violenza i dogmi religiosi. È questo il filo conduttore che riunisce gran parte della stampa integralista italiana, in un auspicio comune verso la creazione di uno stato islamico di stampo catto-fascista che imponga una vera e propria Shariʿah di stampo cattolico.

Scrive Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana:

L’approvazione dello pseudo-matrimonio omosessuale, avvenuta al Senato il 25 febbraio 2016, con 173 sì, 71 no e 76 assenze è l’ultima tappa di un processo di dissoluzione della società italiana che parte dall’introduzione del divorzio (1970), passa per la legalizzazione dell’aborto (1978) e ha il suo prossimo, imminente passo, nella legalizzazione dell’eutanasia [...] Ciò che hanno in comune questi tre eventi è il tradimento consumato dagli uomini di governo cattolici. Il divorzio passò sotto un governo di centro-sinistra presieduto dal democristiano Emilio Colombo. L’aborto fu varato da un governo democristiano, presieduto da Giulio Andreotti.

Riguardo alla norma in sé, la rivista integralista aggiunge che non deve essere accettata perché contraria l'omofobia vaticana. Poco importa se l'Italia dovrebbe essere uno stato laico in grado di garantire i diritti di tutti: per l'integralismo cattolico ogni cristiano deve imporre agli altri le proprie convinzioni, incuranti dei diritti e della libertà altrui. Persino chi agisce secondo coscienza viene messo al patibolo, dato che il libero arbitrio non è ammissibile in chi propone un pensiero unico basato sull'oppressione:

La legge Cirinnà, divenuta la legge Renzi-Alfano, malgrado lo stralcio delle adozioni omosessuali, è in sé iniqua e inaccettabile, non solo perché introduce uno pseudo-matrimonio gay, ma perché attribuisce diritti agli omosessuali in quanto tali. Secondo la dottrina cattolica, ma prima ancora la legge naturale, l’omosessualità, o sodomia, è un vizio dell’uomo che sovverte i princìpi dell’ordine morale.

Si giunge così a sostenere che i partecipanti al Family Day devono poter decidere della vita altrui, debbano poter scegliere quali bambini debbano avere diritti 8e quali ne debbano essere esclusi) e debbano poter basare la propria esistenza su una vera e propria persecuzione delle persone lgbt:

Il popolo del Family Day è un popolo che ha perduto una battaglia, ma che intende proseguire la guerra. E lo fa anche mobilitandosi, fin da ora, per un referendum integralmente abrogativo della legge che introduce le unioni omosessuali in Italia.

Insomma, manco c'è la legge ma loro la vogliono abrogare per impedire l'amore fra due persone, massima proprità di chi pare nona ver problemi dinnanzi ai bambini che muoiono di fame o alla dilagante povertà, sostenendo che l'obiettivo primario sia impedire che duna famiglia possa essere riconosciuta dallo stato così come prescrive la Costituzione.


Sulla stessa lunghezza d'onda è anche La Nuova Bussola Quotidiana, pronta a sostenere che:

Dopo il voto favorevole al ddl sulle unioni civili da parte di diversi parlamentari cattolici che hanno partecipato al Family Day, c'è chi minimizza la gravità del sostegno alla norma senza adozioni. Mentre chi è convinto che si sarebbe dovuto votare “no” all'intero ddl è accusato di astrazione o inesperienza politica. Eppure nel più che mai citato documento del 2003 della Congregazione per la dottrina della fede a firma dell'allora cardinal Ratzinger e di san Giovanni Paolo II si parla chiaramente di «atto gravemente immorale» e di «scandalo» prodotto da chi non chiarisca la propria opposizione al riconoscimento delle unioni omosessuali proposte per la prima volta in aula.
Pertanto, senza voler giudicare i nostri fratelli, non si può tacere su un operato che produce questo scandalo introducendo nel popolo cattolico l'idea che se si può negoziare su un testo simile allora quel che è accaduto non è poi così grave e che, pertanto, non è nemmeno così importante se ora basta il sentimento per sposarsi, se i figli non c'entrano con il fine del matrimonio e quindi se il sesso è vissuto come un godimento privo di uno scopo in cui l'altro viene sfruttato. Non è così terribile se ci si abitua a una visione in cui la fedeltà non è essenziale e in cui l'omosessualità praticata diventa un valore da tutelare.

Immancabile è poi il solito ricorso a ipotesi catastrofiche, buttate lì solo per spaventare i lettori più sprovveduti:
Forse non si comprendono le reali implicazioni delle conseguenze descritte dal documento del 2003 sul fatto che «il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune», contribuendo «al dilagare del fenomeno» che non è «in condizione di assicurare adeguatamente la procreazione e la sopravvivenza della specie umana». Queste parole non sono più vere oggi? Non bastano a far capire che il voto a una legge che mina la Creazione apre a scenari spaventosi? E che la mancata opposizione/educazione priva i giovani degli anticorpi necessaria resistere al lavaggio del cervello Lgbt?

Insomma, se due gay potranno sposarsi, allora moriremo tutti. Se invece vivranno senza alcun riconoscimento giuridico, tutti staranno meglio. Curioso, perché i numeri non si spostano e c'è solo differenza nel livello di discriminazione con cui si colpisce una minoranza.

Parlando del Vangelo, aggiungono poi:

Con amarezza bisogna constatare che anche noi per tanto tempo lo abbiamo ritenuto incapace di entrare in ogni aspetto della vita, motivo per cui stiamo affondando. Forse se avessimo provato ad opporci, facendo entrare il suo criterio di giudizio anche in Parlamento, avremmo proibito anche la fecondazione artificiale (allora c'erano addirittura i numeri in per tentare) o forse no, ma sicuramente la Chiesa sarebbe stata rinvigorita nella sua coscienza, cosa che non può fare se ci ostiniamo a tenerlo dormiente in sacrestia.

Interessante è notare come l'integralismo si stia muovendo nel screditare la politica e nell'inneggiare ad una legge biblica che imponga i loro dogmi per legge. Il tutto mentre si è concretizzata la fondazione di un partito omofobo che vedrà Adinolfi pronto a condurre una crociata contro gay, stranieri e diritti delle donne.
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