Regione Lazio: via l'omofobia dal contrasto al bullismo e finanziamenti pubblici alle sette anti-gay


L'Italia sta diventando uno fra i peggiori Paesi in cui vivere. Se la legge sulle unioni civili l'ha scritta un omofobo come Angelino Alfano, in Lazio è la Lista Storace ad aver dettato legge sul contrasto al bullismo. Il tutto, ovviamente, sopo aver introdotto dei distinguo che escludano le loro vittime preferite dalla tutela della norma.
A vantarsene è la consigliera Olimpia Tarzia che, attraverso un comunicato stampa, afferma: «La giunta, sotto pressione per le centinaia di subemendamenti presentati da me e dai colleghi del centrodestra, è stata costretta a riformulare l'originario emendamento che parlava di "orientamento sessuale". Nella riformulazione della giunta è stato eliminato tale riferimento che palesemente richiamava alla teoria del gender. È stato, inoltre, accolto un nostro emendamento volto a ricondurre il termine ‘diversità’ al principio di eguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione e un’ulteriore nostra proposta di modifica al testo originario, finalizzata a inserire espressamente tra i soggetti beneficiari dei finanziamenti previsti dalla legge, le associazioni o organizzazioni a sostegno della famiglia».
Secondo il dizionario dell'integralismo la «famiglia» non è quel posto in cui si cresce, ma è un soggetto ideologico che si basa sulla discriminazione altrui attraverso distinguo che possano ricordare le leggi sulla razza di epoca fascista. A loro non importa che cosa avvenga in quel contesto, interessa solo che ad alcune persone sia negato l'uso del termine.
Vien da sé che la validità di una legge sul contrasto al bullismo non abbia alcun valore se si ha paura a parlare di omofobia o di diversità. I promotori dicono che alcuni riferimenti sono impliciti, ma l'evidenza è che si ha paura a citarli ad alta voce e che difficilmente si potrà fare qualcosa nelle scuole se persino nelle aule della politica non si può accettare l'esistenza della diversità o il contrasto al bullismo omofobico.
Se non ci può dire ad un ragazzo che non è giusto spaccare il naso a qualcuno solo perché ha un orientamento sessuale, è la logica a dire che lo si stia spingendo a farlo. Tanto una volta che avrà spedito in ospedale il frocio, potrà sempre dire che si stava difendendo dalla fantomatica «ideologia gender». E magari una qualche setta omofoba gli pagherà pure le spese legali attingendo dai fondo che Storace ha elargito loro... con una sola ed unica evidenza: i nostri ragazzi sono in pericolo e lo Stato è il primo resposabile delle violenze a cui quotidianamente sono esposti.
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