Rinviato a giudizio l'avvocato Pillon, organizzatore del Family day e consigliere del Forum delle famiglie


L'avvocato Simone Pillon è uno dei volti noti dell'omofobia organizzata. Risulta consigliere nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, ex presidente del Forum delle Associazioni Familiari dell'Umbria e membro del comitato organizzatore del Family day. Attraverso congressi, convegni e varie altre attività, la sua opera risultava costantemente finalizzata a creare odio nei confronti della comunità lgbt. Ora ne dovrà rispondere dinnanzi ai giudici.
Ieri è stato infatti notificato il decreto di citazione a giudizio che vede imputato Pillon, consigliere dopo la querela presentata da Omphalos Arcigay Arcilesbica per diffamazione nella vicenda degli interventi informativi nelle scuole superiori del perugino.
L'esponente del Forum delle Famiglie, in diversi convegni pubblici, aveva affermato che gli interventi informativi contro l'omofobia dell’associazione con gli studenti degli istituti superiori fossero in realtà degli inviti ad avere rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Inoltre, l'avvocato aveva additato le attività dell’associazione come istigazione all'omosessualità e, cosa ancora più grave, aveva affermato che l'associazione distribuiva materiale pornografico nelle scuole e offriva la propria sede per “pratiche di iniziazione” di giovani che vogliono sperimentare l'omosessualità.

«Questo primo atto del Tribunale di Perugia –commenta Patrizia Stefani, co-presidente di Omphalos– ci conferma che non siamo i soli a pensare che le parole dell’esponente del Forum delle Famiglie siano gravemente diffamanti dell’importante lavoro che la nostra associazione svolge ogni giorno, nel combattere omofobia e bullismo anche nelle scuole. Avevamo e continuiamo ad avere piena fiducia nell’operato della magistratura e ringraziamo sin da ora gli avvocati Saschia Soli e Antonio Rotelli di Rete Lenford per il supporto in questa amara vicenda»

Già nel gennaio 2015, durante le indagini preliminari, il Tribunale di Perugia aveva disposto il sequestro dei video contenenti le dichiarazioni dell’avvocato. Il GIP ha ora chiuso le indagini, ravvisando gli estremi per il rinvio a giudizio.
«Procederemo ora in giudizio e l'associazione si costituirà parte civile –dichiara Emidio Albertini, co-presidente di Omphalos– chiedendo anche il giusto risarcimento per le gravi diffamazioni ricevute. Annunciamo sin da ora che l’eventuale risarcimento che il Tribunale deciderà di accordare, verrà interamente destinato in progetti contro omofobia e bullismo nelle scuole del territorio. L’impegno di Omphalos per una scuola più inclusiva e rispettosa di tutte le differenze rimane una delle nostre priorità. Proseguiremo su questa strada con ancora maggiore determinazione».

Interessante è notare come l'integralismo cattolico fece quadrato attorno al loro leader, al punto che l'associazione ProVita si lanciò nell'asserire che «la Gaystapo» lo avesse denunciato per «aver usato eccessiva ironia su un volantino omosessualista illecitamente distribuito in una scuola a minorenni». L'avvocato sostenne invece che «criticare l’ideologia gender è considerato già ora reato a prescindere, né valgono a scriminarlo i diritti alla libertà di espressione, di critica, di ironia». Auspicò anche «una celere archiviazione del procedimento in parola».
L'azione dei giudici, però, sottolinea come entrambe le versioni sembrino prive di qualunque fondamento dinnanzi ad una legge che fortunatamente distingue la libertà di opinione dalla diffamazione gratuita. Ed è così che dichiarare il falso per cercare di ottenere consensi non è lecito, soprattutto se si cerca di danneggiare qualcuno pur di ottenere vantaggi personali.
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