«Matrimonio e adozioni gay sono una ideologia mortifera che ci avvelena»


L'associazione integralista ProVita Onlus non vuole assolutamente che i gay possano adottare o che i loro figli possano avere il benché minimo straccio di diritto. E per farlo non mancano di far leva sulla buonafede dei più sprovveduti cercando di fargli credere che quella violenza sia compiuta nel bene dei più piccoli. Una bugia che si commenta da sola anche solo notando come loro spesso parlino del modo in cui i bambini vengono al mondo mentre la legge si vuole preoccupare di chi già ha una famiglia (ma non le tutele riservate a tutti i suoi coetanei).

È Francesca Romana Poleggi a firmare un articolo dal titolo "Bambini nel mirino della dittatura del relativismo" in cui si attacca il disegno di legge per le adozioni. Dice la Poleggi:

Si tratta di “crescita morale” il permettere che i bambini subiscano violenza mascherata da “tanto amore” e da “diritti civili”?
Leggano, la Serracchiani e tutti quelli che la pensano come lei, le testimonianze di quelli che sono cresciuti in ‘famiglie’ omogenitoriali. Se non cambiano parere circa la valenza morale del matrimonio e delle adozioni gay, vuol dire che sono davvero, gravemente, accecati dall’ideologia mortifera che ci avvelena.

Il riferimento è sempre alle stesse persona, parte dei movimenti integralisti statunitensi che si impegnarono per cercare di impedire l'approvazione dei matrimoni egualitario. E se la gente per bene guarda ai 70 studi internazionali che non lasciano dubbi sulle capacità genitoriali delle famiglie gay, ecco che ProVita preferisce citare come unica fonte un altro giornale dell'integralismo cattolico (ossia l'unica area in cui la capacità dei gay di crescere figli viene messa in dubbio sulla base di meri pregiudizi). Ed è così che aggiunge:

Su Tempi.it sono state riportate in italiano alcune delle testimonianze lasciate sul blog di Oscar Robert Lopez: Bronagh Cassidy, Dawn Stefanowicz, Rivka Edelman, Jeremy Deck, Suzanne Cook, oltre allo stesso Lopez, sono i nomi di coloro che hanno lasciato apertamente il segno del dolore e del profondo disagio che hanno vissuto con ‘due mamme’ o ‘due papà’. Tutti esprimono la sofferenza per la violenza subita: la privazione di uno dei due genitori. La mancanza di una figura di riferimento maschile o femminile, e –a differenza degli orfani o dei bambini abbandonati da uno dei due genitori– la negazione di un lutto da poter elaborare.
E non basta. Ci sono molte testimonianze anonime. Perché? Perché coloro che fanno “coming out” in questo campo, coloro che esternano e rivelano il loro dolore da adulti vengono perseguitati, dalla lobby LGBT così come, da bambini, venivano rimproverati dai ‘genitori’ che pretendevano che a loro non mancasse la mamma o il papà.

Insomma, la tesi è sempre quella: non hanno testimonianze a sostegno delle loro tesi perché i gay sono brutti, cattivi e minacciano chiunque osi avere un'opinione diversa dalla loro. Il tutto per concludere che i diritti dei gay e le adozioni siano una «Violenza sui bambini e bullismo sugli adulti». Una frase che si commenta da sé.

Ma non finita qui dato che in un altro articolo è sempre Francesca Romana Poleggi a spiegare perché due gay non devono assolutamente poter aver figli. Si parte precisando che gli etero sono altruisti e i gay egoisti, motivo per cui lo stato deve «assicurare che il bambino sia accolto da chi vuole dare una famiglia al piccolo, non da qualcuno che vuole “prendere” un figlio per sé». Si passa così a frasi ad effetto nel sostenere che «stiamo sempre parlando di bambini, non di pacchi postali», così come si afferma che solo gli etero possono garantire «le massime garanzie di stabilità e di serietà per accogliere queste creature». Immancabile è anche il suo sostenere che «l’amore non basta».
Dato che esistono oltre trent'anni di studi che rimostrano come due gay possano essere ottimi genitori, ecco che la Poleggi liquida il tutto dicendo che «si tratta di una menzogna». Spiega che:

I “trent’anni di studi” sono stati fatti su campioni statisticamente irrisori. Hanno chiesto ai genitori gay se i loro figli erano felici; hanno paragonato le condizioni di vita di bambini “figli” di gay ricchi con bambini figli di etero che vivevano ai margini della società…: ecco i loro “trent’anni di studi scientifici”.

Buffo, perché quella è la motivazione per cui Sullins è stato denunciato dalla sua università con l'accusa di aver falsificato i dati dei suoi studi... peccato che avesse forzato la mano per sostenere che i gay siano genitori peggiori e non migliori (motivo per cui ProVita lo cita sistematicamente). Eppure la Poleggi non ha dubbi nell'insistere che:

Se loro hanno “trent’anni di studi”, noi ne abbiamo per lo meno “cent’anni” di studi scientifici che hanno riscontrato che i bambini che crescono con famiglie omoparentali – a parità delle altre condizioni socio-economiche – rischiano molto di più di vivere disagiati psichicamente e disadattati socialmente.

Interessante è come poi si contraddica sostenendo che non serve citare studi (forse perché non saprebbe quali citare) ma basta basarsi sul proprio pregiudizio: «La verità, la realtà, l’evidenza agli occhi di chi vede dice altro. Lo dice la ragione, lo dice il sentimento, lo dice la natura umana ed è la pura, semplice, santa verità: i bambini hanno bisogno di una mamma femmina e di un papà maschio. Qualsiasi altra soluzione sarà un dramma».

Un'ultimo passaggio che merita attenzione è quello cui la donna affama che «La legge 149 del 28 marzo 2001 ha decretato per il 31 dicembre 2006, la chiusura degli orfanotrofi, trasferendo i minori in case-famiglia e dove possibile, presso famiglie affidatarie. [..] La Senatrice, però, non credo conosca bene la situazione reale dei bambini “fuori dalla famiglia”: infatti le coppie eterosessuali in lista d’attesa per l’adozione sono di gran lunga molte di più dei bambini in stato di adottabilità». Se ciò fosse vero, al mondo non dovrebbero esserci orfani. Ma così non è. Anzi, dato che la Poleggi promuove insistentemente la Russia come lo stato a cui l'Italia dovrebbe ispirarsi, difficile è che non sappia come lì gli orfanotrofi esistano ancora e siano strapieni di bambini.
Ad esempio l'associazione GEOforCHILDREN ha organizzato una manifestazione in bicicletta che partirà il 29 luglio da Ronchi dei Legionari (GO) per arrivare sulla Piazza Rossa a Ferragosto con l'biettivo di Raccogliere fondi per aiutare i ragazzi senza famiglia che vivono negli istituti. L'ideatore, Paolo Ferraris, spiega anche «Il progetto “Ride to Moscow” è nato per dare ulteriore impulso all’attività di GEOforCHILDREN, ma anche per sensibilizzare sulla condizione che molti ragazzi russi vivono. Il fondo che abbiamo chiamato “Una porta per la Vita”, andrà infatti ad aiutare ragazzi russi tra i 10 e i 18 anni, orfani, che vivono all’interno di istituti fino al raggiungimento della maggiore età perché nel momento in cui questi giovani lasciano la struttura di accoglienza compaiono i primi seri problemi nella loro vita. I dati mostrano che oltre l’80% di loro non riesce ad integrarsi completamente nella società e rimane pertanto ai margini. Vogliamo accompagnarli e assisterli economicamente nel passaggio tra l’abbandono dell’istituto e l’entrata nella vita attraverso percorsi di formazione che possano permettere loro di trovare un lavoro e così favorire una maggiore integrazione nel tessuto sociale».
Non per voler contraddire la signora Peleggi, ma è certa che quei poveri bimbi russi costretti a vivere per 18 anni in un'istituto per poi essere scaricati in strada come pacchi postali non preferirebbero l'amore di una vera famiglia anche se composta da due mamme o due papà? Negare a dei bambini un futuro per proteggere il proprio pregiudizio è davvero un qualcosa che può difendere quei poveri ragazzi?
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